Ricerca hi-tech: cambiare strategia e in fretta o la Ue avrà sprecato 4 mld di euro. Rapporto Aho

di Alessandra Talarico |

Unione Europea


Hi Tech

L’Europa ha compiuto significativi progressi nel campo della ricerca hi-tech, ma resta ancora molto da fare per capitalizzare i risultati di questi sforzi e rafforzare, quindi, la competitività del Vecchio Continente.

È quanto emerge da un rapporto indipendente, diretto dall’ex primo ministro finlandese Esko Aho, che ha analizzato l’efficacia delle attività di ricerca Ue nell’ambito del sesto programma quadro per la ricerca e lo sviluppo tecnologico, scaduto lo scorso anno e seguito dal settimo programma quadro (2007-2013): Costruire l’Europa della conoscenza.

 

Il programma, nello specifico ambito delle tecnologie per la società dell’informazione, si poneva l’obiettivo di stimolare lo sviluppo delle tecnologie nei settori del software, dell’hardware informatico e delle applicazioni per rafforzare la competitività dell’industria europea e offrire ai cittadini europei la possibilità di partecipare alla società della conoscenza.

 

A questo scopo, la Ue ha investito tra il 2003 e il 2006 oltre 4 miliardi di euro in ricerca e innovazione, ai quali si aggiungono i 100 miliardi investiti dagli Stati Membri e dal settore privato.

La Commissione, da canto suo, ha dato vita a diverse iniziative volte a sostenere la ricerca nel settore delle nanoscienze e della nanoelettronica.

 

Ma, sottolinea il rapporto, bisogna ora accelerare per colmare il divario tecnologico che ci separa dal resto del mondo.

 

“Negli anni recenti, la ricerca Ue in ambito tecnologico ha prodotto risultati incoraggianti in ambiti che vanno dalle comunicazioni mobili alle automobili intelligenti. Credo tuttavia che sia necessario un cambio di strategia, per evitare che le ingenti spese affrontate restino una goccia nel mare”, ha dichiarato Esko Aho, che ha presieduto il panel di esperti che ha condotto la ricerca.

Aho ha quindi chiesto agli Stati membri e al Parlamento di dotare la Ue “degli strumenti giusti per meglio focalizzare la ricerca hi-tech e per aprire l’Europa ai capitali di rischio e agli investimenti stranieri”.

 

Per il Commissario Ue Viviane Reding, il rapporto Aho dovrebbe servire a scuotere i decisori politici: “4 miliardi spesi in ricerca hi-tech sono una cifra considerevole di soldi dei contribuenti”, eppure l’Europa non riesce a farli fruttare “in termini di crescita, occupazione e innovazione”, poiché – come giustamente conclude il rapporto Aho – “la ricerca tecnologica in Europa è spesso soffocata dall’eccesso di burocrazia, dalla mancanza di capitale di rischio e da una mentalità ostile a livello sia nazionale che europeo”.

 

Le conseguenze tratte dal rapporto Aho dovranno essere discusse intensamente e come priorità “dal Consiglio dei ministri, dal Parlamento e dalla Commissione stessa”, sotto la prossima presidenza francese. In questo dibattito – ha aggiunto la Reding – “niente dovrà essere taboo”.

“Non mi accontenterò di vuote promesse quando quello di cui c’è bisogno è una forte e condivisa volontà di riforma del sistema di ricerca europeo”, ha quindi sottolineato il Commissario, aggiungendo che la questione sarà sottoposta il prossimo autunno al vaglio degli organi decisionali della Ue: in gioco c’è la competitività dell’Europa e, ha concluso la Reding, “non c’è tempo da perdere”.

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