Green IT: le aziende sempre più attente, ma manca la conoscenza delle giuste soluzioni per il risparmio energetico

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Le aziende europee sono sempre più attente alla questione del ‘Green IT’, ma c’è una scarsa informazione in merito alle tecnologie ambientali disponibili.

È quanto emerge da un’indagine condotta da BEA Systems, secondo cui quasi due terzi delle aziende hanno sviluppato o stanno sviluppando piani per ridurre gli sprechi di energia e le emissioni provocate dall’uso della tecnologia.

 

La ricerca però dimostra anche che le aziende sono poco incentivate a investire, in parte per i costi e in parte per la mancanza di informazioni dettagliate sulle soluzioni tecnologiche disponibili.

L’utilizzo di tecnologie eco-compatibili potrebbe offrire molti vantaggi al business, tra cui la riduzione dei costi, l’aumento di efficienza e flessibilità, ma la ricerca evidenzia tra le aziende europee una scarsa conoscenza della virtualizzazione – una soluzione per consolidare le risorse di computing -nonostante questa tecnologia sia fondamentale per i ‘green data center’.

 

“E’ incoraggiante vedere che sempre più aziende europee stanno adottando strategie di green IT sostenibili”, ha dichiarato Martin Percival, Senior Technology Evangelist, EMEA, BEA Systems.

“Nonostante molte aziende stiano adottando piani per ridurre lo spreco di energia e le emissioni causate dall’uso dell’IT, molte invece non sono a conoscenza delle soluzioni tecnologiche disponibili per ottimizzare l’efficienza ambientale. Per le aziende che sono impegnate in modo attivo nelle iniziative di green IT, la scelta di soluzioni hardware, server o di virtualizzazione Java permetterà di completare le quattro R per un IT responsabile: riduzione, riutilizzo, riciclaggio e riprogettazione”.

 

La ricerca dimostra che le aziende europee hanno livelli diversi di consapevolezza per quanto riguarda il green IT. Il 27% ha già un piano per ridurre lo spreco energetico e le emissioni. Il 10% ha un piano pronto che non è stato ancora implementato; il 22% sta lavorando a un progetto; mentre il 33% non ha nessun progetto per ridurre gli sprechi IT e le emissioni.

 

Inoltre, la ricerca mette in evidenza alcune interessanti anomalie tra i Paesi Europei. Il 47% delle aziende nei Paesi Bassi, per esempio, ha attuato un progetto o sta per lanciarlo al fine di ridurre le emissioni energetiche provocate dall’IT – rispetto al 29% delle aziende nordiche e al 33% di quelle tedesche.

 

Per le aziende che hanno attuato i piani, ci sono alcune pressioni determinate dall’implementazione delle attività di green IT. Il 55% indica l’aumento dei costi energetici come motivo principale, seguito da attività di Corporate Social Responsibility (45%), adeguamento normativo (41%) e capacità di storage (15%).

 

La riduzione dello spreco tecnologico e il riciclaggio sono fattori ambientali chiave per le aziende europee.

Il secondo obiettivo per il 49% degli intervistati è la gestione efficiente delle utility energetiche, come i data center di riscaldamento e illuminazione. Ridurre lo spreco di energia IT è la terza priorità, secondo il 46% degli intervistati.

 

La ricerca evidenzia però anche alcune problematiche. A parte i costi (citati dal 53%), per gli intervistati è difficile capire quali soluzioni sono attualmente disponibili (23%), quali sono i prodotti più adatti (16%) e manca il supporto da parte del Board e del senior management (16%). Il 70% delle aziende francesi indica il costo come il principale problema, rispetto al 35% dei Paesi Bassi.

 

La ricerca prende in considerazione anche la virtualizzazione, che gioca un ruolo fondamentale per realizzare ‘green data center’. Riducendo il volume dei server, infatti, la virtualizzazione permette di diminuire lo spreco di energia, ottimizzando l’efficienza delle risorse di computing sottoutilizzate e aumenta la vita dei data center – diminuendo così l’impatto ambientale. E’ stato chiesto agli intervistati di valutare su una scala da uno a cinque la propria conoscenza della virtualizzazione: il 39% ha dichiarato di ‘non essere molto informato’ e solo il 7% è ‘informato’.

Inoltre, la conoscenza della virtualizzazione è geograficamente polarizzata: la media delle aziende della Gran Bretagna che conosce questa tecnologia è due o tre volte superiore rispetto alla Germania e ai Paesi Bassi.

 

Il principale vantaggio della virtualizzazione è la riduzione dei costi, citato come ‘molto importante’ dal 41% degli intervistati. Il secondo è la maggiore efficienza dei server (34%). Il terzo è l’aumento della flessibilità e la capacità di rispondere alla crescita della domanda (considerato ‘molto importante’ dal 22% degli intervistati).

 

Per rispondere alle problematiche emerse da questa ricerca pan-Europea, BEA ha alcune risorse a disposizione, tra cui il Total Cost of Ownership Calculator della virtualizzazione, che permette di analizzare le implicazioni finanziarie determinate dal passaggio a un’architettura virtuale per le applicazioni aziendali Java. Questo è disponibile all’indirizzo ww.bea.com/virtualization.

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