France Telecom: le strategie di Breton

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Come anticipato ieri, Thierry Breton è stato nominato presidente di France Telecom al posto del dimissionario Michel Bon.
Anche se la decisione non è ancora stata ufficializzata dal consiglio dei ministri, che si riunirà oggi pomeriggio, le borse hanno accolto positivamente la notizia: il titolo FT è balzato del 10,2‰, a 7,65 euro.

Il compito che aspetta Breton non è dei più facili, la situazione finanziaria di France Telecom è, infatti,  disastrosa. Il gruppo di Tlc, controllato per il 54,6‰ dallo stato, ha perso, nel primo semestre dell’anno 12,2 miliardi di euro ed ha debiti per altri 70 miliardi.

Breton, però, è stato scelto proprio per la sua esperienza nel risanare aziende in crisi: quando arrivò a Thomson Multimedia di cui era presidente, l’azienda stava per essere ceduta alla Daewoo per la cifra simbolica di un franco.  Dopo la ristrutturazione guidata da Breton il gruppo è stato quotato in borsa ed  è oggi leader del mercato tecnologico mondiale.

Breton ha ricevuto carta bianca dal governo per rilanciare l’azienda:secondo fonti vicine alla vicenda il nuovo presidente ha due mesi di tempo per avviare il piano di risanamento che, probabilmente, includerà la cessione di una quota dell’operatore mobile Orange, di cui al momento detiene l’85‰ e  il disinvestimento in partecipazioni non strategiche come Eutelsat.
Breton potrebbe anche rivedere la partecipazione nel mercato mobile italiano dove France Telecom è presente attraverso la quota del 26‰ in Wind, controllata da Enel.

Queste misure, tuttavia, non saranno possibili senza l’iniezione di capitali per almeno 15 milardi di euro, mediante un aumento di capitale (garantito dallo Stato) e varie ipotesi di ¿ingegneria finanziari¿ che dovrebbero permettere al gruppo di uscire dall’attuale impasse finanziaria.

La ¿cura¿ senza precedenti include anche un piano di riduzione dei costi che porterà al taglio di almeno 10 mila posti di lavoro al fine di garantire entrate per 6 miliardi di euro in tre anni.

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