eCommerce: il Parlamento chiede nuove misure per aumentare la fiducia dei consumatori e rimuovere gli ostacoli al commercio elettronico

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Internet promuove le transazioni internazionali, permette lo sviluppo delle PMI e amplia le possibilità di scelta dei consumatori. E’ quanto afferma il Parlamento chiedendo misure per aumentare la fiducia in tale strumento alla luce delle truffe che lo penalizzano. Sollecita poi campagne d’informazione sui diritti e i doveri degli utenti, e chiede di ricorrere a standard aperti, inserire tale materia negli accordi OMC e migliorare il mercato on line dell’UE.

 

Approvando con 562 voti favorevoli, 9 contrari e 10 astensioni la relazione di Georgios Papastamkos (PPE/DE, EL), il Parlamento sottolinea poi l’influenza positiva esercitata da Internet sul commercio transfrontaliero e internazionale di beni e servizi negli ultimi vent’anni, evidenziando come i mercati online fungano da nuovi intermediari, al fine di agevolare gli scambi, aumentare l’accesso alle informazioni a bassissimo costo e ampliare, in generale, l’ambito dei rapporti tra le imprese.

 

Il Parlamento nota poi che il commercio online – ossia “la produzione, la pubblicità, la vendita e la distribuzione di prodotti attraverso reti di telecomunicazione”“supera già il commercio tradizionale”. Permette inoltre di aggirare le “barriere commerciali obsolete”, penetrare in mercati che in passato “erano distanti e inaccessibili” e ha creato “una nuova gamma di concetti commerciali e valori economici”, come le proprietà immobiliari digitali (i nomi di dominio) e l’accesso alle informazioni (i motori di ricerca). Ha poi ricadute positive sulla possibilità di scelta, la disponibilità, i tempi e le modalità di acquisto dei consumatori. Anche perché più della metà dei cittadini dell’UE e quasi 1,5 miliardi di persone in tutto il mondo hanno accesso a Internet, mentre nell’UE un cittadino su tre effettua acquisti online, ma sono solo 30 milioni coloro che effettuano acquisti transfrontalieri nell’UE.

 

Riconoscendo tuttavia l’esistenza di problemi in materia di garanzia della qualità e sicurezza dei prodotti, il Parlamento suggerisce che comportamenti illeciti come la contraffazione, la pirateria, le truffe, la violazione della sicurezza delle transazioni e la violazione dello spazio privato dei cittadini “non vadano attribuiti alla natura del mezzo, ma debbano essere considerati manifestazioni di attività commerciali illecite già presenti nel mondo fisico”. Ritenendo che la scarsa fiducia nella sicurezza delle transazioni e dei pagamenti “costituisca il pericolo maggiore per il futuro del commercio elettronico”, esorta la Commissione a indagarne le cause e a moltiplicare gli sforzi per creare meccanismi atti a rafforzare la fiducia delle imprese e dei privati, nonché a istituire idonei strumenti per risolvere le dispute connesse alle pratiche commerciali illegali. Sottolinea inoltre la necessità di una cooperazione internazionale a livello normativo affinché il commercio elettronico internazionale “sviluppi appieno le sue potenzialità”.

 

La Commissione è poi invitata a mettere a punto una strategia completa per rimuovere gli ostacoli al commercio elettronico che tutt’ora interessano le PMI, ad esempio accesso alle TIC, costi connessi allo sviluppo e al mantenimento dei sistemi di commercio elettronico, mancanza di fiducia, carenza di informazioni, incertezza giuridica nelle dispute transnazionali, ecc.. Dovrebbe inoltre formulare raccomandazioni strategiche che comprendano l’offerta di incentivi alle PMI volti a incrementare la partecipazione al commercio online di prodotti e servizi.

 

Il Parlamento rileva poi l’esigenza “di organizzare campagne di informazione e istruzione al fine di sensibilizzare maggiormente i consumatori sui loro diritti allo scopo di rafforzare la loro fiducia nel commercio online”. Invita inoltre la Commissione a pubblicare sul suo sito web informazioni sui diritti dei consumatori in materia di commercio internazionale su internet, incentrandosi in particolare sulle questioni contrattuali, la protezione dei consumatori contro le pratiche commerciali sleali, la vita privata e i diritti d’autore. In proposito, prende atto della proposta di direttiva che ha lo scopo di garantire un maggior grado di certezza del diritto, trasparenza e tutela per il numero crescente di consumatori che acquistano via Internet, in particolare per quanto riguarda la consegna, il trasferimento del rischio, la conformità contrattuale e le garanzie commerciali.

 

Nel rammaricarsi del “crescente ricorso illecito alla censura nei confronti di servizi e prodotti online”, che corrisponde a una “barriera commerciale occulta”, i deputati riconoscono la necessità di ricorrere a standard di tipo aperto, e la loro importanza “per l’innovazione, la concorrenza e una scelta efficace da parte dei consumatori”.

 

Il Parlamento lamenta l’assenza di progressi nell’ambito dei negoziati dell’OMC sull’importante questione della classificazione dei cosiddetti “prodotti digitali”, il fatto che l’agenda di Doha per lo sviluppo non preveda negoziati specifici sul commercio elettronico, nonché la mancanza di progressi in merito all’adozione di una moratoria permanente dell’OMC sui dazi doganali applicati alle trasmissioni elettroniche. Invita inoltre l’UE a includere sistematicamente nei suoi accordi commerciali bilaterali e regionali disposizioni esplicite in merito ad un uso di Internet aperto e generalizzato per il commercio elettronico, a condizione che i consumatori siano in grado di accedere e utilizzare i servizi e i prodotti digitali di loro scelta.

 

I deputati sottolineano poi che i prodotti e i servizi culturali e artistici sono caratterizzati da una doppia natura, economica e culturale, e che “è essenziale mantenere questa comprensione nell’ambito dei negoziati e degli accordi commerciali internazionali”. Esortano inoltre Commissione e Consiglio a garantire che le industrie culturali europee “sfruttino appieno le nuove opportunità introdotte dal commercio elettronico”, in particolare nei settori audiovisivo, musicale ed editoriale, ed offrano nel contempo un’efficace protezione contro il traffico illecito e il plagio. Ma dovranno astenersi “dal fare offerte o accettare richieste di liberalizzazione nel settore audiovisivo e culturale”.

 

I deputati rammentano anche che la conclusione dell’accordo commerciale anticontraffazione deve creare un equilibrio tra la protezione effettiva dei diritti di proprietà intellettuale (DPI) e la tutela dei diritti fondamentali dei consumatori e contribuire ad un’ulteriore innovazione, flussi di informazione e uso di servizi legittimi nell’ambiente commerciale online.

 

Per quanto riguarda il mercato online dell’UE, il Parlamento ne deplora la frammentazione causata “da disposizioni normative che consentono o rendono obbligatoria la divisione del mercato su base geografica e ostacolano o impediscono la fornitura online di beni o servizi, da limitazioni contrattuali alla distribuzione, dall’incertezza giuridica, dalla mancanza di fiducia da parte dei consumatori nei confronti dei sistemi di pagamento elettronici, dai costi elevati di accesso a Internet e da altri limiti alla disponibilità di opzioni di consegna”. Queste carenze, è precisato, ostacolano “lo sviluppo di un ambiente industriale e commerciale europeo online stabile e solido”. Sottolinea inoltre la necessità di provvedere affinché la fornitura di servizi online, compreso il commercio elettronico, non sia soggetta a inutili procedure di autorizzazione non necessarie, sia nell’UE che nei paesi partner commerciali.

 

Infine, il Parlamento ritiene che l’ampiezza dell’aumento delle transazioni transfrontaliere, la difficoltà di identificare la natura, l’origine e la destinazione delle transazioni e l’assenza di rintracciabilità e di punti di leva “metta in discussione il carattere territoriale dei regimi fiscali”. Sottolinea inoltre che esiste la possibilità di semplificare l’amministrazione fiscale, di sostituire i documenti cartacei con interscambi di dati elettronici e di compilare online le dichiarazioni dei redditi, oltre che di automatizzare il processo di riscossione delle imposte.

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