La televisione e la radio

di |

Italia



di Giancarlo Livraghi
Esperto in Comunicazione

GANDALF


La televisione ¿generalista¿

Se la televisione fosse nata con le tecnologie di oggi, probabilmente non sarebbe mai stata ¿generalista¿. Ma Benedetto Croce ci ha insegnato che ¿la storia non si fa con i se e con i ma¿. Non c¿&#232 alcun motivo tecnico per cui non possa essere disponibile a tutti una scelta di 500 canali, ovviamente specializzati per tipo di contenuti (e anche per orientamento di opinione). Se la televisione ¿generalista¿ rimane sostanzialmente uguale a se stessa &#232 perch&#233 chi la produce non &#232 in grado di fornire alternative rilevanti (o non vuole farlo?) e perch&#233 chi la guarda preferisce rimanere nel solco delle abitudini.

Non &#232 una ¿scoperta¿ il fatto che la televisione &#232 il sistema di comunicazione pi&#249 diffuso. In Italia raggiunge praticamente ¿tutti¿ (98,5%) ed &#232, di gran lunga, il mezzo con la percentuale pi&#249 elevata di ¿utenti abituali (95,8%). La sua penetrazione &#232 molto alta (vicino al 100%) anche fra le persone che usano la gamma pi&#249 vasta di risorse. Ma non &#232 solo la sua estrema diffusione che la rende un sistema dominante.

Nessun altro mezzo di comunicazione nella storia ha creato un¿illusione percettiva cos&#236 intensa e cos&#236 estesa. Un elettrodomestico che &#232 diventato parte della vita famigliare e personale. Un senso di intimit&#224 per cui sembra che i ¿salotti¿ televisivi siano nelle nostre case ¿ o viceversa. E con le (finte o condizionate) ¿partecipazioni attive¿ degli spettatori gran parte della programmazione televisiva &#232 dedicata a intensificare questa falsa percezione di ¿appartenenza¿. Ne nasce una confusione fra il mondo costruito della televisione e il mondo percepito dell¿esperienza quotidiana da cui possono (in parte) liberarsi solo le persone che usano intensamente altri mezzi di informazione e di comunicazione.

Un altro motivo per cui la televisione &#232 dominante &#232 il modo in cui gli altri mezzi si ¿adeguano¿ (in Italia ancor pi&#249 che altrove). I giornalisti e gli editori della stampa sono ben coscienti di quanto le loro scelte siano condizionate dalla televisione, ma nonostante infinite discussioni sull¿argomento non riescono a liberarsi del ¿giogo¿ televisivo.

E c¿&#232 anche un fenomeno di concentrazione ¿globale¿. Le emittenti televisive si copiano a vicenda e le ¿fonti¿ fondamentali sono principalmente americane ¿ in particolare la Cnn, che finora &#232 l¿unica emittente ¿specialistica¿ (&#232 fatta quasi solo di notiziari) con un¿estesa diffusione mondiale. Ne deriva un sistema estremamente centralizzato, che determina le scelte di gran parte del flusso culturale ¿ compresa l¿editoria libraria e compresa la scuola (il fatto che si invitino personaggi della televisione a far lezione nelle universit&#224 &#232 solo una piccola punta di un immenso iceberg di ¿omogeneizzazione¿).

Non &#232 questa la sede per trarre conseguenze etiche o culturali da questo fenomeno. Ma il fatto &#232 che la ¿ricchezza¿ informativa, nonostante la vasta disponibilit&#224 di strumenti, rimane molto ¿povera¿ se all¿omogeneit&#224 dell¿informazione non si rimedia con l¿iniziativa personale, per scoprire ¿fonti¿ di adeguata diversit&#224. Cosa possibile a tutti, in un paese relativamente ¿ricco¿ come l¿Italia, ma solo al prezzo di un impegno di tempo, attenzione e curiosit&#224 di cui pochi possono (o vogliono) disporre. Il maggiore o minor grado di ¿condizionamento¿ televisivo &#232 un ¿fattore di riferimento¿ che influisce, in qualche misura, sull¿uso di tutti gli altri sistemi di informazione e comunicazione.

Altre forme di televisione

La televisione ¿satellitare¿ &#232 solo uno dei molti sistemi possibili. In Italia non si &#232 mai diffusa la televisione ¿via cavo¿ e perci&#242 oggi il satellite &#232 l¿unica alternativa disponibile alla televisione ¿generalista¿. Con una diffusione ancora limitata (penetrazione totale 12%, uso ¿abituale¿ 9%). E con una gamma di offerta molto modesta rispetto a ci&#242 che sarebbe ¿potenzialmente possibile¿. Siamo appena agli inizi di uno sviluppo il cui percorso &#232 largamente imprevedibile. L¿evoluzione futura non dipender&#224 dalle risorse tecniche. Quelle gi&#224 esistenti sono utilizzate solo in minima parte. E nessuno &#232 in grado di prevedere quali nuove soluzioni potranno essere disponibili.

Si discute sulle possibilt&#224 della ¿piattaforma digitale¿. Ma gli eventuali sviluppi non dipenderanno dalle tecnologie. Si tratter&#224 di vedere quali servizi saranno concretamente offerti ¿ e se e come le persone saranno interessate a usarli.

Gi&#224 oggi il confine fra la televisione ¿abituale¿ e quella ¿satellitare¿ non &#232 omogeneo. In un edificio che abbia un collegamento centrale, in un albergo o in altri luoghi &#232 possibile ricevere un canale via satellite (per esempio Cnn) come se fosse una delle reti italiane. Con la combinazione di diverse tecnologie sono infinite le possibilit&#224 di soluzioni ¿miste¿.

La diffusione della televisione satellitare in Italia &#232 ancora troppo recente, e relativamente limitata, perch&#233 si possa tracciare un quadro chiaro in relazione agli altri strumenti di comunicazione e di informazione. Ma &#232 molto probabile che l¿uso di soluzioni diverse dalla tradizionale televisione ¿generalista¿ tenda a diffondersi soprattutto fra le persone che hanno gi&#224 un¿ampia gamma di risorse ¿ e quindi a intensificare il problema della scelta.

Siamo ancora lontani da quell¿estensione del ¿menu¿ televisivo che le tecnologie hanno gi&#224 reso possibile (se non a 500 canali, si potrebbe arrivare facilmente a pi&#249 di cento) e che potrebbe cambiare radicalmente la ¿fruizione¿ dello strumento (a partire dalle categorie di spettatori pi&#249 attente e pi&#249 disponibili all¿innovazione). Come in ogni altro caso, &#232 soprattutto un problema di contenuti, di strategie editoriali e di qualit&#224 del servizio.

In un¿evoluzione di questo genere la televisione tenderebbe anche a un uso meno collettivo e pi&#249 individuale. Gi&#224 oggi i televisori sono pi&#249 di uno nelle case dei pi&#249 probabili ¿pionieri¿ di una tale tendenza.

Forse fra cinquant¿anni la televisione di oggi sembrer&#224 un residuato archeologico (mentre quella di oggi, a parte l¿ormai vecchia aggiunta del colore, &#232 sorprendentemente simile al passato). O forse no? Dipender&#224 dalla cultura, dai desideri delle persone e dalla qualit&#224 dell¿offerta.

La radio

La radio &#232 uno dei pi&#249 vistosi esempi del fatto che i nuovi strumenti si aggiungono ai vecchi, ma non li sostituiscono. Per molti anni considerata, superficialmente, un mezzo ¿secondario¿ e ¿superato¿ dalla televisione, la radio mantiene una grande vitalit&#224 e un suo ruolo ¿insostituibile¿ ¿ in Italia come nel resto del mondo. Con il 65,4% delle ¿utenze¿ in assoluto, si colloca al terzo posto dopo la televisione e l¿imperversante telefono cellulare. Ma con il 56,4% di ¿uso abituale¿ &#232 saldamente al secondo posto nell¿arsenale di informazione e comunicazione degli italiani.

La radio non &#232 uno strumento per i ¿poveri di informazione¿. L¿ascolto &#232 pi&#249 concentrato fra le persone che usano abitualmente anche altre risorse (oltre all¿onnipresente televisione).

Ci sono significativamente pi&#249 lettori di quotidiani (+ 30%) e di libri (+ 38%) fra gli ascoltatori della radio che nel resto della popolazione. Ci sono anche pi&#249 utilizzatori di computer (+ 95%) e dell¿internet (il doppio).

Ci sono ancora spazi importanti di evoluzione della radio. Ha già un livello di ¿specializzazione¿ maggiore della televisione (facilitata anche dalla minore complessità di costruzione dei programmi) e può fare ancora passi importanti in quella direzione.