Ddl Gentiloni: tutto bloccato dopo la crisi di Governo. Bene Mediaset che sale in Borsa

di Raffaella Natale |

Italia


Paolo Gentiloni

In apertura, cresce dell’1,45% con scambi decisi e quota a 9,27 euro il titolo di Mediaset a Piazza Affari. Gli operatori evidenziano da ieri che il titolo può salire davanti allo crisi di Governo che potrebbe vedere il blocco della riforma Gentiloni.

Stop ai lavori del disegno di legge del Ministro delle Comunicazioni che avrebbe dovuto ridisegnare il panorama radiotelevisivo italiano.

Cosa succederà? Bisognerà aspettare le mosse del Presidente Napolitano a cui ieri il premier Romano Prodi ha consegnato la propria delega.

Questo potrebbe determinare un ulteriore slittamento del passaggio al digitale terrestre e sicuramente la necessità di maggior tempo per definire il framework del mercato radioTv.

 

Intanto nel corso dell’audizione in Commissioni Trasporti e Cultura della Camera, il Presidente di Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici, Alberto Tripi, ha sostenuto che l’obiettivo della nuova disciplina deve essere quello di creare “un mercato aperto e pluralista, basato sulla competizione tra i diversi soggetti, dove la tutela della concorrenza dovrà poter contare sul rafforzamento del ruolo delle Autorità indipendenti al fine di assicurare condizioni di obiettività, trasparenza e non discriminazione”.

 

Per garantire una transizione rapida e ordinata, Tripi ha proposto un programma di switch-off attraverso la calendarizzazione del passaggio al digitale di quote di popolazione e di territorio omogenee, fino alla completa copertura: “Le esperienze pilota della Sardegna e della Valle d’Aosta – ha sottolineato a questo proposito Tripi – dimostrano che lo switch-off per aree è un acceleratore anche dei piani regionali per la larga banda evidenziando che i processi di digitalizzazione si sostengono a vicenda”.

 

Concorrenza e pluralismo sono, secondo il Presidente di Confindustria Servizi I&T, i criteri guida da utilizzare anche per gli sviluppi della banda larga, dove “la regolamentazione per l’accesso alle infrastrutture dovrebbe essere garantita senza irrigidire l’evoluzione di un mercato che, anche a seguito della cosiddetta convergenza tecnologica, si presenta a carattere tipicamente concorrenziale”.

 

Infine, sulla questione delle risorse pubblicitarie, Alberto Tripi ha affermato che il divieto di raggiungere o superare una quota dei ricavi pubblicitari, che sono una importante fonte di introito per le imprese “non ci sembra l’unico percorso  rispetto all’obiettivo, da noi condiviso, di favorire una maggiore competitività nel mercato televisivo” e l’esperienza di precedenti procedimenti legislativi dimostra come l’imposizione di tetti invalicabili risulti difficilmente applicabile.

 

Per quanto riguarda la posizione dell’UPI (Unione delle Province italiane), è stata chiarita da Vincenzo Vita, Assessore alle Politiche culturali, della comunicazione e dei sistemi informativi della Provincia di Roma che ha presentato le istanze delle Province nel quadro del nuovo assetto del sistema radiotelevisivo.

 

Desidero – ha detto Vita – anzitutto ribadire che il disegno di legge dal Ministro Gentiloni pone obiettivi del tutto condivisibili: l’apertura del mercato e la tutela del pluralismo. E vanno apprezzati il metodo di confronto condiviso con cui il documento è stato costruito, la celerità con cui si sta compiendo la fase di consultazione e l’atteggiamento di apertura a proposte di eventuali modifiche e arricchimenti del testo”.

Per l’Assessore di tratta di un buon testo, aperto alla discussione. “…Occorre inserirlo in un più ampio contesto, agganciandolo ai nuovi temi della Società dell’informazione e della conoscenza (Internet, free software) e a una rigorosa riforma della Rai. Va, poi, ripreso, affrontando la transizione al digitale, il tema delicato e cruciale dell’attuazione dei piani di assegnazione delle frequenze. Né può essere trascurato il composito e vasto mondo dell’associazionismo non profit e di quella parte della società civile che svolge attività di informazione ‘pubblica’ (common goods), per i quali potrebbe essere prevista una specifica riserva di frequenze”.

 

“…In tale contesto – ha proseguito l’Assessore – non va trascurata la prossima gara per le frequenze dedicate al WiMAX, che, ad evitare ulteriori concentrazioni, riteniamo debba essere espletata su base provinciale”. Vita ha sottolineato che “…Le Amministrazioni e le Autonomie locali hanno proprie specifiche istanze che occorre riproporre con nettezza anche nel futuro ridisegno del sistema radiotelevisivo”.

Precisando che “…in particolare, il DL 177 del 2005 (Testo unico della radiotelevisione), fa esplicito divieto (art. 5 comma 1b) ad Amministrazioni ed enti pubblici di ‘essere titolari di titoli abilitativi per lo svolgimento delle attività di operatore di rete o di fornitore di contenuti'”.

“…Tale divieto – ha concluso – va ritenuto figlio di una vecchia concezione della Tv generalista e inadeguato agli scenari che la tecnologia digitale apre sul fronte dell’eGovernment, vale a dire le opportunità di servizi e semplificazione a beneficio dei cittadini, specie quelli più disagiati”.