Progetto Galileo: in stallo le trattative Europa-Usa

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Nessun accordo &#232 stato raggiunto riguardo il tipo di segnale da usare per il sistema di navigazione satellitare europeo Galileo.

Usa e Europa sono infatti rimaste ferme sulle proprie, contrapposte, posizioni in merito alla delicata vicenda che vede gli Stati Uniti impegnati nel tentativo di imporre all¿Europa il proprio standard a meno di non voler provocare un logoramento dei rapporti transatlantici.

All¿inizio di gennaio, il Pentagono si era detto disposto a condividere il proprio know how nel settore, se l¿Unione Europea avesse accettato di adottare gli standard tecnici made in Usa.

L¿Europa si &#232 per&#242 subito opposta all¿ipotesi di adeguarsi ai dettami Usa, dichiarando di aver gi&#224 apportato diverse modifiche al sistema, proprio per venire incontro alle richieste americane relative alla sicurezza.

Il Pentagono sostiene in pratica che alcuni servizi di Galileo possano interferire con le capacit&#224 del GPS durante i conflitti militari. A destare le preoccupazioni del Pentagono, la questione della cosiddetta copertura M Code: gli Usa ritengono inammissibile che uno dei quattro servizi proposti da Galileo possa sovrapporsi allo spettro di radiofrequenza riservato al sistema GPS per scopi militari. In caso di operazioni cruciali, infatti, bloccare un segnale implicherebbe bloccare anche l¿altro, minando l¿efficacia dei sistemi Nato e mettendo in pericolo la sicurezza nazionale e dei Paesi alleati.

Se l¿Europa accettasse di accogliere la richiesta, gli Usa si impegnerebbero anche ad usare la struttura di segnali per la prossima generazione del sistema globale di posizionamento (GPS), trasformando di fatto Galileo in uno standard internazionale e aprendo la via agli investimenti.

Da qui le critiche della Comunit&#224 europea che, pur ammettendo i vantaggi di uno standard comune, sostiene che l¿interesse del Pentagono vada aldil&#224 delle preoccupazioni per la sicurezza internazionale e nasconda ben altri interessi di natura economica.

Nel corso degli incontri svolti lo scorso novembre, la Commissione aveva acconsentito a creare un a nuova struttura di segnale per un altro servizio di Galileo ¿ il cosiddetto Public Regulated Signal riservato alle amministrazioni pubbliche in materia di protezione civile. La decisione sembrava aver dissolto i dubbi del Pentagono che per&#242 &#232 tornato alla carica durante gli ultimi incontri, durante i quali la Commissione &#232 rimasta ferma sulla sua opzione — l”utilizzo del sistema Binary Offset Carrier o BOC, invece di accettare lo standard Usa noto come BOC 1.1.

I sistemi di navigazione satellitare attualmente operativi sono due: il Global Positioning System (GPS) degli Stati Uniti ed il russo Global Orbiting Navigation Satellite System (GLONASS). Si tratta di due reti militari, composte ciascuna da una costellazione nominalmente di 24 satelliti operativi.

Nonostante le loro origini militari, sia per il GPS sia per il GLONASS erano previste anche applicazioni civili, ma l”uso non militare dei sistemi si &#232 sviluppato ben oltre quelle che erano le previsioni originali.

Per questo motivo l” Europa ha deciso di procedere al programma Galileo, basato su una costellazione di 30 satelliti in orbita terrestre media, cio&#232 a un¿altitudine di circa 24 mila chilometri, che copre tutta la superficie della Terra.

Un portavoce Ue, Anthony Gooch ha reso noto che sia l¿Europa che gli Usa sperano che si giunga a una soluzione che armonizzi al massimo i due sistemi, per il beneficio degli utenti, dei service provider e delle aziende.

Tuttavia la Ue insiste sui vantaggi del sistema europeo rispetto a quello Usa: la struttura di segnale attualmente preferita dagli europei per i servizi in questione – ha riferito Gooch – assicurerebbe agli utenti molta pi&#249 precisione rispetto alla tecnologia americana, garantendo un margine massimo di errore di soli 5 metri.

“Speriamo che gli Usa capiscano i vantaggi di utilizzare il nostro sistema 1.5” per il segnale civile sui satelliti Global Positioning System (Gps) di prossima generazione¿, ha concluso il portavoce.

Alessandra Talarico

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