Rapporto Svimez 2012 sull’economia del Mezzogiorno

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REPORT

Di SVIMEZ

Pubblicato: ottobre 2012

Pagine: 1064

Prezzo: 74,00

 

Sono ormai cinque anni che il Mezzogiorno è avvitato in una spirale di arretramento economico e sociale, con le conseguenze testimoniate dalle statistiche e dalle analisi qui presentate che si sommano alle previsioni fortemente preoccupanti per il 2012 e il 2013. Lo sforzo compiuto nel Rapporto di SVIMEZ di quest’anno, “Rapporto Svimez 2012 sull’economia del Mezzogiorno” (edito da Il Mulino), è quello di mettere in evidenza la sostenibilità delle trasformazioni nella struttura produttiva, alla luce di un ciclo economico negativo che sta ridisegnando la mappa delle attività imprenditoriali con il rischio di scomparsa di interi comparti dell’industria italiana nel Mezzogiorno.

 

Gli elementi di vitalità pur presenti, connessi a esperienze innovative e processi di internazionalizzazione che tendono a riprendere dopo il biennio 2008-2009 di maggiore caduta ciclica, non sono tuttavia in grado di compensare l’arretramento competitivo generale del sistema produttivo dell’area. Un arretramento che si riflette sul versante sociale dei comportamenti, con dinamiche fortemente negative nella demografia, nel mercato del lavoro e nei processi formativi di maggiore qualità. Il progressivo abbassamento dei livelli dei consumi (connesso in larga parte alla drastica riduzione dei redditi delle famiglie) e la scarsa ripresa degli investimenti, combinati con il maggiore impatto aggregato al Sud delle manovre restrittive di finanza pubblica varate tra il 2011 e il 2012, rendono imperativa e vitale per il Mezzogiorno l’esigenza di tornare a crescere.

 

Il Rapporto SVIMEZ 2012 propone un quadro di condizioni, strumenti e sfide per la ripresa dello sviluppo del Mezzogiorno. Il rispetto dei vincoli sovranazionali di abbattimento del debito deve essere accompagnato, per la sostenibilità sociale del sistema, da una ripresa di investimenti tesi a migliorare e intensificare le politiche pubbliche generali e le politiche speciali per il Sud, di cui si evidenziano le criticità e i nessi stringenti per una strategia coerente di sviluppo. Nuove politiche industriali tese all’internazionalizzazione e politiche per la riqualificazione urbana e ambientale, insieme a un ridisegno delle infrastrutture e della logistica nel Mezzogiorno, sono premesse necessarie all’intero Paese per intraprendere le nuove vie dello sviluppo, per cogliere l’opzione mediterranea contribuendo a rilanciare la frontiera meridionale dell’Europa, e con essa l’intero continente.

 

Secondo la SVIMEZ, Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno nata nel 1946, serve un progetto per il Paese nel campo della infrastrutturazione, dell’offerta di servizi adeguati a cittadini e imprese, della politica per l’innovazione e la ricerca in grado di ridurre le differenze nelle opportunità.

 

La SVIMEZ propone una modifica delle regole europee che consenta di escludere la spesa per investimenti dal Patto di stabilità, come ha chiesto peraltro lo stesso Presidente del Consiglio Mario Monti a sostegno della cosiddetta golden rule. Si tratta di una politica che permetterebbe nel medio periodo di rendere il processo di risanamento compatibile con l’esigenza di non aggravare la recessione in corso. Secondo la SVIMEZ occorrono politiche industriali immediate per attivare processi di internazionalizzazione e innovazione, consolidando e rafforzando l’industria manifatturiera, ma anche favorendo la penetrazione in settori “nuovi” specie per i giovani ad elevata formazione. Puntare sulla crescita dimensionale e sull’innovazione tecnologica; incentivare le produzioni sostenibili (a partire dalla mobilità); investire sulle reti digitali; riqualificare le aree urbane; volgere all’efficienza energetica l’edilizia e sviluppare in modo diffuso le energie rinnovabili; mettere in campo una vasta opera di difesa e valorizzazione dell’ambiente e del territorio; sviluppare filiere agro-alimentari di qualità nella prospettiva dell’integrazione mediterranea; avviare una moderna industria culturale non solo turistica; favorire i servizi avanzati e l’impresa sociale. 

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