Riforma Rai: Petruccioli, ‘Tanti problemi, ma l’azienda può affrontarli partendo da una situazione finanziaria solida’

di Raffaella Natale |

L’Usigrai chiede accelerazione per approvazione provvedimento.  

Italia


Claudio Petruccioli

Claudio Petruccioli difende a spada tratta la Rai. E’ quello che ha fatto ieri in occasione dell’audizione in commissione Lavori pubblici del Senato sul nuovo Ddl di riforma della Tv pubblica, presentato dal Ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni.

Per il presidente della Rai, l’azienda “…non è né un carrozzone, né in crisi. Ha moltissimi problemi connessi con la proiezione verso il futuro, ma può affrontarli partendo da una situazione solida”.

“…La situazione finanziaria è stabile – ha detto – la Rai non ha un euro di debito, inoltre non sono all’orizzonte ridimensionamenti di organico. Di questo si tratta, non di un declino o, peggio, di uno sfascio. I giudizi liquidatori e sprezzanti di questi giorni non fanno torto a coloro che, pro tempore, hanno incarichi amministrativi e gestionali, ma alla realtà e alla storia di un’azienda e all’impegno di coloro che in essa lavorano”.

 

“…Si sentono spesso grida di allarme sulla stabilità finanziaria della Rai di oggi – ha sottolineato Petruccioli nel suo intervento davanti alla commissione – la realtà è che il disavanzo di esercizio dell’ultimo bilancio non raggiunge il 2% del fatturato, e non è vero che i conti Rai non sono mai andati così male. Voglio ricordare a chi lo ha dimenticato che agli inizi degli anni ’90 fu necessario un decreto che passò alla storia con la denominazione ‘Salva Rai’ per evitare alla società di portare i libri in tribunale e per ripianare un debito che si avvicinava pericolosamente ai mille miliardi di lire dell’epoca. Inoltre fu necessaria una cura dimagrante con una riduzione del personale di circa il 10%”.

 

Intanto, il segretario dell’Usigrai, Carlo Verna, ha avanzato ieri in commissione la richiesta di una corsia veloce per il Ddl che disciplina anche i criteri di nomina degli amministratori Rai.

“…Non si può arrivare a maggio del prossimo anno, quando l’attuale Cda scadrà – ha osservato Verna – e ritrovarsi con le norme previste dalla Gasparri per nominare i nuovi amministratori. Solo in un contesto in cui si difendono le ragioni dell’appartenenza piuttosto che quelle della competenza può capitare, come accaduto, che si designi l’attuale capo del personale ai vertici della Sipra, senza contestualmente decidere chi ne prenderà il posto nel delicato ruolo di gestione delle risorse umane”.

Verna ha detto ancora che “…dopo il blocco sostanziale per oltre due mesi delle attività consiliari, che hanno determinato anche uno sciopero dei giornalisti, ecco l’ulteriore controprova che un governo aziendale di nomina sostanzialmente politica sia inadeguato rispetto alle esigenze, con seri rischi di prospettiva”.

Secondo l’Usigrai va dunque “…sostenuta la tesi di Gentiloni, maturata dopo confronto proprio con il sindacato e con movimenti e associazioni di una Fondazione, organismo cuscinetto tra chi nomina e chi gestisce, determinata da fonti diversificate. Una sorta di stanza di raffreddamento rispetto agli interessi dei partiti. No, invece a separazioni societarie, essendo sufficiente quella contabile e a paletti che penalizzino la Rai servizio pubblico radiotelevisivo, che deve continuare ad avere strutture e dimensioni tali da potersi trasformare in servizio pubblico multimediale”.

 

Sulla stessa linea di quanto dichiarato dall’Adrai (Associazione dirigenti Rai), ascoltata in commissione nei giorni scorsi.

 

Per i dirigenti, bene il tentativo di attenuare il controllo della politica sulla Rai attraverso la creazione di una Fondazione. Ma ribadiscono la loro ferma opposizione a qualsiasi ipotesi di separazione societaria tra reti finanziate dal canone e altre dalla pubblicità.

 

La delegazione dell’Adrai, rappresentata dal presidente Franco di Loreto, dai vicepresidenti Francesco De Domenico e Franco Modugno e dal Segretario Paolo Del Brocco, ha formulato una valutazione complessivamente positiva sul Ddl Gentiloni, esprimendo, si legge in una nota, “…in particolare apprezzamento per l’intento in esso contenuto di attenuare il controllo diretto della politica sul servizio pubblico. Il nuovo modello di governance della Rai proposto dal Ddl presta forse il fianco a qualche rilievo, ma rappresenta comunque il tentativo sinora più avanzato di dar vita a un assetto in cui il peso della politica sulla Tv pubblica non sia diretto e soverchiante”.

 

L’associazione dei dirigenti ha invece preso “nettamente” le distanze “da qualunque ipotesi (pure adombrata nel Ddl) di separazione societaria tra reti Tv finanziate solo dal canone e reti Tv sovvenzionate solo dalla pubblicità. I dirigenti Rai hanno osservato infatti, anche rispondendo alle domande di diversi senatori presenti all’audizione, che una separazione societaria, tra l’altro assolutamente non conforme a quanto richiesto in sede di Unione Europea, che si limita ad esigere la separazione contabile, darebbe vita ad uno spezzatino di realtà economicamente non vitali. Si creerebbero quindi le condizioni per una amputazione dal gruppo Rai di una rete televisiva divenuta esclusivamente ‘commerciale’, che tra l’altro in quanto tale non troverebbe alcuna giustificazione all’interno del servizio pubblico”.

 

Per l’Adrai, “…verrebbe in definitiva messo in discussione il futuro dell’intero gruppo Rai, pregiudicando anche ogni possibilità di recuperare il ritardo che la Rai stessa ha accumulato nel campo del digitale terrestre nel corso degli ultimi anni per carenza di risorse disponibili”.

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