Digitale terrestre: per la Federazione radio e Tv, il Ddl Gentiloni ‘superato e penalizzante per Mediaset’

di Raffaella Natale |

Elogi invece per lo switch-off della Sardegna.

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“…Superato e in evidente contrasto con le esigenze delle imprese di poter operare in un mercato aperto, dinamico, concorrenziale e meno bloccato”. 

Questa il parere di Filippo Rebecchini sul Ddl Gentiloni, che riforma il sistema radiotelevisivo, espresso nell’assemblea della Federazione radio televisioni (FRT). 

Rebecchini non ha lesinato critiche alle nuove disposizioni, che riformano la vecchia Legge Gasparri, sostenendo: “…sono incentrate sostanzialmente su una dismissione di reti e una successiva assegnazione di frequenze in analogico”. 

Per la FRT, per aprire il mercato resta necessario “…l’obbligo di cessione del 40% della capacità trasmissiva a fornitori terzi”, già previsto nella legge 66 del 2001: una cessione che “…dovrebbe realizzarsi con modalità stringenti e con un controllo costante sui prezzi e sulle condizioni di accesso”.  

Tuttavia non è mancata la soddisfazione per i progressi nel digitale terrestre, registrati anche dalle emittenti locali specie nel pay-per-view, che non è più relegato alle offerte di Mediaset e La7.

  

“…Sicuramente – ha sottolineato – sul piatto ci sono i passi avanti che si sono compiuti sul digitale, perché le emittenti private, nazionali e locali, hanno fatto molti progressi. La tecnologia ormai consente anche alle emittenti locali, per esempio, di poter offrire contenuti a pagamento. Poi c’è stato il recente accordo fra operatori, ministero e autorità per le comunicazioni sulla pianificazione delle frequenze in Sardegna”.

   

La discussione è passata poi a considerare il limite del 45% alla raccolta pubblicitaria, che “…andrebbe a intervenire solo su chi, nel mercato Tv, attinge a tale risorsa in via esclusiva” e cioè Mediaset. E’ fondamentale, invece, che le eventuali misure introdotte “…salvaguardino le dimensioni delle imprese” e non siano “ispirate a criteri di penalizzazione“.

Inoltre il possibile ingresso di nuovi operatori “…spaventa le Tv locali, perché comprimerebbe le già scarse risorse del settore”. 

  

“…La Rai – ha spiegato Rebecchini – ha il 50% degli ascolti, non posso prescindere da questo nel momento in cui si deve riordinare il settore, perché poi tutto il resto dipende dalle scelte che si fanno per il servizio pubblico. E qui c’è bisogno di una scelta chiara, se vogliamo che sia un servizio pubblico con il canone, bisogna eliminare nel tempo la pubblicità, così come prevedevano le linee guida del ministero. Da questa scelta dipende tutto il resto”. 

“…D’altronde – ha aggiunto – in un sistema come quello attuale, in cui un soggetto ha canone e pubblicità insieme, non ci si può non attendere che gli altri si mettano insieme per contrastarlo”.

  

Rebecchini ha, infine, ricordato che la FRT ha presentato ricorso al Tar (l’udienza è fissata il 31 gennaio) contro il bando di frequenze lanciato dal ministero delle Comunicazioni per le Tv nazionali, definendo “…inammissibile l’esclusione delle emittenti locali”. 

  

Elogi, invece, anche al ministero per la conclusione della trattativa sulla redistribuzione delle frequenze Tv per il definitivo spegnimento dell’analogico in Sardegna.

Per il presidente di FRT, la collaborazione tra le parti ha consentito di raggiungere un accordo per la pianificazione delle frequenze in vista del passaggio al digitale terrestre: “…Finalmente si è trovato il modo di autogovernarsi, senza tante frapposizioni legislative, riuscendo a mettere tutti d’accordo per l’assegnazione su tutta l’isola. Veramente un esempio di come sia possibile trovare un punto di incontro fra i diversi soggetti. Certo poi parleremo dei problemi irrisolti, come il governo dell’intero settore radiotelevisivo”.

  

La scorsa settimana, il tavolo tecnico convocato dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni d’intesa con il Ministero delle comunicazioni ha raggiunto l’accordo sulla configurazione e sul numero delle reti digitali terrestri da realizzare da parte delle televisioni nazionali e locali nella Regione Sardegna in vista dello switch-off della televisione analogica. 

L’intesa è stata condivisa dalla Rai e da tutti gli operatori televisivi, nazionali e locali, presenti in Sardegna.

  

Sulla base dei criteri dettati dall’Agcom nella delibera 603/07/CONS e delle risorse di frequenze disponibili in Sardegna, derivanti dalla Conferenza di Ginevra 2006, l’accordo prevede che delle 21 frequenze in UHF con copertura superiore all’80% del territorio, 14 siano assegnate alle emittenti nazionali e 7 alle emittenti locali di estensione regionale, secondo criteri equi, trasparenti e non discriminatori; 2 frequenze in VHF con copertura superiore all’80% del territorio all’emittenza nazionale; 6 frequenze con coperture tra il 50 e il 70% per territorio all’emittenza nazionale; 10 frequenze con copertura subregionale alle emittenti locali, pluriprovinciali e subregionali.

Tra le frequenze con copertura superiore all’80%, 2 sono riservate all’ingresso di operatori nuovi entranti, secondo le regole che saranno determinate dall’Agcom e dal Ministero; 5 frequenze di copertura subregionale costituiranno una riserva che potrà essere utilizzata nella fase della negoziazione negli accordi nazionali e bilaterali con i Paesi confinanti.

  

“Si tratta di un risultato importante per tutto il Paese – ha dichiarato nell’occasione il Presidente dell’Autorità Corrado Calabrò – anche perché è la prima volta che in Italia si arriva ad un accordo, condiviso da tutti gli operatori, sulla pianificazione delle frequenze televisive”. 

Il presidente ha spiegato che l’Autorità si è fortemente impegnata per giungere a questo risultato che, dopo decenni di disordine nell’uso delle frequenze, “…allinea l’Italia alla pianificazione internazionale decisa a Ginevra nel 2006 e rende in prospettiva efficiente e pluralistico l’uso dello spettro radioelettrico, come ci richiede la Commissione europea”.  

  

Nel tavolo – sulla base dei principi stabiliti dall’Autorità – si è tenuto conto di tutte le esigenze prospettate: copertura universale e sviluppo del servizio pubblico radiotelevisivo, salvaguardia della continuità delle trasmissioni attualmente irradiate e degli investimenti già effettuati, garanzia del ruolo delle emittenti locali nella televisione digitale, ingresso nel settore di nuovi operatori di rete, sviluppo della televisione in mobilità e delle nuove tecnologie. 

  

Calabrò ha precisato che “…ora il percorso di trasformazione della televisione da analogico a digitale, che la legge prevede si concluda entro il 2012, ha una strada tracciata che consentirà di programmare gli investimenti necessari per il raggiungimento dell’obiettivo in condizioni di certezza e nel rispetto degli accordi internazionali”.

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