Tlc mobili: multa record da 534 mln di euro agli operatori confermata in appello

di Alessandra Talarico |

Francia


Telefonia mobile

La Corte d’Appello di Parigi ha confermato ieri la condanna inflitta un anno fa dal Consiglio per la concorrenza ai tre operatori mobili francesi – Orange (France Télécom), Bouygues Telecom e SFR (Vivendi e Vodafone) – accusati di essersi messi d’accordo sui prezzi ai danni del consumatori.

 

Il 1° dicembre dello scorso anno, il Consiglio francese della concorrenza aveva comminato ai tre operatori mobili una multa record di 534 milioni di euro, ora dunque confermata dalla Corte d’Appello. 

 

Dopo la multa da 80 miliardi di euro, per avere abusato della sua posizione dominante nel mercato Adsl all’ingrosso fino a ottobre 2002, France Telecom, via Orange, batte un nuovo record, con una sanzione da 256 milioni di euro.

 

SFR  non è messa meglio, con una multa da 220 milioni di euro, mentre Bouygues Telecom è stato relativamente graziato e dovrà pagare 58 milioni di euro.

 

Con la multa più alta mai disposta nella sua storia, l’antitrust d’oltralpe rimprovera due cose agli operatori: da una parte di essersi scambiati, tra il 1997 e il 2003, delle informazioni confidenziali sulle loro quote di mercato e sul numero di nuovi abbonati e delle rescissioni; d’altra parte, di aver formato un cartello per bloccare i prezzi al consumo tra il 1997 e il 2002 e mantenere le rispettive quote di mercato.

 

Secondo il Consiglio, queste azioni hanno causato un rilevante danno economico: non dovendosi battere per conservare la propria posizione sul mercato, infatti, gli operatori hanno potuto concentrarsi sull’aumento dei profitti, a discapito dei consumatori.

 

Gli operatori, ad esempio, hanno adottato le medesime tariffe, uno scatto ogni 30 secondi, una misura che ha contribuito ad appesantire le bollette dei consumatori.

 

La vicenda è emersa nel 2001, quando il Consiglio della concorrenza ha avviato un’indagine sulle tariffe di roaming, constatando che in un certo numero di casi non vi era alcuna differenza di prezzo tra i tre operatori.

 

Nel 2002, poi, l’associazione dei consumatori UFC-Que Choisir ha denunciato le barriere tariffarie dei tre operatori.

 

Nell’ambito di questa doppia inchiesta, la DGCCRF – la Direzione per la concorrenza e la repressione delle frodi –  ha avviato un’istruttoria sfociata in dossier pubblicato a maggio del 2004.

 

Nel suo rapporto, la DGCCRF ha denunciato un “accordo occulto sul lungo periodo”, aggiungendo che il presidente di Orange, Didier Quillot, avrebbe definito l’accordo con i concorrenti come  la “Yalta delle quote di mercato”, mentre SFR si sarebbe fatta sorprendere con una nota in cui indicava che “Michel Bon è d’accordo a ripetere nel 2001 l’accordo del  2000” .

 

Di fatto, da allora, poco è cambiato nella ripartizione del mercato mobile francese: Orange si è mantenuto attorno al 48%, SFR al 35% e Bouygues Télécom dal 16 al 17%.

 

In teoria, i tre operatori rischiavano una multa pari al 10% del loro fatturato, stimato in 14,6 miliardi di euro nel 2004.

Le sanzioni comminate sono ovviamente largamente inferiori a questa percentuale e, considerati i loro profitti miliardari, il danno finanziario agli operatori non è drammatico. Non quanto il danno all’immagine, almeno, vista la grande pubblicità fatta attorno alla spinosa questione delle tariffe telefoniche.

 

L’associazione UFC-Que Choisir ha stimato in 1,2 miliardi di euro il danno causato ai consumatori dal ‘cartello’ formato dai tre operatori: secondo l’associazione sono stati 20 milioni i consumatori danneggiati da quest’intesa sottobanco, che ha impedito lo sviluppo della concorrenza sul mercato della telefonia mobile.

 

Stimando, infine, che la multa comminata alle tre società non porterà alcun miglioramento alla concorrenza sul mercato francese della telefonia mobile, l’UFC-Que Choisir fa un appello ai regolatori delle tlc (Arcep) e alla Commissione europea.

 

L’associazione accusa gli operatori di esercitare una vera e propria “parodia della concorrenza”, lasciando entrare sul mercato 20 operatori virtuali e non dando loro alcun mezzo per animare realmente la concorrenza sui prezzi.

 

“C’è bisogno di provvedimenti severi, che regolino diversi aspetti, tra cui i prezzi all’ingrosso”, ha spiegato l’associazione, sottolineando che i margini di manovra degli operatori virtuali “sono praticamente nulli”.

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