Internet e propaganda razzista: istituzioni e industria fanno il punto della situazione

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Europa



Si terr&#224 mercoled&#236 e gioved&#236 a Parigi una Conferenza internazionale dedicata alla sempre pi&#249 stretta relazione tra la propaganda razzista, xenofoba e antisemita su Internet e i crimini ispirati dall¿odio.

Alla luce delle divergenze euro-atlantiche riguardo l¿approccio al problema, i rappresentanti delle istituzioni, delle associazioni non governative e i membri dell¿industria rifletteranno sulle possibili soluzioni, tutti d¿accordo, comunque, a preservare la libert&#224 d¿espressione su Internet.

La riunione &#232 stata proposta dalla Francia all¿OSCE (Organizzazione per la sicurezza e Cooperazione in Europa), e s¿inscrive in una serie di incontri che l¿organizzazione – che ha sede a Vienna e riunisce 55 Stati dall¿Albani all¿Uzbekistan ¿ ha organizzato per promuovere la tolleranza e la non discriminazione.

Uno contro l¿antisemitismo si &#232 tenuto poche settimane fa a Berlino, un altro sulla lotta contro il razzismo avr&#224 luogo a Bruxelles il prossimo autunno.

Il controverso rapporto tra Internet e le nuove striscianti forme di incitamento all¿odio razziale, verr&#224 per&#242 discusso per la prima volta ufficialmente nell¿incontro di Parigi, in cui si rifletter&#224 su una possibile struttura normativa per arginare il fenomeno, su nuovi metodi di collaborazione tra settore pubblico e privato nella lotta contro il razzismo, la xenofobia e l¿antisemitismo in Rete e si esamineranno le best practice nell¿educazione degli Internauti e nella loro sensibilizzazione verso il problema.

L¿ambasciatore degli Stati Uniti presso l¿OSCE, Stephan Minikes, ha insistito sull¿importanza della collaborazione tra Usa ed Europa per il successo della riunione di Parigi, pur insistendo sulla volont&#224 americana di privilegiare un approccio volontario al problema.

¿Per noi quello che conta &#232 quello che autorizza la nostra Costituzione¿, ha affermato Minikes, con riferimento al primo emendamento che garantisce la libert&#224 di espressione.

Rifiutando il rischio di ¿pressioni¿ governative nei confronti della Rete, l¿ambasciatore ha riferito che il settore privato ¿¿&#232 abbastanza intelligente¿ per trattare con le ONG e prendere delle buone decisioni.

Il dibattito transatlantico &#232 scoppiato negli ultimi anni in occasione del processo contro l¿ex presidente del portale Yahoo! Timothy Koogle, accusato di aver ospitato sul proprio sito un”asta nazista.

Koogle aveva cercato per due anni di evitare il processo a Parigi, sollevando un vizio di procedura.

L”ex presidente sosteneva infatti che un tribunale francese non potesse giudicare un americano per presunti reati commessi negli Stati Uniti e che comunque, nell”epoca di Internet, una societ&#224 come Yahoo!, operativa sul piano mondiale, non pu&#242 essere assoggettata alle leggi di ogni singolo paese.

I giudici francesi, per&#242, si sono dichiarati competenti, ritenendo che se il sito &#232 accessibile in Francia deve sottostare alla legislazione francese.

Il caso si &#232 chiuso con il proscioglimento di Koogle, alla luce del fatto che nessuno avrebbe potuto in realt&#224 sostenere che lui o Yahoo avessero avuto la volont&#224 reale di propagandare i crimini nazisti.

Gli operatori dell¿industria, da canto loro, si dicono pronti a continuare la loro collaborazione con le associazioni che lottano contro la propaganda razzista.

Google sul sito americano (google.com) cerca di prevenire gli internauti e chi cerca, ad esempio, la parola ebreo viene rimandato su siti di lotta contro l¿antisemitismo.

¿Gli Stati possono avere strumenti giuridici differenti ¿ fa sapere la societ&#224 ¿ ma tutti prendono sul serio la minaccia derivante dai siti che incitano alla morte degli arabi, o degli ebrei, o degli africani¿.

Quello che le associazioni vogliono sottolineare, &#232 che non si tratta di limitare la libert&#224 di espressione su Internet, ma di proteggere i pi&#249 giovani da informazioni difficili da contestualizzare o da circoscrivere.

Suzette Bronkhost, responsabile dell¿International Network against cyber hate (http://www.inach.net/), dice che il primo emendamento non autorizza affatto ¿tutti gli abusi¿, perpetrati su Internet, dalla negazione dell¿olocausto all¿incitazione ai crimini razziali.

Magenta, un¿organizzazione che combatte dal 1992 contro il razzismo e altre forme di discriminazione ¿ ha ricevuto 1242 querele per 477 minacce legate all¿antisemitismo e 231 legate all¿islamofobia nel 2003.

E non &#232 che la punta dell¿iceberg, dato che su Internet ci si pu&#242 imbattere in milioni di esempi, mentre gli autori della propaganda razzista cambiano sovente sito o Paese e sono quindi difficilmente identificabili e condannabili.

La riunione di Parigi vuole essere comunque una prima tappaverso un accordo internazionale che crei le basi per la soluzione del problema.

Il programma dell¿incontro

&#169 2004 Key4biz.it

Alessandra Talarico

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