Tariffe di terminazione: l’Italia si allinei alla Francia. AIIP chiede un sistema contabile trasparente e basato su costi reali

di Alessandra Talarico |

Italia


Telefonia mobile

Sulla scia di quanto avvenuto in Francia, dove l’Authority per le tlc (ARCEP) ha deciso di abbassare ulteriormente le tariffe applicate dagli operatori di telefonia mobile, gli ISP italiani chiedono che una simile decisione venga presa anche in Italia, dove i costi di terminazione sono fra i più alti d’Europa.

 

Le tariffe di terminazione delle chiamate mobili sono le tariffe all’ingrosso addebitate per la connessione delle chiamate tra una rete mobile e l’altra. Attualmente in tutti i paesi dell’Unione europea le tariffe sono regolate dall’autorità nazionale di regolamentazione delle telecomunicazioni. La tariffa media dell’UE-25 è di 11,4 centesimi al minuto, ma varia dai 2,25 centesimi al minuto a Cipro ai 16,49 centesimi di euro in Polonia.

 

L’iniziativa dell’ARCEP ha raccolto il plauso anche del Commissario europeo per i media e la società dell’informazione, Viviane Reding, che sostiene la richiesta dell’Authority francese di accomunare gli sforzi in Europa perché quanto prima queste tariffe siano calcolate in modo da rispecchiare i costi sostenuti dagli operatori.

 

In Italia, l’AGCOM ha analizzato il mercato della terminazione alla fine del 2005, accertando un significativo potere di mercato di tutti gli operatori italiani (TIM, Vodafone, Wind e H3G. L’Authority ha pertanto imposto rimedi regolamentari ai quattro operatori, compresi obblighi di controllo dei prezzi per TIM, Vodafone e WIND, ma non per H3G.

 

A TIM, Vodafone e Wind l’Autorità ha imposto il controllo del prezzo di terminazione attraverso un sistema di riduzione programmata delle tariffe per il periodo 2006-2008 che prevede una riduzione annuale del 13% per TIM e Vodafone e del 16% per Wind, percentuali alle quali si deve sottrarre il tasso d’inflazione. Dal 1° luglio 2006 la tariffa per tali operatori è passata a 11,2 centesimi al minuto (da a 12,10 centesimi). Dalla stessa data la tariffa di Wind è passata da 14,35 a 12,90 centesimi di euro al minuto.

 

Il 2 luglio 2007, l’Agcom ha comunicato alla Commissione le misure volte a fissare un limite massimo anche alle tariffe di terminazione di H3G Italia, ma ad agosto la Ue ha chiesto all’Autorità di abbassare ulteriormente il limite massimo proposto per le tariffe di terminazione mobile di 3 Italia, invitandola inoltre a concludere il secondo ciclo di analisi del mercato, in modo da introdurre al più presto tariffe di terminazione mobile basate sui costi per tutti e quattro gli operatori mobili in Italia. 

 

Secondo il Commissario Reding, che insiste nel perseguire  un approccio armonizzato per le tariffe di terminazione in tutta la Ue “…affinché vi sia un beneficio per i consumatori, è essenziale che le tariffe di terminazione mobile siano basate sui costi e che gli operatori siano incentivati ad incrementare la loro efficienza”.

 

Ed è questa anche la tesi dell’AIIP (l’Associazione Italiana degli Internet Provider), secondo cui “la necessità di avere tariffe wholesale che riflettano i costi reali sostenuti dagli operatori – siano essi mobili o incumbent – appare ormai un nodo essenziale per consentire un efficace sviluppo delle comunicazioni elettroniche in Italia come in tutta Europa”.

Nonostante siano regolamentati, infatti, i servizi all’ingrosso continuano a essere eccessivamente gravosi.

Una situazione che secondo il presidente di AIIP, Marco Fiorentino, crea un “irrazionale travaso di risorse economiche verso operatori incumbent e mobili, a scapito dei consumatori e delle imprese alternative di telecomunicazioni”.

 

E sono proprio gli operatori alternativi a pagare le conseguenze peggiori di questo stato di cose, venendo loro a mancare risorse economiche che potrebbero essere reinvestite per sostenere l’innovazione e la competitività.

 

Un problema reso ancor più grave, secondo Fiorentino, “dalla scarsa trasparenza ed affidabilità del sistema di contabilità regolatoria attualmente utilizzato per stabilire i costi”.

 

Un sistema basato sulla rielaborazione dei costi dichiarati nei bilanci civilistici delle imprese dominanti (c.d. Top Down) e considerato anche dai regolatori di altri paesi Europei “opaco e non verificabile dal mercato”, nonché in generale inaffidabile.

 

L’AIIP chiede dunque che anche in Italia venga adottato un modello di contabilità trasparente e basato sui costi reali degli operatori mobili ed incumbent, come quello Bottom-Up, che si basa sui costi delle componenti costituenti i servizi resi, e non sui costi complessivi estratti dal bilancio.

Molti regolatori, ad esempio quello belga, si stanno già muovendo in questa direzione ma è essenziale – ha sottolineato Innocenzo Genna, rappresentante di AIIP presso la Ue – che la Commissione prenda una posizione autorevole “al fine di diffondere ed armonizzare le best practice basate sul Bottom-Up”.