Informazione multimediale: Internet, Tv, Telefonia mobile. Il giornalismo nell’era digitale

di Raffaella Natale |

Italia


Convergenza

Come è cambiata la figura del giornalista con l’arrivo della banda larga? Il progresso tecnologico ha mutato i confini dell’informazione, mutando non solo le abitudini quotidiane e il mondo del lavoro, ma più specificamente quella del giornalista. Internet ha rivoluzionato il mercato della comunicazione diventando un nuovo canale, che minaccia sempre di più i giornali e la carta stampata. Si è parlato di questa mutazione in atto nell’ambito del convegno “In media stat virtus!, che si è tenuto a Roma, organizzato dall’associazione Percorsi e dal centro studi Alberto Giovannini, curato e introdotto da Guido Paglia, direttore comunicazione e relazioni esterne della Rai.

 

Le conclusioni del convegno sono spettate a Gennaro Malgieri, consigliere Rai, che ha voluto sottolineare come la grande questione dei contenuti marci di pari passo con lo sviluppo delle tecnologie e la formazione che è possibile dare ai cittadini attraverso i nuovi strumenti.

“Io sono rimasto alla penna d’oca – ha ironizzato Malgieri – ma sul tavolo resta una grande questione, quella della democrazia: cosa ne è del destino degli utenti di Internet laddove non esiste democrazia o dove quest’ultima non prevede alternative. Al di la dell’anomalia italiana – fa notare – la carta stampata offre una gamma di opinioni”.

 

“Posta l’esistenza di una informazione fai da te – si è chiesto Malgieri – un mondo senza giornalisti può essere migliore?”. E risponde: “sono rimasto a due grandi autori: il primo, Hegel sosteneva che la lettura dei giornali è la preghiera laica che ogni cittadino deve recitare ogni mattina, il secondo è un altro pensatore che si porta ancora meno, Nietzsche, che dice: ancora un secolo di giornalisti e lo spirito imputridirà. Credo nella funzione ‘sacerdotale’ (dal punto di vista laico ovviamente) del giornalista che ha il dovere non solo di raccontare e rappresentare, ma anche quello di formare. E questo manca, forse, alla internettizzazione di oggi“.

 

“Per questo io credo – ha sottolineato Malgieri – tutti i mezzi d’informazione debbano essere agenzie di orientamento di senso. Il problema è chiedersi non se ci sarà una concorrenza, ma perché i giornali vanno così male”. Da qui quella che Malgieri definisce una ‘eresia’: “cercare di far somigliare Internet o il giornale online a un giornale come lo intendevamo una volta. In fondo – fa notare il consigliere Rai – i nuovi media forse sono privi di memoria”.

E ha spiegato: “Non la memoria di tipo materiale, intesa come massa d’informazione che si sussegue nel tempo, ma il concetto più alto di costruzione di memoria. E qui ritorna la questione dei contenuti, perché una notizia non ha solo una connotazione effimera e non dura solo lo spazio di quando viene messa in rete. La sfida che si apre – ha concluso Malgieri – tocca inevitabilmente i temi del pluralismo e della libertà”.

 

Per Giampaolo Rossi, presidente di Rainet, nel futuro dell’informazione c’è Internet. Rossi cita una ricerca Isimm per Rainet Ansa, la quale evidenzia che nell’evoluzione tecnologica, a fronte dell’aggressività di Internet, “Il dato più evidente è il dimezzamento del ‘time share’ per la carta stampata”.

“I quotidiani – ha aggiunto il presidente di Rainet – avranno una crisi intensa nei prossimi anni. Lo scenario – disegnato da Giampaolo Rossi – è insomma quella di una informazione intesa sempre più come news e movimento, mentre alla carta stampata rimarrebbe il compito dell’approfondimento e degli editoriali”.

Ma non solo. “Anche gli investimenti pubblicitari – ha fatto osservare Rossi – costano meno su Internet. A ciò si aggiunge un altro dato: già oggi il 10% circa delle persone che navigano in Rete si rivolge ai blog, entro il 2010 tale cifra sarà raddoppiata. E questo – ha rimarcato il presidente di Rainet – significa che cambiano anche i modelli di fruizione dell’informazione così come i profili professionali del giornalismo”.

 

Secondo Paolo Liguori, direttore Tgcom Mediaset, “Già oggi Internet è un mezzo d’informazione assolutamente avanti rispetto agli altri, perché aggiorna in tempo reale senza confini di spazio e di tempo. Domani Internet sarà qualcosa di più: non solo un mezzo di distribuzione dell’informazione e della comunicazione, ma un ‘pentolone’ nel quale si cucinerà l’informazione multimediale, la quale oltre che su Internet andrà in televisione e sulla telefonia mobile, che è l’informazione del futuro perché il digitale è un programma talmente esteso che consente di passare da una piattaforma all’altra senza blocchi o ostacoli”.

 

Il direttore del Tgcom scherzosamente ha sottolineato come, “all’età della pensione“, ha colto l’occasione di Internet, “L’informazione che non ‘chiude mai”. Basti pensare – spiega Liguori – come nel caso dello tsunami, l’alluvionato ha dato notizie di se grazie ai telefonini”.

Il direttore cita anche il caso della Cina, che ha deciso di entrare in Internet ma ha chiesto a Bill Gates di censurare Wikipedia perché parla di ciò che è avvenuto a Tienamen. “L’operazione è stata difficile, ma è stata fatta. Anche Google ha fatto la stessa cosa: eliminare qualche parola“.

 

Paolo Liguori torna anche sui “Confronti Adnkronos”. “E’ una iniziativa assolutamente al passo con i tempi – ha commentato – perché la banda larga consente di portare la Tv sul telefonino. Quest’ultimo – ha sottolinea il direttore  non è un concorrente per la televisione, ma l’estensione, in tutto l’arco della giornata, della possibilità di essere informati. In ufficio non ho la possibilità di vedere la Tv ma collegandomi con la banda larga di Adnkronos, così come di Tgcom, posso seguire la politica e le altre informazioni. Naturalmente – ha concluso Liguori – rispetto a ciò la carta stampata sembra un mezzo del secolo scorso”.

 

Parla di rivoluzione inarrestabile, Mauro Mazza, direttore Tg2 Rai, che evidenzia come “ogni mezzo di comunicazione che nasce condiziona quelli precedenti, cambia la fruizione delle notizie, si predilige la brevità dei testi, la velocità della comunicazione, il supporto video ai dati testuali”.

 

“Nel nostro piccolo – ha fatto notare Mazza – il Tg2 delle 20,30 è già sperimentale: presenta infatti il banner delle notizie a sintesi, mentre la seconda parte è dedicata, per chi sceglie di vederla, all’approfondimento”. Quanto alle ricadute, Mazza ha evidenziato: “Ci sarà un ancoraggio di teleutenti al piccolo schermo da parte di chi non ha ancora accesso a Internet, ma nel futuro questa fascia si eroderà quando i 15enni di oggi saranno gli adulti di domani. Chi farà, tra qualche anno, Tv generalista – ha precisato il direttore del Tg2 – sarà come quel fidanzato che ogni giorno dovrà cercare di dare un baci alla sua amata“.

“Questo significa – ha spiegato Mazza – che c’è un problema: i telespettatori si contano, o si pesano! In futuro – ha rimarcato ancora – verranno meno le rendite di posizione. E gli spazi di attenzione bisognerà guadagnarseli”. E cita Ludovico Di Meo: “è vero che molti giornalisti si preoccupano del futuro. In realtà dovrebbero occuparsi del congiuntivo”.

 

Giuliano Cesari, amministratore di Class pubblicità, ha fornito qualche cifra: i lettori sono il 65% uomini e il 35% donne. Il 70% è invece compreso nella fascia di età tra i 25 e i 54 anni, il 36% è in possesso di una laurea, il 45% è costituito da imprenditori e liberi professionisti, il 24% da dirigenti e quadri dirigenti, il 50% da esponenti della classe media-superiore. Copie vendute 95mila, dato aggiornato al febbraio scorso, con un aumento del 15% rispetto alle 82.700 del settembre 2005.

 

Il problema vero dei quotidiani è l’autorevolezza“, commenta Andrea Mancia, responsabile tocque-ville.it, secondo il quale sempre più persone ritengono che Internet sia più autorevole della carta stampata.

“Questa enorme redazione che lavora 24 ore su 24 – ha fatto notare – alla lunga funziona perché i blog conquistano utenti, e nasce un blog nuovo ogni secondo. “Questo – ha rimarcato Mancia – è qualcosa che è destinato a sconvolgere il sistema dell’informazione, una sorta di riforma protestante della comunicazione. Il problema – ha concluso – resta isolare il rumore di fondo dalle vette di qualità che pure ci sono sulla rete“.

 

Mentre per Bruno Socillo, direttore giornale Radio Rai, “il fenomeno che interessa oggi dal mio punto di vista è il fatto che aumenta la gente la quale ascolta la radio in streaming, e magari chiama dal Sud America perché vuole intervenire in trasmissione”.

A giudizio di Socillo ci sono due fruitori della rete: “il primo è ‘maniacale’, il secondo ‘occasionale'”.

E ha spiegato che la prima è quella propria di chi ha “voglia” di stare sulla rete fino in fondo e produce blog, la seconda fascia è invece formata da coloro che “piano piano si sono avvicinati alla rete e chiedono una mediazione perché c’è bisogno di qualcuno che spieghi le cose“.

“Il futuro – ha concluso Socillo – potrà essere quello del giornale online, forse più per un fatto economico, senza sottovalutare però che cresce il numero di coloro che su internet cercano l’approfondimento”.

 

Per il direttore del Tempo, Gaetano Pedullà, “se Internet è un ‘pentolone’, vanno però divisi i piatti sui quali servire le pietanze”. Tocca infatti a Pedullà la difesa d’ufficio della carta stampata. E infatti il direttore del Tempo sottolinea che “c’è stata un’ubriacatura di siti web, ma i giornali mantengono la loro funzione”.

“Nel caso del Tempo – ha spiegato Pedullà – abbiamo lanciato un nuovo supplemento per i giovani che cercano lavoro, e abbiamo interessato della cosa una società che opera su Internet, la quale ha poi acquistato spazi pubblicitari perché ha sua volta a bisogno della carta stampata. Del resto – ha fatto notare – anche personaggi come Beppe Grillo, il cui sito web è visitatissimo, acquista però pagine sui giornali. Forse la sfida – ha concluso Pedullà – è un’altra, ed è un punto di domanda: ma il web è di destra o di sinistra?”

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