Tv e minori: basta con la Tv spazzatura. Il Corecom Lazio inizia una battaglia per la qualità

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Riportiamo di seguito l’intervento di Domitilla Baldoni, Presidente Commissione Servizi e Prodotti Corecom, al Convegno “Tv, Minori e Corecom. Un triangolo virtuoso”, Roma - 19 ottobre 2006.

Italia


Domitilla Baldoni

La televisione italiana ha bisogno non solo di una boccata d’ossigeno di qualità e di rispetto nei confronti dei piccoli telespettatori, ma soprattutto di coraggio nell’abbandonare i percorsi che portano a violare le fasce protette che andrebbero peraltro ridisegnate vista la presenza dei piccoli spettatori di fronte alla Tv a tutte le ore. Ci preoccupiamo giustamente della dieta alimentare o dell’attività fisica dei nostri figli, perché non dedicare attenzione almeno pari al menù mediatico che essi consumano ogni giorno per ore ed ore? Intanto bisogna iniziare con il chiedersi se è poi vero che la televisione fa male, e se sì, in quali casi, oltre a tutta un’altra serie di domande che però rimangono ancora oggi senza risposta. Su un punto però sia gli esperti che i genitori concordano: i minori corrono dei rischi quando sono esposti a lungo e da soli alla visione di trasmissioni e spettacoli che possono turbarli e influenzarli negativamente e non va assolutamente trascurato il dato che conferma che  in ogni caso un eccessivo utilizzo della Tv, anche indipendentemente dal tipo di programma, riduce il tempo dedicato alla creatività, alla relazione con coetanei e adulti, alla lettura e alla attività ludica.

 

Ormai troppo spesso i  bambini subiscono attraverso talk-show, telefilm, gli stessi cartoni animati, spettacoli violenti e spot pubblicitari, messaggi, valori, modalità di comunicazione che, per la loro età e la situazione ambientale, possono influire in modo negativo sullo sviluppo psico-fisico e, a volte, determinare danni difficilmente riconoscibili. Purtroppo i dati statistici e i casi clinici ci mostrano  famiglie scarsamente attente a riconoscere i programmi più adatti all’età dei figli, che  spesso sottovalutano i rischi ai quali sono esposti, più per mancanza di tempo che per altro, non controllano le trasmissioni che vedono, non ne discutono con loro, consentendo a quanto trasmesso di influenzare, o compromettere, le stesse dinamiche educative.

 

A discolpa delle famiglie c’è una povertà dei palinsesti televisivi non solo da un punto di vista concettuale che riesce a impoverire ancor di più anche la capacità di comunicazione e della proprietà del linguaggio dei nostri ragazzi.

Purtroppo non esiste un manuale di istruzione sull’utilizzo della televisione, ma basterebbe usare talvolta solo un po’ di buon senso, e condividere, per quanto è  possibile, la visione di spettacoli di intrattenimento, di informazione, di film, anche quando adatti ai bambini. Un altro percorso insidioso nel quale è necessario guidare i bambini è l’approccio alla pubblicità, e da qui si apre tutto un altro capitolo sull’influenza troppo spesso negativa che questa ha sui nostri figli; non bisogna sottovalutare il fatto che la ripetitività di pubblicità e trasmissioni di intrattenimento induce all’aumento dei desideri, al consumismo, all’imitazione di modelli di comportamento del tutto irreali; basti pensare che in Italia è presente il maggior numero di obesi in età infantile, cosa del tutto riconducibile al bombardamento mediatico al quale i bambini sono sottoposti.

Con questo però non intendo assolutamente demonizzare la televisione, uno strumento utile per l’apprendimento e l’informazione, ma un suo uso esclusivo rischia di diventare strumento ingannevole, diseducativo e perverso. I frequenti eventi di violenza trasmesse a tutte le ore su tutte le emittenti  sono emblematici per un uso corretto e critico di una comunicazione attenta al rapporto coi minori. E’ necessario ricreare una coscienza etica e una cultura della responsabilità da contrapporre alla corsa sfrenata per arrivare primi alla corte del dio audience. In tutto ciò, se è vero che è primario il ruolo della famiglia, questa non deve essere lasciata sola di fronte a tale responsabilità, ma supportata da una legislazione ad hoc e da iniziative appropriate come quella del Codice di autoregolamentazione al quale va il nostro plauso, firmato da quasi tutte le emittenti, ed è proprio in questo passaggio che si inserisce il ruolo di vigilanza dei Corecom. Ma proprio su questa materia il Corecom Lazio è andato oltre, e partendo proprio dall’importante delega dell’Authority sulla tutela dei minori ha varato un progetto che partirà proprio in questi giorni che istituisce di fatto il  bollino qualità, una “patente” per tutti i mezzi di comunicazione del Lazio.

 

Dal 1 novembre al 31 gennaio il Corecom Lazio monitorerà le emittenti radioTv e l’editoria locale. Il materiale raccolto sarà sottoposto a una giuria composta da magistrati, psicologi, esperti di media, e dai componenti del Corecom stesso e ad aprile avrà luogo la premiazione. Noi siamo certi che il nostro progetto potrà essere esportato in tutta Italia e chiederemo, di concerto con gli altri Corecom che il bollino sia riconosciuto dal Ministero e inserito come punteggio per accedere  alla graduatoria per l’assegnazione dei contributi da parte delle emittenti locali. In sostanza il Corecom inizia una battaglia per la qualità; diciamo quindi basta alla Tv spazzatura, quella dei reality che ha imperversato negli ultimi anni. La Televisione sta sprofondando in un oscuro baratro, siamo certi che le emittenti locali potranno vincere proprio la battaglia per la qualità.

 

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