Riforma radioTv, quale ruolo per il format? Gentiloni: ‘Servono nuove norme a garanzia degli autori’  

di Raffaella Natale |

Italia


Paolo Gentiloni

Dibattito e confronto su un tema molto attuale, quello del format, al centro del Convegno di Roma organizzato da Articolo 21 e dall’assessorato provinciale alla Cultura di Vincenzo Vita.

Qual è il ‘Format che non c’è’‘ Se lo è chiesto ieri la vasta platea di autori, registi, scrittori, giornalisti, da Loris Mazzetti a Diego Cugia, da Gianni Ippoliti a Carlo Freccero, da Giuliano Montaldo a Paolo Serventi Longhi.

Argomento quanto mai interessante nel momento in cui si parla dell’avvento degli user genereted content e dell’interattività tra diverse piattaforme tecnologiche.

 

Per il Ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, “…Non esiste il format unico che uccide la creatività, ma certo esistono problemi che rendono difficile ad autori e produttori esprimersi”.

“…ha bisogno di nuove regole per poter tornare a produrre al proprio interno programmi di qualità e riattivare il patrimonio culturale che una volta era una delle sue caratteristiche principali”.

Su questi fronti, secondo il Ministro, “…Governo e Parlamento possono intervenire per ridurre le strozzature nel sistema dei media“.

 

Necessarie quindi “…nuove norme per garantire più potere contrattuale agli autori televisivi e ai produttori indipendenti, iniezioni di pluralismo e concorrenza nel sistema, un futuro certo per la Rai, e cioè maggiore autonomia dalla politica, un vertice in grado di funzionare, capacità di investire nel valore pubblico della programmazione”.

 

Nel proprio intervento, Giuseppe Giulietti ha osservato: “…Non ho nulla contro i signori dei format ma bisogna riportare l’ideazione e la produzione al centro”. Il portavoce di Articolo 21 pensa di lanciare “…un forum permanente, un movimento aperto a tutti coloro che usano la scrittura come forma di espressione”.

Tra le proposte di Giulietti, aprire anche ad autori e produttori il consiglio della Fondazione, nuovo azionista Rai come previsto dal Ddl di riforma del sistema radiotelevisivo che porta la firma di Gentiloni.

Ma ancora, ridefinire i parametri della legge 122 sulle quote di investimento nel prodotto europeo, immaginando meccanismi premiali, come la defiscalizzazione, per chi supera tali quote.

 

Loris Mazzetti ha parlato dell’idea di uno “sportello per gli autori e i progetti“, che per Andrea Purgatori andrebbe esteso anche “…al teatro, alla musica e al giornalismo, visto che facciamo parte della stessa emergenza“. Un invito all’unità che ha prontamente trovato d’accordo, per il teatro, Maurizio Scaparro.

 

“…I direttori non decidono più nulla, l’importante è che il format non ci sia”, ha detto Gianni Ippoliti, che ha rivendicato la paternità dell’idea – “…far indovinare che mestiere fanno personaggi presenti in studio” – che oggi è alla base di ‘Soliti ignoti’, il format Endemol condotto da Fabrizio Frizzi su Raiuno.

 

Ancora più dura l’accusa di Carlo Freccero: “…Per essere buoni direttori di rete occorre essere zero sul prodotto“. E ancora: “…Vi sembra normale che oggi la Rai non abbia un progetto editoriale?”.

 

“…All’omologazione e alla logica solo quantitativa è doveroso rispondere con una ‘primavera’ della cultura”, ha concluso Vita, raccogliendo e rilanciando la proposta di “…un forum permanente che raccolga le idee e le proposte: mille idee, mille scritture, mille testi per una nuova stagione della vita culturale italiana”.

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