Riforma tlc: l’80% del mercato di accesso fisso ancora in mano agli ex monopoli. Per l’Ofcom montate ad arte le polemiche sulla separazione

di Alessandra Talarico |

Unione Europea


Viviane Reding

Come fare per accelerare la competitività e gli investimenti in un settore cruciale come le telecomunicazioni?

È stata questa la domanda al centro del public hearing della Commissione Industria, Ricerca ed Energia (ITRE) del Parlamento europeo svoltosi ieri a Bruxelles alla presenza dei regolatori nazionali, dell’industria e degli esperti del settore, che hanno discusso la proposta della Commissione per una direttiva quadro sulle comunicazioni elettroniche e per la creazione di un’Authority europea per le tlc.

 

Sebbene vi siano stati dei progressi rispetto al primo pacchetto sulle tlc, il Commissario ai media e alla società dell’informazione, Viviane Reding ha insistito sul fatto che sussistono ancora “seri problemi di concorrenza” nel settore, ancora stradominato dagli ex monopolisti, che controllano “l’80% del mercato dell’accesso fisso”.

“Non abbiamo una piena competizione infrastrutturale”, ha aggiunto il Commissario, sottolineando che ancora “ogni operatore mobile ha un monopolio sulla propria rete”.

E’ per questo che c’è bisogno di regolamentare l’accesso: “alcune questioni del mercato interno  non possono essere risolte con gli attuali strumenti”, ha detto quindi la Reding, rispondendo alla lobby degli ex monopolisti, i quali sostengono che invece di introdurre nuove regole sull’accesso, la revisione del quadro normativo sulle tlc dovrebbe concentrarsi sui metodi già esistenti per incoraggiare tutti i player del mercato a investire e per facilitare, dove possibile, la competizione sostenibile tra infrastrutture.

 

Secondo Ed Richard dell’Ofcom – il regolatore britannico delle tlc – gli ex monopolisti “esasperano drammaticamente molti aspetti” della questione, creando volutamente dei miti molto lontani dalla realtà.

L’Ofcom, che ha già imposto la separazione funzionale – ossia la separazione delle infrastrutture di trasmissione dai servizi – può infatti dire con certezza che l’affermazione secondo cui “la separazione funzionale ha ridotto gli investimenti nelle infrastrutture” è “l’esatto opposto della realtà”.

Secondo Richard, comunque, “la separazione funzionale dovrebbe essere a disposizione dei regolatori nazionali come rimedio, ma non come scelta automatica o imposta”.

 

Risponde a Richard Wolfgang Kopf, di Deutsche Telekom, secondo il quale “…il problema maggiore per gli operatori è la mancanza di crescita dei mercati europei”, che certo non può essere risolto con strumenti come la separazione funzionale “che danno segnali sbagliati e inibiscono gli investimenti”.

Anche Carlos López Blanco di Telefónica è d’accordo su questa tesi: la separazione è un “rimedio inutile” che avrà l’effetto “di confondere il settore” e non porterà benefici “né alla competitività del settore né ai consumatori”.

 

Di parere opposto Mikael Grape di Tele2, una compagnia “con 15 anni di esperienza nella demolizione dei monopoli”: la separazione funzionale “obbligatoria” è un must “per assicurare la competizione oggi e nel futuro”.

 

Per l’europarlamentare Malcolm Harbour (EPP-ED, UK), l’esempio del Giappone ha dimostrato che “più i mercati sono competitivi più si investe”, mentre András Gyürk (EPP-ED, HU), prendendo come esempio la questione del roaming ha aggiunto che “nell’interesse dell’intero settore, la riforma delle telecom dovrà includere una clausola ‘sunset’ che garantisca la scadenza automatica della regolamentazione dopo un certo periodo di tempo”.

 

Citando alcuni recenti rapporti, Reino Paasilinna (PES, FI) ha quindi constatato che nell’ultimo periodo si è assistito a una erosione dell’apertura e della trasparenza nei confronti dei consumatori che sempre più frequentemente vengono “presi in giro” dagli operatori.

 

“I consumatori – gli ha fatto eco la Reding – devono conoscere quello che acquistano e devono sapere quanto pagano” per comunicare nel mercato interno della Ue.

 

Molto acceso anche il dibattito sulla creazione di un’Authority europea per le tlc.

La nuova Authority per le tlc, secondo la vision della Reding, combinerà in modo più efficace le funzioni di due organismi esistenti: il Gruppo dei regolatori europei (ERG) e l’Agenzia europea per la sicurezza delle reti e dell’informazione (ENISA), che esaurirà il suo mandato nel 2009.

 

La proposta della nuova Authority è difficilmente compatibile “…con la natura transitoria della regolazione di settore”, ha spiegato Andrea Renda, del CEPS (Centre for European Policy Studies).

Jorgo Chatzimarkakis (ALDE, DE) si è quindi scagliato contro l’idea di “nuove Authority senza chiare competenze” che altro non portano se non “irresponsablità organizzata”.

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