Contratto di servizio Rai: soddisfazione degli Internet Provider, ‘Per la promozione del diritto all’accesso e principio di neutralità della Rete’

di Raffaella Natale |

Stefano Quintarelli (AIIP): 'Una grande opportunità per riaffermare il principio di pluralità della Tv del futuro'.

Italia


Rai sede

“Un grande passo avanti verso la televisione del futuro via Internet, che promuove il diritto all’accesso e il principio della neutralità della Rete”. Queste le parole dell’AIIP (Associazione Italiana Internet Provider), che accoglie con grande favore la notizia che “dal 6 dicembre 2006 la Rai ha un nuovo contratto di servizio che regolamenterà, per i prossimi tre anni, la sua attività di servizio pubblico”.

L’AIIP sottolinea che l’articolo 6 del nuovo contratto di servizio, dedicato all’offerta multimediale, impegna infatti la Rai a rendere disponibili, a tutti gli utenti che si collegano a internet dal territorio nazionale, tutti i contenuti radiotelevisivi prodotti dalla emittente pubblica sul portale, in modo da promuovere anche sull’web la diffusione dei contenuti.

 

“Un tale approccio – commenta l’AIIP – che fino a pochi giorni fa rientrava tra gli obiettivi di quanti hanno a cuore il pluralismo dell’informazione, è ora parte sostanziale di un documento pubblico ufficiale e rappresenta una primo riconoscimento pratico del principio della neutralità della Rete”.

L’Associazione aggiunge che “…per anni abbiamo auspicato e promosso in tutte le sedi questa evoluzione e riteniamo che non esistano parole migliori di quelle presenti nell’articolo 6 del nuovo contratto di servizio per affermare che l’offerta di contenuti multimediali e la loro fruibilità deve essere svincolata da qualsiasi rapporto con l’operatore di telecomunicazioni che si occupa di dare accesso o trasporto a quegli stessi contenuti”.

 

Un principio che, secondo l’AIIP, troppo spesso viene ostacolato dagli operatori dominanti che vogliono chiudere, attraverso la pratica del “walled garden“, “…l’accesso dei loro clienti ai contenuti offerti attraverso operatori concorrenti, in modo da monopolizzare anche l’IPTV, attraverso tariffe differenziate, qualità mediocre, decoder chiusi e tutto quanto sia idoneo a calpestare quel diritto che in tutto il mondo è noto come Net-Neutrality”.

 

Stefano Quintarelli, Presidente di AIIP, ha dichiarato: “Oggi il segnale televisivo transita via onde radio e tutti noi diamo per scontato che l’etere sia aperto a tutti. Domani il segnale televisivo viaggerà sulle rete a larga banda, ma senza la Net-Neutrality, essa non sarà aperta a tutti. Il Contratto di Servizio della Rai è una grande opportunità per riaffermare il principio della pluralità della Tv del futuro”.

 

Come spiega la Presidenza del Consiglio, il contratto di servizio tra Ministero delle Comunicazioni e Rai copre il triennio 1° gennaio 2007 – 31 dicembre 2009.

L’offerta multimediale rappresenta la terza nuova tipologia di programmazione Rai che per la prima volta si aggiunge all’offerta tradizionale Tv e Radio.

La produzione editoriale Rai e dei propri diritti audiovisivi viene, infatti, estesa alle diverse piattaforme distributive (digitale terrestre, Satellite, IPTV, Internet, Mobile).

A tal fine, la Rai si doterà di una precisa strategia industriale di posizionamento sui mercati emergenti dei New Media. Oggetto di particolare attenzione  è il web, con una quota crescente di risorse finanziarie a esso dedicate, offerta di contenuti specifica, spazi ad hoc per gli utenti e servizi innovativi.

 

La transizione alla tecnologia digitale terrestre viene assicurata con l’impegno della Tv pubblica a rispettare le date per la realizzazione dello switch-off nelle prime due Regioni che diventeranno all digital (Sardegna e Valle d’Aosta, ndr), assicurando la copertura del servizio universale e impegnandosi ad anticipare eventualmente lo spegnimento di una rete in analogico.

Nel periodo di vigenza del contratto, la Rai è tenuta ad assicurare un grado di copertura effettiva del digitale terrestre non inferiore al 70% della popolazione nazionale. Inoltre la Rai si impegna ad attuare una adeguata offerta di contenuti anche tematici per il digitale terrestre, anche utilizzando programmi di qualità già diffusi nel passato sulle reti nazionali analogiche o via satellite.

 

I programmi per persone disabili vengono arricchiti con l’obbligo di trasmettere per ogni rete almeno un telegiornale nella lingua dei segni (Lis).

 

Il contratto impegna, tra le altre cose, la Rai a innalzare gli standard qualitativi della propria offerta al pubblico e introduce una diversa misurazione dei compiti di servizio pubblico Rai, affidata non più solo al dato quantitativo dell’Auditel, ma affiancandovi un nuovo parametro di qualità dell’offerta e valore pubblico.

La programmazione Tv per i minori è rigorosamente ispirata alla tutela dei più piccoli. Tra le maggiori novità: il divieto di interruzioni pubblicitarie nei programmi per bambini di durata inferiore ai 30 minuti e nei cartoni animati, l’introduzione di un segnale permanente di riconoscimento dei programmi adatti al solo pubblico adulto.

 

E ancora, la Rai si impegna a valorizzare i prodotti audiovisivi italiani ed europei con un aumento dei fondi a loro disposizione.

Sostegno anche ai produttori indipendenti con negoziazioni eque, trasparenti e soprattutto distinte e separate in relazione a ciascun diritto oggetto di negoziazione e a ciascuna piattaforma trasmissiva.

 

Con questo contratto di servizio, la Rai ha davanti una grande sfida, quella di prepararsi al meglio per poter competere nell’era digitale.

E per cambiare realmente veste, l’emittente di Stato dovrà, come ha recentemente sottolineato il Ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni, “…sciogliere due nodi, quello dell’autonomia e della qualità“.

La prima, ha spiegato, “…si conquista sul campo e riguarda tanto la politica quanto i dirigenti Rai”.

In questo senso, il Ministero sta pensando di affidare la governance della Rai ad una Fondazione, “…che non è una cosa banale perché afferma l’autonomia della Rai dalle maggioranze pro-tempore“. Inoltre, “…bisogna studiare metodi migliori per assicurare ai vertici Rai un’autonomia effettiva”.

 

Il secondo nodo da sciogliere, per Gentiloni, è quello che riguarda “…l’identità, ciò che diversifica e, quindi, la qualità del servizio pubblico“. In questo senso, ha annunciato Gentiloni, si interverrà sul sistema di valutazione, “…che non può essere solo il sistema degli ascolti“, e sul sistema dei finanziamenti: “…Se rimane determinante nel finanziamento il ruolo della pubblicità finisce per essere la coda che fa dimenare il cane”.

 

Per Gentiloni, che ha annunciato che nei prossimi giorni renderà pubblico un documento sulla riforma della Rai, “lo status quo non funziona” e questa, ha spiegato, “…è la mia unica convinzione non negoziabile. Discutiamo sugli strumenti – ha concluso – ma consideriamo la battaglia per una televisione pubblica migliore come una delle battaglie principali di questa legislatura“.

 

Anche il consigliere Rai Carlo Rognoni ha sottolineato l’importanza della svolta tecnologica.

“..La Rai di oggi – ha detto Rognoni – non è già più quella del duopolio. Lo scenario sta cambiando, anche a causa della rivoluzione tecnologica in corso. Purtroppo su questo la Rai è in ritardo, dopo che per due anni è stata costretta a perseguire un disegno profondamente sbagliato, cioè l’idea di ‘privatizzazione’ alla Gasparri. Da quel periodo il servizio pubblico è uscito bastonato e impoverito“. Per Rognoni la direzione indicata dalla riforma Gentiloni giusta e renderà l’azienda “meno dipendente dai capricci della politica”.

 

“…In questa fase di passaggio dal sistema analogico a quello digitale – ha spiegato – una vera svolta epocale di cui spesso non si capisce bene la portata, il servizio pubblico ha la nuova missione di accelerare il cambiamento, come fa la BBC. Anche la Rai deve diventare un modello per i concorrenti privati trascinandoli verso una qualità migliore e assicurando a tutti più spazi, più libertà, più pluralismo”.  

Per il consigliere Rai, “…La Gentiloni individua un modo efficace per staccare la Rai dai partiti, proponendo sull’esempio della BBC una fondazione che fissi le linee guida del servizio pubblico e ne controlli il rispetto, lasciando tutto il resto alle decisioni dell’azienda: che così diventa molto più ‘normale’, meno dipendente dai capricci della politica”. Rognoni, però, ha espresso “grossi dubbi” su un aspetto della Gentiloni, che la Rai cioè “…debba trasformare in commerciale una delle sue tre reti. Capisco la buona intenzione, ma è una logica vecchia”.

 

La Rai sta proponendo a Mediaset e alle altre Tv di mettere assieme, in una società comune, tutto il patrimonio di impianti per la distribuzione del segnale e delle frequenze che oggi sono occupate all’80% appunto da Rai e Mediaset. “…Questa società – ha sottolineato – potrà fornire la maggiore quantità possibile di spazio dell’etere a chi lo chiede, tenendo conto che dove c’era una rete analogica ce ne potranno essere quattro o cinque digitali. L’etere si allarga. A patto di saper fare delle buone regole ci sarà spazio per tutti”.

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