PMI ed economia della conoscenza: innovazione e tecnologia, queste sconosciute. Quando il ‘salto di qualità’?

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Una ricerca realizzata da Ferdinando Azzariti dell’Università Ca’Foscari di Venezia in collaborazione con Cisco, mostra che innovazione e tecnologia sono fattori importanti per il “salto di qualità”, ma non sono ancora percepiti come tali da molte PMI.

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Le piccole e medie imprese del Nord-Est? Realtà dinamiche e vincenti sul mercato, con una comprensione chiara delle strategie vincenti, del mercato in cui operano e dell’organizzazione che devono darsi per cogliere le opportunità ma che iniziano solo ora a comprendere il vantaggio competitivo che gli investimenti in tecnologia e una relazione con Università e parchi scientifici possono offrire loro.

Questa la situazione che emerge dalla ricerca “Dall’economia dell’esperienza all’economia della conoscenza diffusa: questa la nuova sfida per le PMI” realizzata dal prof. Ferdinando Azzariti dell’Università Ca’Foscari di Venezia in collaborazione con Cisco Italy.

 

La ricerca ha coinvolto 250 piccole e medie aziende del Nord Est (Veneto, Friuli e Trentino Alto Adige), di settori di appartenenza eterogenei, ed è stata realizzata con interviste dirette con gli imprenditori.

Il campione è stato definito per classi di addetti, secondo una suddivisione dimensionale che ha poi trovato riscontro nella definizione di quattro diversi modelli imprenditoriali: la Band (1-9 addetti), la Compagnia di Ventura (10-49 addetti), la Tribù Mobile (50-99 addetti) e Il Villaggio Globale (100-250 addetti), a sua volta suddiviso in Villaggio Globale Tascabile, ossia l’impresa operativa a livello europeo, e Villaggio Globale Esteso, impresa operativa a livello mondiale.

 

I modelli sono definiti in base a cinque fattori:

 

  • La strategia: approccio imprenditoriale, visione, propensione alla managerializzazione d’impresa;

  • Il mercato: mercati di riferimento attuali e sviluppi futuri;

  • L’organizzazione: modelli organizzativi adottati e cambiamenti in corso o previsti;

  • L’innovazione: principalmente il rapporto con le istituzioni (Università, Parchi Scientifici) che possono favorirla;

  • La tecnologia: realizzazione di brevetti, valore dato all’informatizzazione per lo sviluppo aziendale, utilizzo della stessa per la comunicazione interna ed esterna e per la gestione di modalità di lavoro “virtuali” o a distanza.

Strategia, mercato e organizzazione sono tre sfide fondamentali che le imprese del Nord Est affrontano già in maniera vincente. Non così avviene per l’innovazione e per la tecnologia che rimangono per lo più al margine della plancia di comando dell’imprenditore: la ricerca può essere sviluppata anche in modo consistente al proprio interno, ma le realtà universitarie e di ricerca esterne sono scarsamente considerate; la tecnologia è adottata per scopi gestionali e di comunicazione, ma è quasi sempre considerata un centro di costo necessario – e non necessariamente capace di sviluppare vantaggio competitivo.

 

Anche se gli imprenditori dichiarano, su orizzonti temporali e mercati differenti, di avere importanti obiettivi di crescita, pochi dichiarano di voler aumentare gli investimenti in tecnologia per il futuro: anzi, nei casi delle aziende più grandi (Villaggio Globale) si ritiene che nei prossimi tre anni si avrà una loro riduzione. La convergenza su IP delle reti dati, voce e video, il wireless e la mobilità, gli strumenti di collaboration sono visti più come costi, non come investimenti in grado di generare valore strategico. Al crescere delle dimensioni e della struttura aziendale l’interesse e la conoscenza in merito aumentano, ma non risultano decisive: in genere ci si pone in una posizione da “follower”, restando in attesa di valutare, sulla base dell’esperienza di altri, se integrarle nella propria impresa o meno.

 

“Eppure, e la ricerca lo dimostra, innovazione e tecnologia sono fondamentali per il ‘salto di qualità’ che può trasformare un’impresa di successo in impresa di successo globale: e lo si vede considerando la differenza sostanziale nel valore dato alle variabili tecnologiche e di innovazione che si evidenziano nel modello imprenditoriale ‘Villaggio Globale Esteso’ rispetto al ‘Villaggio Globale Tascabile’ e agli altri modelli” commenta il prof. Azzariti.

 

Le aziende “Villaggio Globale Esteso” sono quelle che meglio hanno compreso il valore dell’economia della conoscenza e lo hanno sfruttato per evolversi: il 12% di imprese del campione che ha dimostrato performance di crescita superiori alle altre, con percentuali anno su anno superiori al 20%, è costituito proprio da aziende in cui innovazione e tecnologia sono fattori controllati e considerati fondamentali quanto la strategia, i mercati e l’organizzazione.

 

“Questa ricerca è particolarmente rilevante perché dimostra che il piccolo e medio imprenditore italiano affronta in modo evoluto e vincente sfide importanti, quali ad esempio la globalizzazione, controllando strategie, mercati e fattori organizzativi nel migliore dei modi” afferma Stefano Somenzi, Direttore della divisione PMI di Cisco Italy. “Tuttavia vi sono sfide tecnologiche e di innovazione che non possono essere lasciate cadere se si vuole fare un salto di qualità in un contesto competitivo che cambia di giorno in giorno. Tutto ciò” – prosegue Somenzi – “conferma la strategia che Cisco sta portando avanti da anni insieme ai partner specializzati per questo mercato, che è al cuore della crescita e dello sviluppo del nostro paese. Il fatto che questa visione debba ancora essere pienamente condivisa dalle aziende è la sfida che noi come Cisco dobbiamo a nostra volta cogliere, continuando a migliorare e diversificare la nostra offerta di prodotti e servizi”.

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