Mercato discografico spiazzato: l¿Antitrust Ue potrebbe dare l¿OK alla fusione Sony-BMG

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Europa



Grosse novit&#224 da Bruxelles, dove si sta decidendo il futuro del mercato discografico europeo. A sorpresa, la Commissione europea dovrebbe autorizzare la fusione delle case discografiche Sony e BMG, divisione musica della tedesca Bertelsmann, secondo quanto appreso nella tarda serata di ieri da alcune fonti vicine al dossier.

Bruxelles ha inviato ¿un chiaro segnale¿ della sua intenzione di approvare l¿operazione, ha spiegato una di queste fonti.

Sony e BMG nella due giorni di audizione a porte chiuse avevano difesa il loro progetto di fusione, davanti ai servizi della Commissione Ue, e i rappresentanti delle Autorit&#224 competenti degli Stati membri della Unione.

Al centro del dibattito, i rischi di una collusione sui prezzi tra le major discografiche.

Ma Sony e BMG hanno risposto che l”accordo e i prezzi potrebbero essere compatibili con una libera competizione.

Inoltre, hanno aggiunto le due major, le apparenti similarit&#224 rilevate nei prezzi possono essere il risultato dell”utilizzo della media nel calcolo dei prezzi al mercato, mentre rilevazioni pi&#249 dettagliate avrebbero rilevato l”esistenza di disparit&#224 nei prezzi pi&#249 veritiere.

Sony e BMG hanno spiegato che ogni Paese ha un mercato differente e non ci sarebbe ¿n&#233 omogeneit&#224, n&#233 collusione¿, come ha indicato una fonte, a margine del primo giorno di audizione.

I servizi del Commissario europeo alla Concorrenza Mario Monti, fino a qualche settimana fa molto critici nei confronti di quest¿operazione, sembrano quindi aver cambiato idea.

A febbraio, quando Bruxelles ha avviato un¿indagine approfondita sul progetto di fusione, i servizi dell¿Antitrust asserivano: ¿La fusione tra Sony e BMG rafforzerebbe in modo significativo la posizione dominante nella quale si trovano le major¿, in particolare perch&#233 ¿sarebbe pi&#249 facile per loro coordinare le loro scelte¿, come avevano scritto nella lista di obiezioni.

Concludendo che il progetto delle due case discografiche risultava ¿incompatibile con il funzionamento del Mercato comune¿.

Se l¿operazione Sony-BMG ricevesse l¿OK dall¿Antitrust Ue, il mercato musicale passerebbe da cinque a quattro major discografiche – Universal, SonyBMG, Warner ed EMI – che controllerebbero circa l¿80% del settore discografico europeo, e i maggiori mercati nazionali dello Spazio economico europeo.

Secondo gli esperti, l¿analisi effettuata dalla Commissione sulle conseguenze di una fusione che darebbe vita a un operatore con una quota del 25,2% del mercato mondiale della musica, &#232 notevolmente pi&#249 ¿dettagliata¿ rispetto a quella effettuata nel 2000, quando a voler realizzare una fusione erano le societ&#224 Warner ed EMI.

All¿epoca, le autorit&#224 di Bruxelles si erano, in effetti, essenzialmente limitate a studiare gli effetti della fusione sul mercato della produzione musicale, lasciando da parte le conseguenze che avrebbe avuto su quello della registrazione musicale, vale a dire la vendita dei Cd.

A maggio, i servizi dell¿Antitrust Ue avevano indirizzato a Sony e BMG una severa lista di obiezioni, nella quale si stimava che, da un¿analisi preliminare, l¿operazione sembrava incompatibile con le disposizioni normative Ue in materia di concorrenza.

Una jointventure al 50% tra le due big del mercato musicale, potrebbe portare ad una tacita collusione nei prezzi, come viene evidenziato da alcune similarit&#224 gi&#224 rilevate nel prezzo di vendita al dettaglio e all”ingrosso.

Ma Sony e BMG hanno risposto che l”accordo e i prezzi potrebbero essere compatibili con una libera competizione.

Inoltre, hanno aggiunto le due major, le apparenti similarit&#224 rilevate nei prezzi possono essere il risultato dell”utilizzo della media nel calcolo dei prezzi al mercato, mentre rilevazioni pi&#249 dettagliate avrebbero rilevato l”esistenza di disparit&#224 nei prezzi pi&#249 veritiere.

Sony e BMG hanno spiegato che ogni Paese ha un mercato differente e non ci sarebbe ¿n&#233 omogeneit&#224, n&#233 collusione tacita¿, come ha indicato una fonte, a margine del primo giorno di audizione, che sta avvenendo a porte chiuse a Bruxelles.

Ma la scorsa settimana, alcune case discografiche indipendenti avevano lasciato intendere che la Commissione evocava, nella comunicazione della lista di obiezioni che recentemente ha fatto pervenire a Sony e BMG, la possibilit&#224 che i due Gruppi coordinassero i loro prezzi. Cosa smentita dalle due major discografiche.

Evidentemente le due case discografiche si sono mostrate sufficientemente convincenti, nel corso dell¿audizione, ma anche nelle argomentazioni scritte che hanno dovuto trasmettere precedentemente alla Commissione, per portare l¿Antitrust alle loro ragioni.

Sony e BMG hanno presentato fin dall¿inizio il loro matrimonio come un mezzo per affrontare la crisi del settore, determinata a loro avviso dall¿esplosione della contraffazione di Cd e dalla pirateria online.

La notizia ha naturalmente spiazzato i player del settore, ormai convinti che la Ue avrebbe fatto valere la loro causa ed evitato il rischio di un¿ulteriore concentrazione sul mercato della musica.

Questo progetto ha degli agguerriti oppositori, in primis le etichette indipendenti, che attribuiscono le colpe del declino del settore a un¿eccessiva concentrazione.

I rappresentanti di Impala e dell”Upfi (Unione dei produttori francesi indipendenti) hanno prodotto dei documenti davanti alla Commissione che provano che le major agirebbero di concerto per gestire i prezzi di vendita dei dischi. Si tratta di una crescita dei prezzi stabilit&#224 in modo regolare nei negozi al dettaglio, della casa discografica giapponese.

Sony e BMG hanno, dal loro canto, sempre negato il fatto che ci sia un tacito accordo tra le major sui prezzi dei Cd. Ricordando, a giusto titolo, che nessuno studio &#232 riuscito a dimostrare ci&#242.

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Raffaella Natale


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