Ottobre è il mese europeo della cybersicurezza (ECSM): un appuntamento annuale promosso dall’Agenzia dell’Unione europea per la cibersicurezza (ENISA) e dalla Commissione europea per accrescere la consapevolezza di istituzioni, imprese e cittadini sull’importanza di proteggere i propri dati e le proprie attività in un mondo sempre più connesso. La sfida non è solo respingere gli attacchi informatici, ma sviluppare una vera cultura della fiducia nel digitale: una condizione imprescindibile per alimentare innovazione, resilienza e competitività.
I numeri non lasciano dubbi: nel 2024 gli attacchi informatici sono aumentati del 27,4% a livello globale (3.541 casi rilevati contro i 2.779 dell’anno precedente). In Italia il Rapporto Clusit 2025 segnala una crescita degli incidenti del 15%, di cui l’80% è stato classificato come critico o grave, contro il 50% del 2020.
Dietro queste percentuali ci sono conseguenze concrete: ransomware in grado di bloccare interi sistemi aziendali per giorni, o violazioni di dati sensibili che espongono informazioni personali e finanziarie, minando fiducia e reputazione. Minacce sempre più evolute, come le APT (Advanced Persistent Threat), sfruttano tecniche persistenti e sofisticate, mentre l’uso dell’AI generativa da parte degli attaccanti aumenta la velocità e la scala degli attacchi. In questo scenario, la reattività non basta più: serve un approccio proattivo. Oggi la cybersecurity non è solo difesa, ma un fattore abilitante per le strategie di business. Difese multilivello, architetture zero trust, segmentazione delle reti, protezione end-to-end del cloud e dell’IoT, e processi integrati tra DevOps e SecOps sono strumenti essenziali per garantire innovazione senza compromessi sulla sicurezza.
Esiste, inoltre, un elemento che sta alla base della tecnologia: la fiducia digitale. È ciò che permette a un’organizzazione di operare in modo sicuro-by-design, senza limitarsi a rispondere agli incidenti. I servizi fiduciari sono la chiave di questa fiducia: le firme elettroniche qualificate certificano l’identità e l’integrità dei documenti; i sigilli digitali ne garantiscono l’origine; le marche temporali attestano con certezza il momento delle transazioni; la PEC assicura la consegna tracciabile delle comunicazioni; i certificati di cifratura proteggono i dati sensibili. Tutti strumenti che prevengono la compromissione prima che avvenga, assicurando autenticità, integrità e tracciabilità in ogni interazione e che rappresentano il pilastro fondamentale per gestire anche i documenti più delicati in modo completamente digitale, nel loro ciclo di vita, che può essere molto lungo, senza mai la necessità di materializzarli.
Non si tratta solo di best practice: normative come DORA per il settore finanziario o NIS2 per le infrastrutture critiche richiedono esplicitamente l’adozione di misure di fiducia digitale e sicurezza avanzata.
DORA e NIS2, però, rappresentano molto più di un semplice obbligo regolamentare: spostano l’attenzione dalla risposta all’incidente alla costruzione sistematica della resilienza. Queste normative promuovono un approccio integrato che coinvolge persone, processi, tecnologie e governance, trasformando la sicurezza in un elemento strutturale della gestione aziendale. Implementare una governance trasversale, capace di unire IT, risk management, compliance e business continuity, significa rendere l’organizzazione più consapevole e pronta a gestire eventi critici. Allo stesso modo, mappare i processi essenziali, formare in modo continuo il personale e utilizzare la reportistica come strumento di consapevolezza e guida agli investimenti consente alle imprese di migliorare la propria efficienza e la qualità delle decisioni.
La conformità a DORA e NIS2, dunque, non è un mero adempimento burocratico, ma una leva di competitività che rafforza la reputazione, accelera l’adozione di tecnologie sicure e rende le aziende più affidabili sul mercato globale. L’Italia ha già dato prova di leadership in questo campo, basti pensare alla diffusione della PEC, che sta facendo da apripista in Europa, dimostrando come soluzioni affidabili possano trasformarsi in standard di sistema.
La vera lezione del mese europeo della cybersicurezza è che la protezione digitale non è un costo né un vincolo, ma una leva di competitività. Costruire fiducia digitale significa prevenire attacchi e incidenti, ma anche guadagnare in efficienza, trasparenza e credibilità, un fattore abilitante anche per l’innovazione e la costruzione di partnership solide e sostenibili. Le aziende che investono in infrastrutture sovrane e certificate, che adottano modelli zero trust e integrano servizi fiduciari nei processi quotidiani, si posizionano meglio non solo per resistere agli attacchi, ma per crescere in mercati globali sempre più esigenti. È qui che la fiducia digitale diventa l’elemento imprescindibile: non un accessorio, ma la base stessa della resilienza in un mondo interconnesso.
Per ulteriori dettagli: https://www.aruba.it/cybersecurity.aspx