Editoria: i risultati della seconda indagine Doxa su import-export dei diritti d’autore in Italia  

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Più di una casa editrice su cinque in Italia “lavora” con l’estero: il 21% delle case editrici italiane che hanno pubblicato una novità nel 2007 hanno infatti acquistato o ceduto diritti d’autore all’estero negli ultimi quattro anni. Un dato in decisa crescita se si pensa che nel 2004 erano il 15% (+75%). E’ quanto emerge dalla seconda “Indagine sull’import-export dei diritti d’autore in Italia“, realizzata dalla Doxa per conto dell’Istituto nazionale per il Commercio Estero (ICE), con la collaborazione dell’Associazione Italiana Editori (AIE) .

Questo secondo ciclo di indagine – con una metodologia sostanzialmente identica a quella relativa agli anni 2001-2003 – permette di disporre di una serie storica relativa al numero di titoli comprati e venduti dalle case editrici italiane, al numero di imprese coinvolte, ai Paesi verso i quali si indirizza l’import e l’export di diritti. Ecco i risultati principali:

 

Editori: tra 2001 e 2007 è cresciuto del 75,1% il numero di case editrici che hanno o venduto diritti di libri e autori italiani o che hanno acquistato diritti di libri stranieri

 

Negli anni compresi nei due periodi di rilevazione – rispettivamente 2001-2003 e 2004 -2008 – è aumentato il numero di case editrici coinvolte nei processi di interscambio. Cresce sia il numero di editori che comprano dall’estero sia quelli che vendono, anche se con dinamiche diverse in rapporto alle dimensioni aziendali, e quindi alla loro capacità organizzativa, alle risorse umane, economico-finanziarie a disposizione, al progetto editoriale.

 

Tra 2001 e 2007 è cresciuto infatti del 75,1% il numero di case editrici che hanno venduto diritti di libri e autori italiani o acquistato diritti di libri stranieri. Nel 2001 erano il 15% degli editori che avevano pubblicato almeno una novità nel corso dell’anno (381). Sono diventate oggi il 21% (667). La crescita è stata trasversale a tutto il sistema imprenditoriale ma più elevata tra le case editrici più piccole (che pubblicano meno di 15 novità nell’anno) che sono pressoché raddoppiate (da 191 a 396: +107,3%) rispetto a quelle medie e grandi (+42,6%). Nel 2007 sono 272 le piccole case editrici che hanno acquistato diritti di edizione da case editrici straniere; nel 2001 erano 117 (+132,5%). Quelle che hanno venduto i diritti dei propri autori sono state 74 (39 nel 2001) con una crescita del +89,7%.

 

Tra le case editrici maggiori la vendita di diritti ha riguardato 135 imprese con una crescita del 57,0% (erano 86 nel 2001).

 

Titoli: tra 2001 e 2007 cresce il numero di titoli acquistati dalle case editrici italiane (+43,1%%), raddoppia quello dei titoli venduti (+93,9%)

 

In media le case editrici cedono all’estero i diritti per circa 17 titoli (tra quelli che pubblicano). Si osserva una media di numero di titoli esportati tendenzialmente decrescente: erano 22 nel 2001, scendono a 20 nel 2003 e a 16 nel 2004, rimanendo sostanzialmente attestati su questo valore medio negli anni successivi. Il dato ci dice che in questi anni si è meglio distribuita tra le imprese sia la capacità di comprare (mostra tra l’altro una leggera crescita: da una media di 15 titoli/editore a 17) che di vendere.

Tra 2001 e 2007 la stima nel numero di titoli acquistati dalle case editrici italiane è cresciuto del +43,1%: da 5.400 a 7.730. Il numero di titoli venduti è passato da 1.800 a 3.490 (+93,9%).

 

Generi: boom degli italiani all’estero. Cresce molto l’export di diritti italiani per i libri di narrativa, per i libri per bambini e per la saggistica. Solo nell’arte e negli illustrati però l’export batte l’import

 

Ma cosa si esporta? E cosa si acquista?

 

Il primo dato saliente sembra essere quello della varietà dei titoli esportati: gli “altri generi” da soli rappresentano un 8%-10% dei titoli venduti. Al di là delle possibili considerazioni su questo o quel segmento produttivo l’editoria italiana sembra quindi in grado di conquistarsi un suo spazio sul mercato internazionale in una pluralità di generi e di questo si dovrà tener conto nel programmare le politiche di supporto, incluse le iniziative di sostegno alle traduzioni.

I generi su cui punta l’editoria italiana in termini di acquisti sono molto diversi rispetto a quelli che vengono venduti. Gli acquisti di diritti restano maggiori rispetto alle vendite in pressoché tutti i settori (tranne l’editoria d’arte e illustrata). Le vendite però crescono più rapidamente degli acquisti. Ad esempio la vendita di diritti di narratori italiani (602 titoli) cresce tra 2001 e 2007 del 157,3%; mentre gli acquisti di libri di romanzieri stranieri (2.316 opere) del +51,8%. L’editoria di libri per bambini fa registrare una crescita del +106,6% (1.004 titoli venduti) mentre gli acquisti restano sostanzialmente sui livelli del 2001 (+10,5% con 1.384 titoli acquistati nel 2007). La vendita di titoli di saggistica a case editrici straniere cresce del +440,0% (973 titoli) mentre gli acquisti del +99,3% (2.699 opere). L’editoria d’arte e illustrata è l’unico comparto dove le vendite di diritti nel 2007 hanno superato gli acquisti: 616 titoli (+80,0% rispetto al 2001) di cui sono stati ceduti i diritti, contro i 264 comprati (-19,8%).

 

I Paesi: l’Europa resta il principale mercato di sbocco. Ma raddoppia il “peso” dell’Asia e della Russia

 

L’Europa rappresenta il principale mercato di sbocco per l’editoria domestica. L’export verso quest’area copre il 77,0% dell’export (311 i titoli ceduti all’editoria tedesca contro i 620 acquistati; i 320 le opere vendute alle case editrici francesi contro i 998 che abbiamo comperato; ecc.). La differenza che comunque rimane a sfavore dell’export, delinea un quadro che riflette la grande curiosità, attenzione e tempestività degli editori italiani rispetto a tutto quanto viene pubblicato dalle maggiori editorie internazionali.

Tra 2001 e 2007 si ridisegnano in maniera significativa il peso geo-editoriale dei diversi mercati. Nel 2001 l’Asia assorbiva il 5,8% dei titoli di cui le case editrici vendevano diritti. Nel 2007 questo valore è pressoché raddoppiato toccando l’11,5%. Verso l’Europa Centro Orientale, quella Balcanica, la Russia nel 2001 le case editrici italiane vendevano il 19% dei diritti di edizione complessivamente commercializzati. Sei anni dopo il peso di quest’area raggiunge il 30,2%.

All’interno dell’Europa, poi, la vendita di titoli è estremamente frammentata, con una crescita di importanza dei Paesi centro orientali. Già nel 2003 la Polonia, ad esempio, contava – in numero di titoli acquistati da editori italiani – quanto la Francia o la Germania, o il doppio del Regno Unito. Nell’ultimo ciclo d’indagine sta emergendo il peso del mercato Ungherese (150 titoli, rispetto al 99 del 2006).

 

L’import di diritti? Il 60% proviene da Regno Unito e Stati Uniti

 

I Paesi dell’export sono totalmente diversi dai Paesi dell’import: gran parte degli acquisti (il 60,1% nel 2007) avvengono in due Paesi, Regno Unito e Stati Uniti, che sono deboli importatori di titoli italiani (con solo il 7,7%) mentre la maggioranza delle vendite (73%) sono effettuate negli altri Paesi europei, dai quali importiamo solo il 33% dei titoli.

 

 

 

L’indagine è stata realizzata dalla DOXA, per conto dell’Istituto nazionale per il Commercio Estero. L’intervento dell’AIE di analisi e interpretazione dei dati raccolti è stato inserito tra le azioni dell’accordo di settore siglato tra il Ministero dello Sviluppo Economico, Associazione Italiana Editori e Istituto nazionale per il Commercio Estero, con l’obiettivo di ottimizzare le sinergie tra l’azione nazionale pubblica e quella privata nel processo di internazionalizzazione dell’editoria.

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