New Media e minori: contratti più chiari ed efficaci blocchi di accesso ai servizi da parte di Isp e operatori tlc

di Raffaella Natale |

Italia


Internet

Ancora troppe inside nel rapporto tra minori e new media. Foto di bambini nudi in cambio di ricariche telefoniche e siti porno internazionali à  la carte. I ragazzi riescono facilmente ad aggirare tutti i sistemi di sicurezza, che evidentemente tanto sicuri non sono, e accedere a tutti i tipi di servizi, anche e soprattutto a quelli solo per adulti.

Ma cosa fare per evitare che i più giovani cadano nelle trappole del web? La soluzione non può essere solo quella di bloccare telefonini, videofonini e palmari.

Lunedì 30 ottobre il Consiglio nazionale degli utenti (CNU), organismo del Garante delle comunicazioni, presenterà un documento, che mette in evidenza, infatti, come gli strumenti per proteggere i minori non siano poi così efficaci.

 

I gatekeeper pubblicizzati dagli operatori mobili (password da consegnare ai genitori e pin personalizzati che permettano un accesso ai servizi in modalità controllata) sono spesso facilmente aggirabili, sia perché i giovani sono molto esperti di nuove tecnologie sia perché le possibilità offerte dalla rete sono infinite. Anche il blocco delle telefonate in entrata e in uscita, da programmare solo per le consentite, non serve se poi il cellulare si connette a internet senza limiti.

Il CNU chiederà dunque ai gestori contratti più chiari ed efficaci blocchi di accesso ai servizi a disposizione dei soli genitori.

Verrà anche richiesto ai gestori mobili un maggiore impegno sulle stipule dei contratti, sui controlli dei genitori e sull’inibizione dei sistemi di aggiramento delle limitazioni predisposte.

Alcuni giorni fa si è, infatti, saputo che su cellulari di bambini sono arrivati alcuni SMS che proponevano un baratto ‘innocente’: una foto nudi in cambio di una ricarica telefonica. Niente di più semplice con un videofonino, niente di più perverso per i piccoli poco più che decenni.

 

Le difficoltà sono tante specie sul web, dove il problema è di più difficile soluzione. In Italia, gli Isp risono impegnati con il Codice di autoregolamentazione, ma negli altri Paesi non ci sono tutti questi limiti, specie negli Stati Uniti. I ragazzi possono quindi facilmente accedere senza controllo a siti stranieri.

 

Da parte sua Wind assicura che chi accede ai propri servizi “non può accedere al porno”.

 

Questo è quanto garantisce la compagnia tlc rispetto al Codice di condotta, un’autoregolamentazione firmata nel febbraio 2005 con l’allora Ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri, dai quattro gestori di telefonia mobile presenti in Italia (Tim, Vodafone, Wind e H3G).

“Confermiamo in pieno la sottoscrizione del Codice di condotta – spiegano da Wind – e provvediamo gratuitamente a chi richiede la disattivazione di alcuni servizi come il wap o l’I-mode, una tecnologia, quest’ultima, che viene utilizzata solo da Wind e che è per questo molto controllata”.

L’operatore conferma inoltre che la possibilità di disattivare i servizi pay e quelli non adatti ai minori sono “adeguatamente pubblicizzati” sulle brochure informative e il modulo può essere scaricato dal sito con tutte le informazioni necessarie per difendere i propri bambini.

 

Durante la presentazione del rapporto CNU si discuterà soprattutto dell’organo di garanzia che dovrebbe tutelare l’applicazione del regolamento: nel testo si legge che “gli operatori costituiscono con propri rappresentanti un Organismo di garanzia“. Anche se la composizione dell’organo di controllo prevede rappresentanti del ministero delle Comunicazioni, infatti, gli utenti lamentano un’effettiva inefficacia nel controllo, che si concretizza solo in una relazione annuale che riporta l’elenco aggiornato delle informazioni da rendere note.

 

Per tutelare nel modo migliore i minori contro i new media (cellulari, videofonini, palmari), il MOIGE (Movimento italiano genitori) richiede un “Comitato che sovrintenda e che abbia un potere sanzionatorio, regolamentativo e preventivo“.

Antonio Affinita, direttore relazioni istituzionali del MOIGE, spiega che “…ci sono moltissimi blocchi sia a livello giuridico che procedurale per realizzare un organismo realmente attivo”.

È per questo che l’associazione sta lavorando a un progetto per realizzare un Comitato composto da rappresentanti della società civile, del mondo dell’associazionismo, parlamentari ed esperti che possano essere “realmente efficaci” in una situazione di concreta empasse delle istituzioni.

 

Anche Adiconsum esprime preoccupazione sui videofonini, troppo in uso tra i più giovani. Secondo l’Associazione sono i genitori i primi indiziati per una situazione che si fa preoccupante, con il diffondersi sempre più capillare dei nuovi media e delle possibilità infinite per bambini, anche molto piccoli, di accedere a servizi cosiddetti “a contenuto sensibile”.

L’Adiconsum punta il dito infine anche contro il Garante per le comunicazioni, che è a capo di un organismo “lento, che rischia di far diventare ‘fuori moda’ un problema da affrontare invece con la massima urgenza“.

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