Sopravvivere nella ‘guerra di sondaggi’: i media seguano indicazioni Agcom per trasparenza e garanzia

di di Franco Del Campo (Presidente Corecom Friuli Venezia Giulia) |

Italia


Franco Del Campo

E’ sempre più frequente che la politica utilizzi i mass media per la sua “guerra di sondaggi“. E così i sondaggi, soprattutto quelli di carattere politico elettorale, sono diventati una “materia esplosiva” da maneggiare con cura.

I sondaggi, infatti, hanno una natura “ambigua”, nel senso che da una parte svolgono una funzione conoscitiva e predittiva, ma dall’altra possono essere utilizzati per “formare” (nel senso di indirizzare) l’opinione pubblica.

Per questo l’Italia, a differenza di altri Paesi europei, si è data un insieme di norme e di regole particolarmente precise e severe, come la proibizione di pubblicare o divulgare i sondaggi politico elettorali negli ultimi quindici giorni di campagna elettorale (nelle ultime elezioni francesi sono stati pubblicati fino all’ultimo minuto).

 

In Italia la divulgazione dei sondaggi, per la legge n. 28 del 2000, deve essere accompagnata dall’indicazione di alcuni parametri metodologici utili a misurarne la validità “scientifica” (ammesso che si possa parlare di scienza quando si cerca di misurare una realtà per sua natura “liquida” come l’opinione).

 

I sondaggi, in sostanza, non servono più a cogliere il “profumo” dell’opinione pubblica, ma sono diventati una sorta di oracolo che detta l’agenda degli argomenti che diventano prioritari in questo o quel programma politico. I sondaggi rischiano di essere utilizzati anche come un’arma propagandistica: non per conoscere le tendenze dell’opinione pubblica, ma per influenzarne le scelte (uno stereotipo deteriore sugli italiani dice che sono sempre pronti a salire sul carro dei vincitori, anche se si tratta solo di “vincitori virtuali”).

 

Naturalmente è sempre possibile fare dei sondaggi, ma è la loro divulgazione che viene disciplinata. Sono i mass media, infatti, a trasformarli in una notizia, e così diventano in qualche modo “garanti” della loro validità, e proprio per questo sono tenuti a fornire alcuni elementi che servono -per quanto possibile- a misurare la consistenza metodologica della ricerca.

 

E’ quindi opportuno (e obbligatorio) che i mass media seguano con scrupolo le indicazioni dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, che  richiede in modo esplicito una specifica “nota informativa” su: a) soggetto che ha realizzato il sondaggio; b) committente e acquirente; c) criteri seguiti per la formazione del campione, specificando se si tratta di sondaggio rappresentativo o sondaggio non rappresentativo; d) metodo di raccolta delle informazioni e di elaborazione dei dati; e) numero delle persone interpellate e universo di riferimento; f) domande rivolte; g) percentuale delle persone che hanno risposto a ciascuna domanda; h) data in cui è stato realizzato il sondaggio.

 

Si tratta di otto parametri che non devono essere considerati una sorta di ostacolo “burocratico” alla pubblicazione, ma che sono, anzi, elementi di trasparenza e garanzia per chi lo fa, per chi pubblica e per chi lo legge, perché permettono di conoscere ed approfondire la metodologia di quanto rilevato e di pesarne il valore conoscitivo.

Non è un caso, comunque, che il legislatore abbia voluto distinguere in modo chiaro i sondaggi politico elettorali (da pubblicare sul sito sondaggipoliticoelettorali.it) da quelli demoscopici, (regolamentati dall’Autorità e da pubblicare sul sito agcom.it/sondaggi/sondaggi.htm).

 

A questo punto i sondaggi rischiano di diventare una sorta di droga sottile per tanti politici in cerca di conforto o di un po’ di coraggio.

Ma davvero i sondaggi possono ottenere un effetto di trascinamento presso l’opinione pubblica?

Per saperlo bisognerebbe fare un meta-sondaggio (un sondaggio sui sondaggi, naturalmente rispettando tutti i parametri previsti dalla legge per l’eventuale divulgazione…).

 

 

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