Al via la creazione dell’Istituto europeo di tecnologia. Imprese e ricerca insieme, per dar vita a una società competitiva basata sull’innovazione

di Raffaella Natale |

Unione Europea


European Union

Prende forma, dopo tante attese, il progetto di creare l’Istituto europeo di tecnologia (IET). La proposta formale e dettagliata sarà presentata dalla Commissione europea dopo l’estate, con l’obiettivo di ottenere l’approvazione entro il 2008 e nominare il Comitato direttivo all’inizio del 2009. E’ questo il calendario dei lavori presentato a Bruxelles da Jan Figel, Commissario Ue all’Istruzione, per dotare l’Ue di un centro di eccellenza che vuole essere la risposta europea al celebre Massachusetts Institute of Technology (MIT), negli Stati Uniti.

 

Commentando questa nuova comunicazione, il presidente José Manuel Barroso ha dichiarato: “L’IET è una parte integrante della strategia della Commissione mirante a creare un ambiente fiorente e dinamico per la ricerca, l’istruzione e l’innovazione. Abbiamo bisogno di uno stretto collegamento tra queste tre aree del triangolo conoscitivo (Istruzione, Ricerca e Innovazione, ndr). L’IET sarà molto più di un semplice operatore nel campo dell’istruzione, della ricerca e dell’innovazione; esso sarà un modello di riferimento per la massima qualità a livello europeo.

Ha poi aggiunto: “Mi auspico che l’Istituto possa diventare un simbolo europeo di un nostro rinnovato sforzo per la realizzazione di una società competitiva basata sulle conoscenze, in grado di offrire posti di lavoro migliori e più numerosi e una maggiore prosperità”.

 

Il commissario Jan Figel ha sottolineato che “come faro di eccellenza, l’Istituto sarà in grado di attirare i migliori studenti e ricercatori mondiali, consolidando in tal modo la posizione dell’Europa come protagonista globale in materia di istruzione e ricerca”. Il commissario ha aggiunto che “l’Istituto europeo di tecnologia collocherà l’innovazione al centro del triangolo delle conoscenze. A livello strategico e operativo dell’Istituto le imprese costituiranno i partner fondamentali. Le imprese saranno direttamente coinvolte nelle attività di ricerca e di istruzione, contribuendo in tal modo a promuovere, tra laureati e ricercatori, lo spirito imprenditoriale. Questo aspetto è di vitale importanza per l’Europa e per il suo obiettivo di divenire un’economia dinamica basata sulle conoscenze”.

 

Il progresso tecnologico e l’applicazione dei risultati di una ricerca scientifica di alto livello sono motori determinanti per la crescita economica e l’impiego. Nonostante i numerosi successi dell’Europa nel campo della ricerca e dell’istruzione, elementi recenti rivelano delle difficoltà a tradurre questi successi in vantaggi competitivi per le imprese europee. L’Europa, con qualche eccezione, resta ancora dietro rispetto ad altri Paesi quando si tratta della creazione, diffusione e applicazione delle new knowledge. La parte globale dei brevetti riconosciuta alle aziende europee, per esempio, così come la proporzione dei vincitori europei del premio Nobel sono diminuiti negli ultimi anni.

I competitor dell’America del Nord e dell’Asia riescono spesso a creare con successo delle partnership interessanti tra le azienda e la comunità scientifica, attirando studiosi internazionali di alto livello che si dedicano alla ricerca fondamentale e a quella applicata.

Da qui l’idea di un Istituto europeo della tecnologia, che potrebbe giocare un ruolo innovatore nel miglioramento del trasferimento della conoscenza, incitando i migliori ricercatori e le migliori aziende del mondo a lavorare in collaborazione.

 

Il progetto di creare un Istituto europeo della Tecnologia è stato presentato nel febbraio 2005 dalla Commissione nell’ambito della Agenda di Lisbona (Commission mid-term review of the Lisbon Process (COM (2005) 24) e nella primavera scorsa è stato raccolto dal Consiglio europeo, quando l’idea dello IET è stata sottoposta per la prima volta ai Venticinque. Da allora la Commissione europea ha lavorato per definire molti dettagli circa la struttura dell’Istituto, la sua autonomia e le modalità di funzionamento. Ad oggi però restano ancora da definire la sede e lo stanziamento.

Figel ha sostenuto che il finanziamento dei privati “sarà decisivo” per la nascita dell’Istituto, ma al momento non ha voluto fornire alcuna indicazione più precisa. L’obiettivo della Commissione è quello di prendere una decisione formale entro il 2008, attivare il Comitato direttivo a partire dal 2009 e quindi, ha aggiunto Figel, ci sarà tempo per chiarire meglio anche il problema dei finanziamenti.

 

Figel nella conferenza stampa ha cercato di screditare le voci che prevedono che l’IET venga collocata nell’attuale sede del Parlamento europeo a Strasburgo, dopo che l’assemblea dell’Ue sarà riportata definitivamente a Bruxelles. Le indiscrezioni sono state alimentate in questi mesi dalle polemiche sui presunti affitti gonfiati per l’affitto degli edifici europei alla municipalità di Strasburgo.

Secondo altre informazioni Austria, Francia e Polonia si sarebbero già candidate per ospitare l’EIT e si spera di evitare la diatriba tra gli Stati membri come ogni volta accade quando bisogna decidere dove costruire una nuova struttura Ue. Alcune fonti comunitarie avrebbero comunque fatto sapere che la preferenza andrà a una località a forte tradizione tecnologica.

 

Nella nuova Comunicazione la Commissione presenta i risultati raggiunti finora nel processo di consultazione. Ciò ha comportato un chiarimento della struttura e del funzionamento dell’Istituto. Centro della struttura sarà appunto il Comitato direttivo IET con una snella struttura di supporto (amministrazione, servizio giuridico, ecc.). Tale comitato identificherà le sfide strategiche e scientifiche in settori interdisciplinari (ad esempio, energia verde o nanotecnologie). In seguito, su base competitiva, esso selezionerà e finanzierà una serie di “comunità delle conoscenze” relativamente a lavori connessi alla ricerca, all’istruzione e all’innovazione in tali settori. Tali “comunità delle conoscenze” consisteranno in partnership integrate, composte da squadre di membri di università, organizzazioni di ricerca e settore industriale. A seguito delle consultazioni, la Commissione ha elaborato la strategia relativa alle risorse umane operanti presso l’IET: si dovrebbe poter ricorrere a un’intera serie di opzioni (assunzione diretta, distaccamento, “duplice appartenenza” e anni sabbatici). Quanto alla struttura organizzativa, le comunità delle conoscenze dovranno poter beneficiare della massima flessibilità.

 

L’IET stesso deve assumere una forte identità ed essere in grado di raccogliere e integrare le squadre più valide provenienti da università e istituti di ricerca in tutta Europa. L’Istituto deve essere un’organizzazione veramente autonoma in grado di decidere il proprio programma strategico.

 

Nella comunicazione sono anche descritti approfonditamente i vantaggi offerti dalla creazione dell’Istituto. I partner partecipanti avranno il vantaggio di una maggiore visibilità, di una maggiore capacità in materia di R&S, di migliori incentivi finanziari e di costi ridotti di assunzione dei rischi.

 

L’Istituto è complementare ad altre azioni dell’UE volte a rafforzare l’innovazione in Europa. Tra esse figurano il VII Programma Quadro con il consiglio europeo della ricerca, le piattaforme europee di tecnologia e le iniziative comuni di tecnologia, il programma di apprendimento continuo, il programma di competitività e innovazione, il programma di ammodernamento delle università e la promozione dello spirito imprenditoriale.

 

La Commissione precisa tuttavia che l’Istituto svolgerà un ruolo diverso e quindi complementare rispetto a quello di qualsiasi altra iniziativa comunitaria in programma o a qualsiasi università dei singoli Stati membri, anche per rispondere alle polemiche sollevate recentemente da chi teme che la nuova iniziativa distragga risorse dai centri di ricerca già esistenti.

Un compito importante, ha ricordato Barroso, per settori diversi è già svolto dall’Istituto europeo di Firenze o dal Collegio europeo di Bruges.

Secondo i piani dell’esecutivo europeo che ha avanzato la proposta dopo aver sondato il parere degli esperti e raccolto circa 700 contributi, l’Istituto dovrebbe puntare soprattutto su settori come le nanotecnologie, l’energie rinnovabili, i cambiamenti di clima e la eco-innovazione o le tecnologie dell’informazione.

Per la nascita del MIT dell’Ue, dovrebbero essere mobilitati non solo fondi pubblici ma anche privati.

Per questo la Commissione nei mesi scorsi ha riunito intorno a un tavolo di consultazione esperti, premi Nobel e tutti gli attori interessati, pubblici e privati. Tra questi ha partecipato alle consultazioni il gruppo italiano Pirelli che si è mostrato interessato al progetto ma, hanno fatto sapere, “bisogna prima definire chiaramente le competenze e le fonti di finanziamento”.

 

Nei prossimi mesi, la Commissione continuerà a consultare approfonditamente gli Stati membri e le parti interessate su aspetti, quali le modalità di assegnazione di diplomi da parte dell’IET e le implicazioni finanziarie del progetto.

La Commissione ha intrapreso una valutazione particolareggiata dell’impatto della proposta. Seguirà un progetto di strumento giuridico per l’istituzione dell’IET, da adottare nell’autunno di quest’anno.

 Documenti correlati:

European Institute of Technology

 

The European Institute of Technology: further steps towards its creation – COM(2006) 276 final

 

Frequently Asked Questions

 

Creazione di un faro della conoscenza: l’Istituto europeo di tecnologia – COM(2006) 77 definitivo

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