Hollywood stringe la morsa contro i pirati. Avviata una nuova azione legale, nel mirino i singoli utenti

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La Motion Picture Association of America (MPAA), che difende gli interessi dei grandi studios hollywoodiani, ha lanciato una nuova azione legale contro la pirateria di film su Internet. Dallo scorso novembre a oggi, questa è la sesta operazione di questo genere avviata dall’associazione.

Nel comunicato, diramato stamani alla stampa, la MPAA fa riferimento alla sentenza della Corte suprema Usa del 27 giugno scorso, in base alla quale i siti di file-sharing possono essere ritenuti responsabili delle violazioni delle norme sul diritto d’autore commesse dagli utenti Internet.

“Chi distribuisce un dispositivo con l’obiettivo di promuovere il suo uso per infrangere il copyright è punibile per gli atti risultanti dalla violazione causata da terze parti utilizzando lo strumento, a prescindere dagli usi legali possibili dello strumento stesso“, ha scritto il giudice David Souter in questa storica sentenza.

La Corte non ha condannato il peer-to-peer in sé e per sé, ma la promozione dell’uso illegale che ne fanno i siti coinvolti.

 

Il caso, noto come ¿MGM vs Grokster“, opponeva 28 case discografiche e cinematografiche agli utenti delle piattaforme peer-to-peer Grokster e Morpheus, accusate di complicità con i pirati, facilitando con la loro tecnologia la violazione dei diritti d’autore. l’affaire non coinvolgeva il sito KaZaA, molto noto tra i cosiddetti ¿scambisti¿ della Rete. Nel mirino della giustizia, il sistema di file-sharing, lanciato alla fine degli anni ¿90 da Napster, oscurato nel 2001 su ordine della giustizia americana, dopo una lotta all’ultimo sangue da parte degli editori discografici.

Ben cinquanta le argomentazioni depositate da Intel, Yahoo, Apple, dalle lobby dei professionisti, associazioni consumatori, musicisti (Elvis Costello, Avril Lavigne), e dal governo americano stesso, che ha sostenuto le posizioni dell’accusa.

Per l’industria dell’entertainment, le tecnologie sviluppate da Grokster e Morpheus sono dannose nella misura in cui permettono la circolazione delle opere senza alcun controllo: i loro utenti sono quindi responsabili se lasciano circolare canzoni o film piratati.

 

I 9 giudici della più alta giurisdizione americana hanno deciso all’unanimità che i fornitori dei software P2p violano la legge federale sul copyright, fornendo agli utenti il mezzo per scambiare con altri utenti file scaricati illegalmente da Internet.

Considerate le precedenti sentenze, la Corte ha giudicato che c’erano ¿delle prove sostanziali a sostegno delle argomentazioni di MGM¿, specificatamente la tecnologia P2p mira a incitare gli internauti alla pirateria. La Corte non ha, comunque, deciso di oscurare i due siti, ma ha rimandato il caso alle due Corti federali che si erano pronunciate, in primo grado e in appello, a favore delle società di software.

 

Per la MPAA, che ha espresso il pensiero della maggior parte degli artisti, si è trattato di una ¿una vittoria storica per la proprietà intellettuale nell’era del digitale¿.

 

Nel novembre scorso, il grande sindacato di Hollywood, aveva annunciato che avrebbe esteso la lotta alla pirateria, avendo nel mirino gli utenti responsabili di scaricare film in modo illegale.

Questa decisione seguiva una misura identica già adottata dalla Recording Industry Association of America (RIAA), che dal 2003 ha avviato una serie di azioni legali contro i singoli utenti, e non più solo contro le piattaforme di peer-to-peer.

 

Gli studios reclamano il risarcimento dei danni e degli interessi che possono arrivare fino a 30.000 dollari per ogni film copiato illegalmente o distribuito online dagli utenti, conformemente alle previsioni della legge in vigore in materia di copyright.

Per coloro che mettono ¿intenzionalmente¿ le copie piratate a disposizione degli internauti, i danni reclamati possono arrivare fino a 150.000 dollari.

 

La MPAA stima che la pirateria di film rappresenta un mancato guadagno per l’industria cinematografica di circa 3,5 miliardi di dollari, ¿senza contare le perdite subite sulle centinaia di migliaia di downloading illegali che avvengono ogni giorno su Internet¿.

 

Il problema della pirateria di musica e film è ormai altamente diffuso e sono tante le misure intraprese anche dalle istituzioni per arginare il fenomeno e limitare i danni.

Proprio ieri, le case discografiche britanniche hanno citato in causa per la prima volta cinque persone accusate di file-sharing illegale di musica, dopo aver concluso decine di concordati per altri casi di pirateria.

 

¿I fan della musica si sintonizzano sempre di più sui siti legali dove scaricano musica online per la scelta, qualità e convenienza che offrono”, ha dichiarato Peter Jamieson, direttore del gruppo commerciale di British Phonographic Industry (BPI).

¿Però non possiamo farla passare liscia agli utenti di file-sharing illegale. Stanno minando i servizi legali e l’industria musicale e stanno infrangendo la legge”

Oltre 60 cause sono state già risolte dalla BPI per via extragiudiziale, facendo pagare ad alcuni utenti danni per circa 9.500 euro.

 

 

Raffaella Natale

 

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