Ue: la LSE ribadisce il fallimento della Strategia di Lisbona. ‘Manca una strategia coerente’

di Alessandra Talarico |

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L’obiettivo dell’Unione europea di diventare entro il 2010 l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale, verrà difficilmente raggiunto.

Questo il giudizio della London School of Economics (LSE), secondo cui il tentativo dell’Europa di colmare il gap di produttività con gli Usa, incoraggiando l’innovazione, la ricerca e l’impresa privata – sancito nel 2000 col lancio dell’agenda di Lisbona – non è andato proprio a buon fine.

 

La strategia dell’Europa verte su una serie di azioni dirette a promuovere la ricerca scientifica, l’istruzione, la formazione professionale, l’accesso a Internet e le operazioni on line. Ma include anche la riforma dei sistemi europei di previdenza sociale, la definizione di uno spazio europeo della ricerca e dell’innovazione, l’utilizzazione sostenibile delle risorse e la creazione di una sana base industriale europea e di un settore finanziario più efficiente e integrato.

 

Secondo l’obiettivo fissato a Barcellona, entro il 2010 la spesa pubblica per la Ricerca e Sviluppo dovrebbe rappresentare il 3% del prodotto interno lordo.

A sei anni dal varo della Strategia di Lisbona, però, i progressi sono scarsi: i dati del Centre for Economic Performance (CEP) della LSE confermano infatti che l’Unione europea ha ancora molta strada da fare per raggiungere il livello di competitività e innovazione di Giappone e Stati Uniti, anche se alcuni Paesi – come la Finlandia e la Svezia – tra il 1991 e il 2001 lo hanno anche superato.

 

Dice ad esempio il CPE che il PIL per ora lavorata negli Usa è il 15% maggiore rispetto all’Europa, mentre in termini di PIL pro capite, l’economia americana è circa un terzo più produttiva dei Paesi europei.

Come se non bastasse, secondo le nuove previsioni della Commissione, nel terzo trimestre del 2006 il PIL nella zona euro crescerà tra lo 0,4% e lo 0,8% (rispetto a una crescita tra lo 0,5% e lo 0,9% prevista in precedenza). Al ribasso anche le previsioni quest’ultimo trimestre – per il quale Bruxelles stima ora una crescita tra lo 0,2% e lo 0,7% e per il primo trimestre del 2007, quando la Commissione prevede una crescita ancora più limitata, non superiore allo 0,5% lasciando aperto anche lo scenario di una crescita zero.

 

La creazione di un mercato unico dei servizi finanziari e più in generale di un mercato unico dei servizi non si è verificata – spiega ancora la LSE – per la “mancanza di una strategia coerente e il fallimento degli Stati membri di liberalizzare i loro prodotti e i loro mercati”.

 

Se a ciò si aggiunge che il costo dei brevetti in Europa risulta da tre a cinque volte superiore a quello dei brevetti giapponesi e americani, che le spese in R&S non sono mai andate oltre il 2% e che gli scienziati nostrani continuano incessantemente a prendere il volo verso gli Usa, il quadro è completo, tanto che la LSE dice che non solo l’Europa non riuscirà a raggiungere i suoi obiettivi entro il 2010, ma forse non riuscirà a raggiungerli affatto.

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