Vivendi Universal, una nuova partenza?

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Mondo



di Raffaella Natale

Chi ha potuto dimenticare il volto coperto di Jean-Marie Messier chesi allontanava da avenue de Friedland, (l¿headquarter di Vivendi Universal, ndr) sul sedile posteriore di una berlina scura?

Quelle immagini hanno fatto il giro del mondo. La triste fine di un uomo, che fino a poco tempo sorrideva dalle copertine di tutti i giornali come una star, e il tracollo di un grande Gruppo.

J2M, com¿&#232 conosciuto Messier nel jet-set, ha rimesso il mandato, nelle mani del Consiglio d¿Amministrazione il primo luglio 2002.

L¿ex presidente di Vivendi Universal ha deciso di lasciare dopo aver perso il sostegno dei membri europei della holding.

Il Consiglio, rimasto in riunione fino a tardi, contro ogni aspettativa aveva deciso in un primo momento di mantenere Messier in carica, invertendo il corso delle cose.

Decisione questa che non aveva per&#242 trovato l¿appoggio dei rappresentanti della famiglia Bronfmann, principali azionisti di Vivendi con il 5,05% del capitale, preoccupati per la perdita di valore del loro investimento.

All¿ultima riunione Messier ha perso anche l¿appoggio dei membri francesi.

Il capo di Alcatel Serge Tchruk, l¿ex numero uno della Societ&#233 G&#233n&#233ral Marc Vienot e Jaques Friedman, a lungo supporter di Messier, riunitisi nella sede dell¿Alcatel per discutere la situazione, hanno cambiato fronte.

Davanti al rifiuto di Messier essi avrebbero addirittura minacciato ritorsioni penali e un¿uscita pubblica di dissenso sul suo operato all¿apertura del mercato finanziario.

E¿ a questo punto che Messier ha deciso di fare un passo indietro.

Gli analisti francesi sostengono che a non piacere sarebbe stata la strategia ¿americana¿ di Messier. Il collasso del Gruppo sarebbe dipeso dalla sua visione ¿futuristica¿ e ¿americanofila¿.

L¿ex presidente e amministratore delegato, nato in Francia, ma newyorchese di adozione, si era infatti impegnato a trasformare quella che era una societ&#224 focalizzata su scala nazionale sul business dell¿acqua in una multinazionale globale attiva nel settore dei media, ma che lentamente &#232 scivolata in rosso.

Il suo progetto di creare un colosso dei media stile Usa &#232 definitivamente fallito a causa dell¿estrema diversificazione del Gruppo.

Messier ha incominciato ad aver maggiori problemi quando le azioni sono cadute a picco.

A nulla sono valsi i tentativi, da parte del management di tranquillizzare il mercato con una nuova politica di disimpegno.


Jean Ren&#233 Fourtou

A succedere a Messier &#232 Jean Ren&#233 Fourtou, 63 anni, la decisione sarebbe stata adottata dal Consiglio all¿unanimit&#224 e avrebbe avuto anche l¿avallo del primo ministro francese Jean Pierre Raffarin.

Fourtou precedentemente ricopriva il ruolo di vicepresidente del colosso farmaceutico franco tedesco Aventis.

Ad appoggiare la sua candidatura sarebbe stato Claude B&#233b&#233ar, ex presidente del gruppo assicurativo Axa, a capo del comitato finanziario che ha eseguito un audit sui conti del Gruppo.

La nomina di Fourtou sarebbe stata sostenuta anche dagli azionisti americani capeggiati dai Bronfmann.

Dal mondo politico il sostegno alla nuova nomina &#232 arrivato anche dal presidente francese Jacques Chirac, che non aveva perdonato a Messier di aver provocato la crisi della Pay TV CanalPlus in piena campagna presidenziale e di aver inoltre sostenuto Edourd Balladur quando nel 1995 sfid&#242 Chirac all¿Eliseo.

Fourtou &#232 uno dei manager pi&#249 noti e apprezzati in Francia. Una figura molto diversa da quella spumeggiante e glamour di Jean-Marie Messier.

Uomo discreto, ma determinato, il nuovo presidente &#232 un ¿polytechnicien¿, come viene definito da alcuni, che ha grande fama di ristrutturatore di Gruppi in crisi.

Fourtou ha immediatamente messo mano alla situazione e nel volgere di poco tempo ha presentato al Consiglio d¿Amministrazione il nuovo business plan, che prevede la vendita degli asset considerati non pi&#249 strategici per il Gruppo.

L¿obiettivo &#232 quello di riportare in pareggio la societ&#224 e ridurre il pesante indebitamento, che all¿arrivo di Fourtou era di 19 miliardi di euro, solo per le attivit&#224 media.

Il 25 settembre 2002 Fourtou ha convocato una conferenza stampa, per presentare il suo piano di rilancio.

La natura del Gruppo &#232 quella di avere delle attivit&#224 diversificate e Fourtou ha deciso di concentrare tutto essenzialmente nel settore dei media e della comunicazione.

¿Le attivit&#224 dell¿intrattenimento – ha detto Fourtou – saranno valorizzate e sviluppate, con quelle della musica della televisione e della telefonia¿.
Fourtou ha raccontato di aver trovato la societ&#224 in uno stato di crisi di liquidit&#224 preoccupante.

Nel giro di tre mesi, per&#242 il PDG &#232 riuscito a farsi concedere una linea di credito iniziale di un miliardo e di due miliardi successivi, che sono stati accordati dalle banche il 18 settembre.

Questo ha permesso al Gruppo di far fronte alla scadenze immediate e di programmare con pi&#249 tranquillit&#224 l¿avvenire di Vivendi.

Fourtou ha confermato che saranno cedute le attivit&#224 non-core del Gruppo, per far fronte alla riduzione dell¿indebitamento.

Dismissioni

Il programma iniziale prevedeva 10 miliardi di cessioni in due anni, avendo deciso di non limitarsi alla vendita della casa editrice americana Houghton Mifflin, ma di vedere l¿intero polo editoriale Vivendi Universal Publishing.

Si parla adesso di cessioni per 12 miliardi in 18 mesi. L¿obiettivo &#232 quello di riportare l¿indebitamento a 6 miliardi di euro per 2004 con un margine di manovra finanziaria dell¿ordine di 2,3 miliardi di euro per la fine del 2003.

Per quel che riguarda Canal Plus si &#232 deciso di concentrare le attivit&#224 in Francia e di vendere quelle internazionali.

CanalPlus Technologies &#232 stata gi&#224 ceduta a Thomson Multim&#233dia per una somma pagata cash di 190 milioni di euro.

La scelta del nuovo presidente &#232 quella di smantellare il Gruppo, cos&#236 come richiesto dagli azionisti americani.

Questa nuova visione, ha determinato la messa in vendita di Vivendi Universal Entertainment (VUE).

Mentre ai francesi resterebbe la Tv europea (CanalPlus), la telefonia fissa e mobile (Cegetel e Sfr), la filiale Environnement.

Fourtou dimostra giorno dopo giorno la coerenza con i suoi iniziali propositi e guadagna l¿appoggio degli analisti, dopo essere stato ampiamente criticato per la cessione di parte delle partecipazioni in Vivendi Environnement e delle attivit&#224 editoriali.

La cessione del portale internet Vizzavi a Vodafone, una delle prime decise da Fourtou, rivela la necessit&#224 di cambiare rotta.

Il portale Vizzavi era detenuto pariteticamente dalle due societ&#224, &#232 passato a Vodafone per una cifra di 142,7 milioni di euro.

La scelta far&#224 risparmiare al Gruppo almeno 171 milioni di euro, che alleggeriranno l¿esercizio 2002-2003.

Rilevando il 50% di Vivazzi, Vodafone controller&#224 cos&#236 il 100% del portale Internet, lanciato nel giugno 2000 dai due colossi delle telecomunicazioni con un investimento di pi&#249 di un miliardo di euro.

Ad essere venduto &#232 stato anche Express-Expansion e Comareg a Socpresse, editore di Le Figaro, per 320 milioni di euro.

Altra operazione conclusa da Fourtou &#232 stata quella della vendita della Pay TV italiana TelePi&#249, alla News Corporationdi Rupert Murdoch.

Nel memorandum d¿intesa, che il magnate aveva sottoscritto con l¿ex ad di Vivendi, Jean-Marie Messier, si parlava di una somma intorno al 1.5 milioni di euro, che si &#232 poi ridotta a un miliardo di euro.

Il valore complessivo dell¿operazione, che corrisponde all¿enterprise value della societ&#224, &#232 stato fissato in 920 milioni di euro.

In particolare la News Corporation verser&#224 470 milioni di euro cash e si assumer&#224 450 milioni di debito.

In cambio, Murdoch ha concesso a Vivendi di acquistare subito, attraverso la News Corp, un credito di circa 310 milioni di euro, vantato da Vivendi nei confronti di TelePi&#249, che nella precedente versione degli accordi doveva essere, invece, rimborsato entro il 2004.

Fourtou ha deciso di cedere anche parte del polo editoriale, le attivit&#224 europee e sud americane a Lagard&#232re per 1,25 miliardi di euro.

Il 20,4% di Vivendi Environnement &#232 invece passato a EdF (Electricit&#233 de France) per 1,856 milioni di euro, importanti per portare cash alle casse di Vivendi, una cessione successiva &#232 prevista per i primi messi di quest¿anno.

Importante la manovra che ha portato recentemente Vivendi a contrastare l¿ambizione di Vodafone a montare il capitale dell¿operatore di telefonia fissa francese Cegetel.

Fourtou non ha voluto rinunciare al cash-flow dell¿operatore di telefonia fissa e della sua filiale SFR, operatore mobile.

Avendo dato per molto tempo l¿idea di una nave che non sapeva che rotta seguire, oggi Vivendi mostra con orgoglio una strategia industriale intorno alla comunicazione in senso largo, privilegiando l¿interesse degli azionisti.

Da questo punto di vista, la scelta di riscattare Cegetel appare coerente con questa decisione, ma soprattutto con la necessit&#224 di migliorare sensibilmente la fisionomia finanziaria del Gruppo nel medio termine.

Fourtou ha dovuto e fare i conti con la tesoreria della societ&#224 prima di rifiutare l¿offerta di Vodafone di 6,77 miliardi di euro per la sua quota del 44% in Cegetel e, esercitando il suo diritto di prelazione, acquistare per 4 miliardi di euro la quota del 26% di British Telecom.

Ultima cessione del 2002 quella della casa editrice di Boston, Houghton Mifflin, fondata nel 1832, specializzate nelle pubblicazioni scolastiche.

Il 31 dicembre il Gruppo ha annunciato la vendita dell¿editore americano, dopo due mesi di trattative con gli acquirenti.

L¿operazione &#232 stata conclusa con i fondi di investimento ThomasH. Lee et Bain Capital, che verseranno 1,28 miliardi cash e si accolleranno 380 milioni di debiti.

Adesso di Vivendi Universal Publishing rimane solo la divisione video giochi, ma &#232 gi&#224 in programma la vendita di alcune quote sul Nasdaq entro l¿anno.

Esercizio 2002

Vivendi Universal, intanto strappa il record di conti in rosso a France T&#233l&#233com.

Il Gruppo ha chiuso l”esercizio 2002 con una perdita netta di 23,3 miliardi di euro.

La pi&#249 pesante perdita mai registrata da una societ&#224 francese, che ha superato anche quella di 20,7 miliardi di euro, di France T&#233l&#233com. Un passivo, quello di VU, ben superiore alle attese di mercato pi&#249 modestamente poste intorno a 13,1 miliardi.

Nonostante tutto, il Gruppo francese riduce il suo debito, che passa da 31,3 a 12,3 miliardi al 31 dicembre 2002.

Malgrado la perdita colossale, Fourtou si ritiene ottimista e annuncia, per la prima volta in tre anni, che la societ&#224 ha tutti gli strumenti necessari per uscire dal rosso per il 2003.

Venderemo ¿¿alle migliori condizioni possibili¿ ha sottolineato Fourtou nel corso della presentazione dei risultati, precisando che ¿con circa 4 miliardi a disposizione il Gruppo pu&#242 guardare al futuro con serenit&#224¿.

La fortissima perdita, spiega una nota, &#232 dovuta agli oneri finanziari sul goodwill (18,4 miliardi) e a minusvaluenze del portafoglio investimenti per 2,9 miliardi.

Il Gruppo ha gi&#224 ceduto molti asset e conta di cederne altri per un valore di 7 miliardi di euro per la fine del 2003, con un obiettivo di disimpegno a fine 2004 per 16 miliardi di euro.

L”utile operativo (sui sei business strategici) &#232 di 3,2 miliardi.

Il cash-flow operativo &#232 positivo per 2,6 miliardi e si promette anche il ritorno in nero nel 2003 grazie al miglioramento di redditi operativi e cash-flow.

A fine dicembre Vivendi aveva 12,3 miliardi di euro di debiti netti e a proposito delle emissioni obbligazionarie, che sono state da tempo declassate a junk, si ripromette di tornare investment grade entro il primo semestre 2004 o anche prima.

¿¿Il 2002 &#232 stato un anno estremamente difficile. Il 2003 sar&#224 un anno di transizione e di progresso economico e finanziario. Ma nel 2004, raccoglieremo i frutti del piano strategico che noi abbiamo avviato¿ ha dichiarato Fourtou ai giornalisti nell¿occasione.

Stabile, invece, l¿andamento della Pay TV francese, CanalPlus, che ha ridotto la sua una perdita operativa a 325 milioni di euro, contro i 374 milioni di euro del 2001.

CanalPlus ha registrato un aumento del 6% del suo fatturato nel 2002, a 4,8 miliardi di euro.

CanalSatellite, invece, ha chiuso il 2002 con un aumento netto di 220.000 abbonamenti e con una riduzione minima dell¿8,4%.

Fourtou ha anche indicato che la riorganizzazione del Gruppo CanalPlus ¿comporter&#224 tagli al personale¿ senza fornire, per&#242, dati precisi a riguardo.

Il Gruppo Cegetel, la filiale di telecomunicazioni di VU, che raggruppa la telefonia fissa (Cegetel) e quella mobile (SFR) ha segnato una rialzo del 56% del suo utile 2002, a 1,4 miliardi di euro, con un fatturato in aumento dell¿11% a 7,1 miliardi di euro.

Vivendi Universal, una nuova partenza? – I PARTE

Vivendi Universal, una nuova partenza? -II PARTE