Da radio DAB a qualità dei programmi Tv. Agcom e Comunicazioni al lavoro per garantire nuove regole e proteggere i minori

di Raffaella Natale |

Italia


Mercato Tv

Una consultazione sulla fornitura di servizi radiofonici in tecnica digitale attraverso nuovi standard tecnologici. E’ quella decisa dal Consiglio dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, presieduto da Corrado Calabrò.

Scopo del provvedimento, di cui sono relatori Enzo Savarese e Nicola D’Angelo, è quello di verificare l’interesse per l’introduzione di nuove tecnologie in Italia e raccogliere elementi di valutazione per adeguare l’attuale regolamentazione della radio digitale, fondata sullo standard T-DAB, in un’ottica di maggior pluralismo e innovazione.

 

Altro importante provvedimento adottato dall’Agcom, Commissione Servizi e Prodotti, è “l’atto di indirizzo sul rispetto dei diritti fondamentali della persona, della dignità personale e del corretto sviluppo fisico, psichico e morale e dei minori nei programmi di intrattenimento“.

 

L’Autorità – precisa una nota – in particolare, richiama le emittenti pubbliche e private e i fornitori di contenuti a rispettare i principi fondamentali del sistema radiotelevisivo posti a garanzia degli utenti, con specifico riguardo all’armonico sviluppo dei minori e alla dignità e ai diritti fondamentali della persona, tra i quali il rispetto dei sentimenti religiosi”.

L’Agcom, ritenendo che anche i programmi di intrattenimento debbano essere improntati ai principi di responsabilità sociale, rispetto delle opinioni degli utenti, che caratterizzano obbligatoriamente i programmi di informazione, anche sulla base delle recenti segnalazioni pervenute dal Comitato per la applicazione del Codice Tv e minori, richiama le emittenti e i fornitori di contenuti a “…evitare il ricorso a volgarità gratuite, turpiloquio, rappresentazione di violenza fisica e verbale, allusioni o rappresentazioni di natura sessuale tali da offendere la dignità umana o la sensibilità dei minori”. “L’Authority – conclude il comunicato – invita ad adottare cautele rafforzate nel corso delle trasmissioni in diretta e a valutare, nella predisposizione della scaletta e nella scelta degli ospiti, i rischi potenziali di violazione delle norme di correttezza”.

 

Anche il Ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, è intervenuto per parlare di Tv e qualità. Il Ministro ha fatto alcun riferimento al recente intervento del presidente della Commissione parlamentare di vigilanza, Mario Landolfi, in merito a un patto Rai-Mediaset in grado di innalzare il livello qualitativo delle trasmissioni, ma ha lasciato intendere che inserirà questo aspetto dell’accordo tra Tv pubblica e Tv privata nelle sue linee guida che verranno esposte alle Camere prima del dibattito e l’emanazione del Ddl sulla Rai.

 

“Abbiamo una scarica di iniziative e di disegni di legge – ha commentato Gentiloni – con un obiettivo comune che è quello di accompagnare l’evoluzione del sistema televisivo verso il digitale creando condizioni di maggiore concorrenza e quindi di maggiore qualità televisiva“.

Nel nuovo contratto di servizio tra Rai e Ministero delle Comunicazioni, che dovrebbe essere chiuso entro il 30 novembre, ci saranno diverse iniziative, a partire dall’indice di valore pubblico, ovvero un sistema che si affiancherà all’Auditel per dire se la Rai sta facendo o no il suo dovere di servizio pubblico con i suoi programmi.

 

Le trattative tra Tv pubblica e Comunicazioni sono affidate a una Commissione paritetica guidata dal capo di gabinetto per il Ministero, Vincenzo Nunziata, e da Giancarlo Leone per la Rai. L’indice di valore pubblico, di cui si parla nell’articolo 3 di una bozza che sarebbe già stata ulteriormente modificata, secondo indiscrezioni di stampa, è la questione più innovativa. L’indicatore, che varrà per tutte le piattaforme dell’offerta Rai, lavorerà, a quanto si apprende, sulle strette correlazioni tra qualità percepita, erogata e attesa mentre l’indice attualmente esistente l’IQS, si riferisce solo alla prima.

 

Sarà dunque decisivo il ‘controllo’ operato da un Comitato sulla cui formazione Rai e Ministero stanno ancora discutendo.

La Rai lo vorrebbe di numero pari, mentre il Ministero spinge per arrivare a sette membri, in modo da non trovarsi trovare in situazioni di stallo. Secondo alcune fonti, si arriverà alla fine a questa soluzione con tre componenti espressi dalla Rai, due dal ministero (e uno di questi sarà il presidente) uno dall’Agcom e uno dal Consiglio degli utenti.

La questione non è di poco conto, perché questo comitato di fatto ‘veglierà’ sulla qualità del prodotto Rai nel suo complesso e non si limiterà più a dare i voti senza alcun esito (come succede ora con l’IQS) ma potrà intervenire per orientare, in un certo senso, la programmazione.

 

Tra le altre novità del nuovo contratto che, fra l’altro, avrà valore triennale e sarà ‘sincronizzato’ con il ritocco del canone, ci sono il sostegno all’audiovisivo europeo e nazionale, il digitale terrestre, questioni sulle quali è ancora in corso la discussione tra Ministero e Rai.

 

L’investimento per l’audiovisivo dovrebbe passare dagli attuali 250 a 390 milioni ma la questione in discussione è se le risorse debbano essere pescate dai soli introiti da pubblicità Tv e canone ho anche dalla radio.

Un altro fronte è quello della tutela dei minori. Oltre al divieto di trasmettere trailer di programmi per adulti all’interno delle trasmissioni in fascia protetta, che sarebbe allargata anche alle ore dalle 7 di mattina alle 9, c’è la questione dei bollini colorati per i programmi ‘a rischio’.

 

Oltre all’obbligo di mantenere per tutto il programma l’attuale farfallina rossa per quelli sconsigliati ai più piccoli, il contratto prevederebbe anche l’inserimento di una farfallina gialla per le trasmissioni in cui è consigliata la presenza di un adulto accanto ai minori. Infine gli obblighi riguardanti il digitale terrestre: innanzitutto la copertura del digitale entro fine 2007 da servizio universale per le aree all digital (Sardegna e Val d’Aosta) e, entro il 2008, la copertura di almeno il 70% del territorio nazionale con sistemi digitali.  

 

Nei giorni scorsi, Mario Landolfi ha parlato di un “patto di trasparenza” tra il servizio pubblico e Mediaset per arginare il trash televisivo e mettere un freno ai palinsesti impazziti.

Proposta che ha trovato la condivisione sia nella maggioranza che nell’opposizione.

Dalla Vigilanza hanno plaudito al presidente, il capogruppo dell’Ulivo, Fabrizio Morri, e quello della Rnp, Marco Beltrandi. Il primo ha spiegato che “…tutto ciò che può portare a un miglioramento della qualità televisiva è benvenuto”.

La qualità “va chiesta a tutti“, ha ammesso Morri, pur precisando di ritenere che “…in modo prioritario bisogna rivolgersi al servizio pubblico e chiedere a questo di fare gli sforzi maggiori“. Beltrandi, pur sottolineando che “…l’iniziativa in sé è lodevolissima“, ha posto dei “dubbi sulla sua efficacia“. Perché, ha spiegato, “…io sono tra coloro che pensano che un vero miglioramento della qualità televisiva non arriva dall’accordo tra i due padroni del mercato, ma solo attraverso l’apertura del mercato a nuovi soggetti”.

 

L’iniziativa del presidente della Vigilanza è piaciuta anche ai vertici Rai, ma Giovanna Bianchi Clerici, vicina alla Lega, e Carlo Rognoni, in quota Ds, hanno precisato: “…La Rai si è già messa sulla strada di una maggiore qualità“. Landolfi, ha notato Rognoni, “…ci invita a fare una cosa che il Cda ha già deciso. Se poi lo fa anche Mediaset, tanto meglio”.

“…Sulla necessità di maggiore qualità sono d’accordo – ha aggiunto Rognoni – però la qualità è difficile da definire, bisogna che ci intendiamo. Per esempio, per quel che riguarda l’informazione, se per qualità si intende non avere paura della notizia, affrontare temi anche scomodi e non fare informazione faziosa, allora siamo d’accordo“.

 

“Assolutamente d’accordo” con Landolfi è Gennaro Malgeri, consigliere vicino ad An: “…Un’intesa tra Rai e Mediaset può dare un contributo alla civiltà della comunicazione in questo Paese, oltre che giovare allo sviluppo culturale delle nuove generazioni”.

“…E’ una mia vecchia proposta“, ha precisato Sandro Curzi, che ha ribadito la necessità di “porsi il problema dei contenuti e degli orari“. Soprattutto, per il consigliere vicino al Prc, bisogna interrompere “…il folle ricorso a società esterne che fanno diventare tutto una marmellata. Dobbiamo ricominciare ad avere una vera e propria fabbrica nostra. Ci vuole coraggio, serve che noi e Mediaset ci fermiamo un momento a riflettere, anche se non è necessario un incontro tra Petruccioli e Berlusconi”. E se la qualità si raggiungesse attraverso un’apertura del mercato? “…Certo sul pluralismo siamo tutti d’accordo, ma diventano chiacchiere se non c’è un’intesa tra le due grandi aziende che già esistono e capiscono le difficoltà del momento“.

 

 

27 novembre 2002 – 27 novembre 2006

        

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