Italia
L’articolo che segue, a firma di Antonio Sassano, è tratto da la-Rete.net, il nuovo sito che intende sostenere il dibattito sulla società dell’informazione in Italia.
Lo spettro frequenziale è unanimemente riconosciuto come risorsa scarsa e di altissimo valore economico. Anche la competizione sul suo controllo non è un fatto nuovo e l’utilizzo della sua scarsità a fini competitivi ha già avuto sensibili effetti sugli assetti del mercato. Si pensi, ad esempio, al ruolo della carenza di frequenze nello scenario televisivo analogico.
Fino ad ora però non era mai accaduto che lo spettro elettro-magnetico fosse il teatro principale di una feroce competizione tra operatori di mercati distinti in rapidissima convergenza. Stiamo parlando della televisione e la banda larga wireless, in competizione per il controllo delle frequenze più preziose attualmente disponibili: lo “sweetspot” costituito dalle frequenze della Banda UHF.
Si tratta delle frequenze che costituiscono il dividendo del processo di ristrutturazione della banda televisiva innescato dallo “switch-off” analogico. Un dividendo digitale costituito dalle frequenze lasciate libere dalle trasmissioni televisive analogiche e che garantiscono la massima copertura e penetrazione negli edifici senza porre vincoli sulle antenne dei ricevitori e limitando l’interferenza causata a grandi distanze.
L’elemento interessante della competizione tra televisione e banda larga wireless è che non si tratta di una competizione tra servizi diversi o fra tecnologie diverse. Servizi e tecnologie, al contrario, sono fortemente convergenti. La televisione è divenuta mobile e si sta trasferendo su Internet mentre la banda larga wireless consente la fruizione “anytime and anywhere” dell’intrattenimento del Web. L’aspetto interessante è che la convergenza avviene anche più in profondità, sulla infrastruttura tecnologica. Infatti, sia il DVB che il WiMax e
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