Mercato Tv: urgenza di una legislazione che introduca elementi di tutela dei diritti dei produttori indipendenti

di Stefania Pagliara |

Italia


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Nella Prima Tavola Rotonda del IV Summit sull’Industria della Comunicazione in Italia organizzato dall’Istituto di Economia dei Media (IEM) della Fondazione Rosselli, moderata da Alan Friedman, Chairman di FBC Group, dedicata al tema della “Produzione indipendente in Italia” si sono confrontati sull’argomento i principali produttori indipendenti italiani, di vari generi dall’entertainment, al cartoon, al documentario,

Unanimi, le richieste emerse dal dibattito di un intervento nel nostro Paese, legislativo e regolatorio, che tuteli la produzione indipendente nel rapporto con i broadcaster in materia di diritti e di un rilancio del sistema televisivo italiano capace di creare più concorrenza, quindi innovazione, quindi creatività e prodotti di qualità.

“…In Italia c’è urgenza di una legislazione che introduca nel mercato televisivo la tutela dei diritti dei produttori indipendenti“. Carlo Degli Esposti, Presidente Palomar Endemol è andato subito al core della questione. Non si può attendere oltre, quindi, secondo il Presidente Degli Esposti, perché l’attesa pregiudica i risultati raggiunti, con sforzo e impegno: il riferimento è al prodotto italiano di fiction che ha raggiunto ottimi standard.

Nei Paesi in cui la legislazione ha ben chiaro il concetto per cui la televisione la fanno le società di produzione, cioè il mercato, e non i distributori, il mercato è forte e ricco di idee. Viceversa in quei Paesi dove la legislazione ha considerato che a fare la televisione fosse il distributore, i mercati sono chiusi, e ottusi.

Giorgio Gori, Presidente e Amministratore Delegato Magnolia, ha parlato del mercato della produzione indipendente in Italia come di un mercato povero e che sconta evidenti criticità, non ultima la micro-dimensione delle aziende che operano nel settore. Perché tale situazione?

“…La ragione sta nel fatto – secondo Gori – che negli ultimi 30 anni chi si è occupato di televisione in Italia lo ha fatto solo pensando alle reti, alla capacità trasmissiva, sia in termini di conservazione che innovazione.” Il mercato televisivo invece non può essere ridotto al broadcasting, ma si deve dare spazio all’impresa indipendente. Ciò tuttavia non comporta uno svilimento del ruolo dei broadcaster che hanno invece tutti gli strumenti per gestire le politiche di palinsesto, per rivolgersi alle esigenze del consumatore, controllare i costi e i ricavi, anche se oggi è necessario avere la consapevolezza che i broadcaster sono più degli aggregatori di contenuto che dei produttori.

Anche Alessandro Salem, Direttore Generale Contenuti Rti Mediaset, ha espresso parere positivo circa la liberalizzazione dei diritti in Italia, come avvenuto nel mercato inglese. “…Noi sfruttiamo il know-out dei grandi produttori internazionali e di quelli indipendenti per offrire e distribuire contenuti necessari ad implementare i nostri ricavi pubblicitari. Se si va verso un maggiore sviluppo della creatività del settore, con una regolamentazione del sistema, è necessario tenere conto dei meccanismi economici che sottendono alle regole fondamentali della produzione televisiva.”

Posizione più cauta, quella manifestata da Antonio Campo Dall’Orto, Direttore Generale Television – Telecom Italia Media. Nel momento in cui si dovesse in Italia passare a un modello come quello inglese non si può traslare semplicemente il modello. Il sistema televisivo italiano, infatti, presenta delle criticità profonde e radicate; la mancanza di concorrenza ha impedito al sistema di stimolare la crescita delle professionalità unitamente alla capacità di produrre ed esportare contenuti. Il problema è pressante, soprattutto in questa fase di esplosione dei contenuti digitali, per cui l’abbattimento delle barriere territoriali lungi dal rappresentare un’opportunità farà emergere ancor di più l’incapacità di esportare il prodotto italiano.

La difficoltà del nostro Paese nell’esportare il prodotto nazionale dipende, per Andrea Olcese, Chief Executive Officer Einstein Multimedia, dalle stesse peculiarità del format italiano che deve adattarsi ad esigenze di programmazione che vedono un prime time estremamente dilatato e una seconda serata che invece è quasi inesistente.

“…In Gran Bretagna c’è una vivacissima circolazione di nuove idee e di nuovi format; in Italia abbiamo programmi che vanno in onda da quindici anni, il che costituisce un problema, perchè non crea opportunità di sperimentazione“.

La centralità dei contenuti è affermata ogni giorno, è figlia dei produttori indipendenti. L’avvento di internet ha già rivoluzionato il mondo della musica, sta rivoluzionando il mondo del cinema, presto rivoluzionerà il mondo dell’audiovisivo, soprattutto per la compilazione di contenuti diversi, come lo user generated content.

Regolamentazione dei diritti dei produttori indipendenti e rilancio della competitività del sistema televisivo sono le due strade da intraprendere in Italia. Chiara la posizione di Marco Bassetti, Presidente Endemol Italia. La situazione legislativa e regolamentare in Italia non tutela i produttori indipendenti; è necessario che i produttori siano in possesso di asset vendibili per attrarre il mercato finanziario. Altra anomalia è rappresentata dalla struttura del mercato italiano, un mercato poco competitivo e di conseguenza poco innovativo.

Alcuni dati forniti da Bassetti: per spesa televisiva, l’Italia si colloca al quarto posto nel mondo, per spesa pubblicitaria televisiva al terzo posto; la produzione indipendente televisiva ha raccolto utili per 31 milioni a fronte di ricavi per 7 miliardi; i produttori indipendenti in Italia raccolgono il 3% di utili mentre alcuni broadcaster hanno una marginalità netta superiore al 25%.

Previsioni ottimistiche per quanto riguarda la produzione di cartoon in Italia, quelle di Pietro Campedelli, Presidente Cartoon Italia.

“…Il pubblico dimostra di apprezzare il linguaggio del cartone animato.” L’animazione, che aveva cessato di realizzare prodotti per il cinema e la televisione, ha ripreso terreno negli ultimi dieci anni grazie al supporto principale della Rai. Le posizioni raggiunte in questi dieci anni sono, in termini percentuali, di grande incoraggiamento; sono nate diverse case di produzione e soprattutto si realizzano prodotti sempre più apprezzati dal pubblico per la qualità e gli aspetti creativi.

“…Sul banco degli imputati – ha esordito Carlo Macchitella, Direttore Generale Rai Cinema- – quando si parla dei diritti della produzione indipendente, ci sono sempre i network, ma è la situazione del Paese che ha fatto del network l’unico protagonista del mercato televisivo, l’unico ad avere l’ultima parola sull’argomento”.

La mancanza di un vero mercato, concorrenziale e aperto, ha quindi consentito ai network televisivi di dettare le regole del settore, decidendo quali investimenti fare, quali prodotti acquistare e la loro collocazione nei palinsesti televisivi, con un atteggiamento di stampo conservatore, di mantenimento piuttosto che di sperimentazione e innovazione.

“…Nel nostro Paese, quando un genere è commercialmente valido, viene sfruttato dal network in maniera massiva e ciò porta danni rilevanti sia al prodotto che al produttore.”

“…Il cinema è una risorsa che rischia di essere strozzata da un settore che non permette lo sviluppo della produzione indipendente.” Parlando di produzioni cinematografiche Riccardo Tozzi, Presidente Sezione Produttori ANICA, ha enfatizzato il modello francese, come sistema articolato che stimola l’affermarsi di produttori indipendenti in quanto agisce su due terreni, quello dei diritti e quello dei finanziamenti. Il produttore cinematografico in Francia è infatti detentore dei diritti, in un mondo di distributori televisivi, cinematografici, distributori home video e new media.

In Italia è necessario, per Tozzi, un intervento di sistema che rilanci la produzione cinematografica e contrasti la pirateria.

“…I produttori cinematografici, sono oggi fornitori gratuiti di contenuti sui new media; la pirateria viene folcloristicamente descritta come un fenomeno di ragazzi che rubano film, in realtà è un fenomeno di grandi compagnie che beneficiano dell’utilizzazione gratuita di un prodotto di grandissimo pregio, senza pagarlo”.

È quindi necessaria secondo Tozzi per il settore cinematografico una forma di regolamentazione particolare che tenga conto del fatto che il film è un prodotto essenziale per ogni nuovo mezzo di distribuzione che entra sul mercato.

I produttori di documentari, hanno invece un rapporto diverso con i broadcaster indubbiamente più propositivo. Questo però caratterizza soprattutto i mercati stranieri e non quello italiano.

“…In Italia, infatti – ha dichiarato Alessandro Signetto, Presidente Doc/It – il mondo del documentario televisivo è in assoluta minorità (…) La chiave per interpretare il futuro dei documentari in Italia sarà la firma del nuovo Contratto di Servizio con la RAI: il documentario deve essere finalmente considerato come un genere fondante del servizio pubblico.”

Secondo Luisa Pistoia, Direttore Ruvido Produzioni, produttore di format teatrali, “…Sono i produttori, i veri inventori di idee, prodotti e progetti“.

Sono quindi necessari maggiori investimenti sul prodotto nazionale, e maggiori possibilità di sfruttamento su differenti piattaforme distributive.

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