Vivendi Universal, una nuova partenza? – II PARTE

di |

Mondo



di Raffaella Natale

La giustizia

Nel frattempo si sono presentati per Vivendi i primi problemi con la giustizia, gi&#224 degli azionisti di minoranza americani avevano sporto denuncia contro il Gruppo e il 29 ottobre 2002 anche (Association des petits porteurs actifs) ha depositato una querela presso il tribunale di Parigi.

Il capo di imputazione &#232 quello di falso in bilancio per gli esercizi 2000-2001, quello relativo alla presidenza di Jean-Marie Messier.

Il gruppo Vivendi &#232 accusato d”aver diffuso informazioni false e tendenziose sull”andamento della societ&#224 e d¿aver celato il reale stato finanziario in cui riversava e la gravit&#224 dei suoi problemi di liquidit&#224, allo scopo di convincere gli azionisti a investire nella societ&#224.

Tre magistrati, Ren&#233 Cros, Bruno Pireyre e Henri Pons, hanno l”incarico di istruire il dossier all”ufficio finanziario del tribunale di Parigi.

La holding si &#232 comunque costituita parte civile nel procedimento pendente ed &#232 pronta a collaborare all”indagine.

La Guardia di Finanza ha proceduto, nel dicembre scorso, ad una serie di perquisizioni nella sede a Parigi di Vivendi Universal, in avenue de Friedland, e nei due domicili dell”ex presidente del Gruppo francese Messier che ricopriva l¿incarico al tempo dei fatti oggetto di indagine.

E¿ diventata ufficiale anche l¿inchiesta aperta negli Stati Uniti dalla SEC (Security Exchange Commission).

L¿inchiesta &#232 portata avanti congiuntamente con quella gi&#224 avviata dall¿ufficio del Procuratore del distretto sud di New York.

L¿inchiesta civile, che ha come scopo quello di risarcire gli interessi degli azionisti danneggiati, &#232 totalmente separata da quella condotta in sede penale dal Procuratore generale del distretto sud di New York sulla contabilit&#224 di VU.

La denuncia dell¿Associazione di difesa dei piccoli azionisti (ADAM), depositata sotto forma di una procedura collettiva, era stata gi&#224 accolta alla fine di ottobre.

Intanto il Gruppo deve affrontare una spinosa questione proprio con l¿ex presidente.

Messier ha fatto appello al Gruppo francese di ¿onorare¿ il contratto di fine rapporto, che prevede il versamento di circa 20,6 milioni di euro di indennit&#224.

Messier sostiene anche che il Gruppo gli debba versare, secondo i termini del contratto, cinque volte tanto il suo stipendio annuale di 5,12 milioni di euro che percepiva nel 2001, sostenuto anche dalla decisone di un il tribunale arbitrale di New York, che gli ha dato ragione.

In una mail indirizzata al Financial Times, Messier ha scritto che adesso ¿Vivendi deve rispettare il contratto di fine rapporto, che porta in calce la firma della societ&#224¿.

Ma il Gruppo si rifiuta di pagare qualsiasi tipo di indennizzo, in quanto ufficialmente Messier ha dato le dimissioni.

In realt&#224, secondo alcune fonti, la liquidazione sarebbe stata promessa a Messier, in cambio di dimissioni immediate, da Marc Vienot, ex PDG della Societ&#233 Generale, azionista del Gruppo. Ma la promessa di Vienot, che aveva agito senza mandato, non era stata approvata dal consiglio di VU.

Jean-Ren&#233 Fourtou ha definito il giudizio del tribunale americano ¿indecente e scandaloso¿, soprattutto alla luce dei gravi danni causati dalla presidenza Messier alla societ&#224 francese.

Il presidente ha aggiunto che tutto questo &#232 scandaloso per gli azionisti rovinati dalla presidenza Messier, cos&#236 come per i dipendenti che ¿hanno visto sparire gran parte dei loro risparmi¿, consigliati dallo stesso Messier a investirli in azioni della societ&#224, gi&#224 quando sapeva che la situazione finanziaria del Gruppo era disastrata.

Anche se, secondo le ultime indiscrezioni, Messier, Jean-Ren&#233 Fourtou e Jacques Espinasse, direttore finanziario della major, avrebbero gi&#224 firmato un accordo nel quale si impegnano a rispettare la decisione del tribunale arbitrale di New York e a evitare di ricorre ad altri gradi di giudizio contro questa decisione che li obbliga al versamento della liquidazione.

Il quotidiano Lib&#233ration, parla di una clausola in base alla quale ¿n&#233 Vivendi, n&#233 Messier avvieranno azioni collaterali per tentare di modificare o respingere la decisione dei giudici arbitrali¿.

Il giornale spiega anche che l¿accordo era stato ¿firmato nell¿ottobre 2002 di proprio pugno¿ da Fourtou ed Espinasse.

Vivendi non potr&#224, quindi, sottrarsi dal pagare la liquidazione a Messier, i tre giudici newyorchesi ritengono che non ci siano basi legali che permettano a VU di poter rimettere in discussione il contratto di fine rapporto firmato il 1° luglio 2002.

L¿Entertainment americano

Dopo mesi di trattative, Vivendi Universal ha finalmente scritto la parola fine sul dossier che riguarda la cessione dell¿Entertainment americano.

Asset stimato in circa 20 miliardi di dollari, che comprende gli studios cinematografici Universal, la casa discografica Universal Music Group, l¿emittente televisiva via cavo Sci-Fi e i parchi divertimento negli Stati Uniti.

Vivendi Universal Entertainment (VUE) &#232 stata ceduta al Gruppo americano General Electric (GE), piuttosto che ad Edgar Bronfman Jr (membro del Consiglio d¿amministrazione di Vivendi Universal ed ex patron di Seagram).

Accanto al giovane Bronfman, secondo indiscrezioni di stampa, in cordata c¿erano anche il fondo Blackstone Group, che controlla il 50% degli asset, e il fondo Thomas Lee Partners, gi&#224 acquirente, sempre da Vivendi, della casa editrice Houghton Mifflin. Ma anche l”operatore via cavo Cablevision e le societ&#224 finanziarie Wachowia e Merrill Lynch.

All¿operazione avrebbe partecipato anche il padre di Bronfman e la Providence Equity Partners, che era particolarmente interessata alla divisione americana.

value. Infatti, secondo alcuni rumor, Vivendi avrebbe deciso di non accettare proposte inferiori ai 14 miliardi di dollari.

Vivendi rimarr&#224 azionista del 20% della nuova unit&#224, che provvisoriamente si chiamer&#224 NBC Universal.

In Cda, riunitosi nella serata del due settembre 2003, ha prevalso la linea del presidente Jean-Ren&#233 Fourtou.

A margine del Consiglio, un portavoce di Vivendi ha annunciato che la societ&#224 francese ha deciso di seguire la linea del presidente, preferendo una soluzione che permetter&#224 alla societ&#224 di rimanere ancora sul mercato americano della Tv via cavo.

E¿ stato gi&#224 firmato un accordo preliminare con General Electric, in vista della negoziazione esclusiva che dovrebbe portare alla fusione di VUE e di NBC, polo televisivo di propriet&#224 di GE.

Fourtou ha lasciato intendere che il montante dell¿operazione dovrebbe aggirarsi intorno ai 14 miliardi di dollari, che dovrebbero corrispondere alla stima dell¿86% che VU detiene nel capitale di VUE.

Se cos&#236 dovesse essere, il presidente avrebbe fatto sicuramente bingo, riuscendo a portare nelle esangui casse di VU proprio la somma che si era prefisso e che aveva fatto ritirare le altre candidature dalla corsa all¿acquisto.

A parte NBC e il consorzio guidato da Bronfman, precedentemente avevano presentato la loro offerta anche Liberty Media di propriet&#224 del miliardario John Malone e il colosso americano dei media Viacom, guidato da Summer Redstone.

Il magnate del petrolio Marvin Davis era stato scartato da principio, la sua proposta non corrispondeva all¿enterprise value. Infatti, Vivendi non ha accettato offerte inferiori ai 14 miliardi di dollari.

Condizione che ha fatto venir meno anche l¿offerta degli studi cinematografici Metro-Goldwyn-Mayer (MGM), disposti a comprare per non pi&#249 di 11,5 miliardi di dollari.

Adesso, secondo i termini dell¿accordo chiuso con GE, a parte la quota del 20% del nuovo Gruppo (l¿80% sar&#224 controllato da GE, ndr), alla societ&#224 francese spetteranno tre posti in Cda, ricever&#224 circa 3,25 miliardi di dollari cash e beneficer&#224 di un trasferimento del debito pari a 1,6 miliardi.

VU si &#232 impegnata a rimanere azionista fino al 2006, dopo di che decider&#224 gradualmente di uscire dal capitale azionario.

Jean-Ren&#233 Fourtou ha preferito GE a Edgar Bronfman Jr, che offriva maggiore liquidit&#224, perch&#233 crede nella maggiore sinergia che pu&#242 avere l¿alleanza NBC/VUE.

Secondo indiscrezioni Bronfaman aveva messo sul tavolo delle trattative circa 6,5 miliardi di dollari cash e si sarebbe accollato 2,5 miliardi di dollari di debiti.

A parte il fatto che l¿alleanza con Bronfman (dal quale Vivendi aveva rilevato l¿Entertainment nel 2001 sotto la presidenza di Jean-Marie Messier, ndr) avrebbe comportato un¿immediata uscita dal mercato americano dei media.

La nuova unit&#224 raggrupper&#224 la Tv nazionale americana NBC, le emittenti cablate CNBC, MSNBC e USA Network, gli studios cinematografici Universal Pictures e la Universal Television, produttore e distributore di contenuti televisivi.

Il tutto rappresenter&#224 un giro d¿affari annuo di 13 miliardi di dollari, per VU si sta per dar vita alla major di media pi&#249 forte del mercato statunitense.

Questa operazione si colloca nell¿ambito del piano di riduzione dell¿indebitamento del Gruppo francese, con la cessione degli asset ritenuti non-core per un valore di 16 miliardi di euro da qui al 2004.

Per quella data, ha assicurato Fourtou, si sar&#224 realizzato un taglio dei debiti per 5 miliardi di euro (nel giugno scorso i debiti di VU erano 13,5 miliardi), in particolare grazie alla risoluzione degli accordi con l¿imprenditore americano Barry Diller, fino a qualche mese fa vicepresidente di VU e a capo dell¿Entertainment.

Con quest¿ultima operazione, si delinea sempre pi&#249 una Vivendi divisa tra l¿attivit&#224 delle telecomunicazioni e quella dell¿Entertainment. Rimarranno unite? Quale sar&#224 il futuro della societ&#224 rimane ancora un¿incognita. Fourtou ha detto ai cronisti che vuole riservarsi ancora qualche mese di tempo, prima di rispondere a questa domanda cruciale.

Conclusione

In totale dall¿arrivo di Fourtou a Vivendi sono state cedute circa 8 miliardi di euro di attivit&#224.

Il successore di Messier &#232 stato pi&#249 rapido del previsto. L¿indebitamento netto che era di 13.9 miliardi di euro al 31 dicembre 2002, arriver&#224 a 10.9 miliardi per la fine del 2003 e a 7.6 miliardi per il 2004.

Ormai la struttura iniziale del Gruppo non &#232 pi&#249 la stessa, tutte le attivit&#224 tradizionali di Vivendi (edizioni, stampa, ambiente) sono state cedute o sono sul punto di esserlo.

Per gli analisti, Vivendi ha adesso davanti a s&#233 il riassestamento della Pay TV francese CanalPlus e la cessione dell¿Entertainment statunitense.

La prima impegner&#224 il management del Gruppo in un piano di ristrutturazione al fine di permettere la quotazione in Borsa alla fine del 2003.

Mentre per gli asset americani si dovr&#224 aspettare la chiusura delle negoziazioni, che il Gruppo spera di poter chiudere su una cifra non inferiore ai 14 miliardi di dollari.

Adesso &#232 spuntata anche la possibilit&#224 che Vodafone lanci un¿Opa sulla stessa Vivendi Universal.

L¿operatore britannico potrebbe rilevare Vivendi per mettere le mani sulle sue filiali di telefonia Cegetel, SFR e Maroc Telecom.

Vivendi Universal ha riferito in un comunicato che Vodafone il 30 gennaio 2004 concluder&#224 il suo impegno di non acquistare azioni Vivendi.

“Vodafone ha dato a Vivendi Universal un preavviso di sei mesi per la sua intenzione di terminare l”impegno di non acquistare azioni di Vivendi Universal”, ha detto il Gruppo francese in una nota.

L”impegno era una delle misure presenti nell”accordo sottoscritto da Vivendi e Vodafone il 29 gennaio 2000 in relazione allo sviluppo del portale Internet Vizzavi.

Inizialmente prevista con una durata di tre anni, e poi aumentata a quattro, la clausola conteneva la possibilit&#224 che Vodafone ponesse fine all”accordo con un preavviso di sei mesi

Vodafone potr&#224 acquisire dei titoli Vivendi Universal a partire dal 30 gennaio 2004, data in cui scadr&#224 la clausola ”standstill”.

Il Gruppo britannico, infatti, ha annunciato a Vivendi Universal la propria intenzione a non volersi pi&#249 avvalere dell”impegno ””a non acquisire titoli”” del Gruppo francese.

Probabilmente la possibile operazione d¿acquisto da parte di Vodafone non sar&#224 realizzata immediatamente dopo l¿estinzione della clausola di non acquisto delle azioni di Vivendi, perch&#233 bisogner&#224 aspettare la cessione degli asset americani dell¿Entertainment, ma anche la fusione TPS-Canal Satellite che render&#224 maggiormente profittevole l¿attivit&#224 del Gruppo francese sul mercato della televisione.

Vivendi Universal, una nuova partenza? -I PARTE

Vivendi Universal, una nuova partenza? -II PARTE