Russia, continuano a chiudere le testate e le Tv non gradite al Cremlino

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Continua la censura in Russia. Gi&#224 da qualche tempo si parla di una riforma del settore media al varo della Duma, per sostituire la legge del 1991. Ma per il momento le cose restano invariate.
I principali mezzi di informazione rimangono ancora in mano allo Stato ed &#232 ancora forte il controllo politico sulle agenzie di informazione e sull¿editoria.

Il presidente della Federazione russa Vladimir Putin dice di collocarsi su posizioni maggiormente liberali, rispetto ai suoi predecessori.
La sua strategia sarebbe quella di ridurre la presenza dello Stato sul mercato dei media. Aprirsi alla possibilit&#224 di creare un settore maggiormente competitivo, dando pari opportunit&#224 agli operatori.
A muovere il presidente in questa direzione sarebbe in primo luogo la necessit&#224 di ammodernamento tecnologico delle strutture mediatiche, e soprattutto il passaggio dall¿attuale sistema analogico al digitale, entro 5 anni.
Investimenti questi che necessitano di una cifra non inferiore ai tre miliardi di dollari.
Pur tuttavia il presidente resta deciso a non aprire il mercato russo agli investitori stranieri, che sicuramente garantirebbero una maggiore libert&#224 dell¿informazione.

Intanto, nonostante le dichiarazioni del presidente, i mass media che criticano il potere finiscono per chiudere.
Questa volta &#232 toccato a Noviye Izvestia – quotidiano noto per le sue posizioni critiche nei confronti del presidente Putin – che ha sospeso a tempo indeterminato le pubblicazioni, denunciando di essere sotto attacco politico.
A volere la sospensione delle pubblicazioni &#232 stato il comitato di redazione al termine di un”aspra contesa con la propriet&#224, ovvero con Oleg Mitvol, che controlla il 76% del pacchetto azionario. Il resto &#232 in mano al corpo redazionale.

Le sorti di Noviye Izvestia, suggeriscono altre testate, sembrano legate ai contrasti nati fra il Cremlino e parte dei mass media, che negli ultimi due anni hanno gi&#224 portato alla chiusura di un quotidiano e al rimpasto – in senso filogovernativo – dei vertici di tre canali televisivi.

Nel numero odierno il comitato di redazione di Noviye Izvestia ha messo in prima pagina un ¿appello ai lettori¿, in cui denuncia la ¿natura politica¿ della contesa con Mitvol, che la settimana scorsa aveva riorganizzato i vertici giornalisti, nominando professionisti definiti filogovernativi e contestati da gran parte della redazione.
¿¿E” ovvio che, perdendo il controllo della redazione ¿ si legge nell”appello – noi perdiamo anche la possibilit&#224 di controllare quanto crediamo necessario scrivere e pubblicare¿. E si legge ancora ¿¿E” ormai un segno chiaro dei tempi il fatto che da edicole e schermi Tv scompaiono proprio quei giornali e quei programmi che criticano le autorit&#224 e si distinguono per posizioni indipendenti¿.

Una vicenda simile due anni fa aveva portato alla chiusura del quotidiano Segodnya dell”editrice Sem Dnei, controllato da Vladimir Gusinsky. La chiusura, in questo caso, era stata un atto della propriet&#224, in cui altri mass media avevano visto un evidente sforzo per entrare nelle grazie del potere politico. Nello stesso periodo anche il canale Ntv e la rivista Itogi, controllati inizialmente sempre da Gusinsky, avevano rischiato di chiudere ed erano sopravvissuti perch&#233 il controllo della propriet&#224 era poi passato a uomini pi&#249 vicini al Cremlino.

Nel 1998 Rupert Murdoch aveva cercato di concludere un accodo per la rilevazione dell¿emittente Ort, con esito negativo.
Successivamente Ted Turner di Time Warner aveva proposto un investimento per risollevare le sorti della indebitata Ntv, anche questo fallito.
Operazioni che hanno trovato un ostacolo insormontabile, i veti posti alla libert&#224 di informazione.

Lo scorso aprile era stato il quotidiano Novaya Gazeta a rischiare la chiusura, che i giornalisti sono per&#242 riusciti a evitare mettendo a nudo le manovre legali che minacciavano di dissanguare le finanze della testata.

Di fronte a tutto ci&#242 e se la denuncia del comitato di redazione di Noviye Izvestia &#232 fondata, si legge su un editoriale del quotidiano Moscow Times, rimane solo da chiedersi a chi toccherà la prossima volta.