Editoria, tagli ridotti a 50 mln di euro per il 2007-2008. Levi: ‘Più equilibrio fra risorse pubblicitarie stampa e Tv’

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“Il nostro obiettivo è un maggiore equilibrio tra stampa e tv nella raccolta delle risorse pubblicitarie’. Ad annunciarlo è il Sottosegretario alla presidenza del Consiglio Ricardo Franco Levi alla Camera, in occasione della presentazione in Commissione Cultura, delle linee guida del governo in materia di Editoria.

Una politica, quella preannunciata, volta ad evitare che il comparto televisivo possa prosciugare le risorse pubblicitarie a scapito del settore della carta stampata e che funga da apripista alla possibile stesura di un “testo unico dell’editoria per dare concretezza alle infinite leggi che governano il settore’.

La legge Bonaiuti sull’editoria approvata dal precedente governo, ha commentato successivamente Levi, ‘è un’eccellente e condivisibile base di partenza ma deve essere rimodulata in base ai risultati dei diversi capitoli del governo. ‘Nella Bonaiuti ci sono elementi che vanno aggiornati tenendo conto dell’impatto di provvedimenti come quello sul cuneo fiscale e del riequilibrio stampa-televisione’.

Nel corso dell’audizione Levi ha specificato che i tagli all’editoria, messi a punto nel decreto sulla competitività e i conti pubblici approvata lo scorso 30 giugno, ammonteranno ad 1 mln di euro simbolico per il 2006 e a 50 mln per il 20072008 sul complesso delle provvidenze (che corrispondono a circa 500 milioni), smentendo le voci che parlavano di 80 mln annui per il triennio 2006-2008 sui contributi diretti. “Uno sforzo ancora significativo, ma sopportabile”.

Le dichiarazioni del Sottosegretario hanno inevitabilmente dato vita ad un dibattito accesso, caratterizzato da aspre polemiche e forti preoccupazioni da entrambi gli schieramenti politici. In primis, Paolo Bonaiuti (FI), ex sottosegretario della Presidenza del Consiglio con delega per il settore dell’editoria, che si è detto ‘preoccupato’: ‘crediti e agevolazioni hanno permesso alle industrie editoriali di crescere, di migliorare le proprie strutture tecnologiche e di avere i conti in attivo”.

Ferma anche la posizione di Giuseppe Giulietti (Ulivo), che ha in parte difeso le scelte di governo ma che dice no ai tagli per un settore che ha piuttosto bisogno di un ‘piano di rilancio’. Giulietti sottolinea infatti la necessità di intervenire sul mercato della pubblicità, dove la tv è largamente predominante a danno della stampa e chiede un concerto con il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni.

I tagli annunciati, seppur ridimensionati rispetto alla formulazione originaria, rischiano di mettere seriamente in crisi numerose imprese editrici’, annuncia in una nota la Fi.P.Ed., presieduta da Roberto Crespi.
Consapevoli della difficile congiuntura economica, gli editori si dicono aperti al dialogo, ma sempre un quadro di ragionevoli certezze.
Pur auspicando una riorganizzazione del sistema corrente, i piccoli editori in particolare ribadiscono la necessità di non trascurare la debolezza strutturale del mercato dell’editoria a mezzo stampa. Con queste finalità, la Fi.P.Ed. propone l’apertura di tavoli tecnici, che possano fornire risposte certe in tempi ragionevoli. 

Intanto, il senatore di Forza Italia Giancarlo Pittelli, ha presentato un’interrogazione parlamentare al sottosegretario Levi, riguardo “i tagli che il decreto legge sulle privatizzazioni porterebbero ai danni delle piccole case editrici e dei giornali non profit”.
Nell’ interrogazione si chiede di poter sapere se  “i tagli abbiano rigurdato soltanto le cooperative non profit, mentre sarebbero stati risparmiati i grandi gruppi editoriali quotati in borsa, che ricevono almeno il 60% dei 200 milioni per le agevolazioni postali, contributi che vanno a integrare gli utili da distribuire di detti gruppi”.
Per fare luce sulla vicenda, Pittelli ha avanzato la richiesta di conoscere i criteri adottati per stabilire i tagli in oggetto, se sono state consultate le associazioni  di categoria prima del varo del decreto legge e quale tipo di valutazione sia stata fatta “sull’ impatto economico ed occupazionale che tali tagli produrrebbero sulle società editrici non profit”.