La classifica

Raee, chi ricicla di più in Europa? Italia (quasi) maglia nera

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Le nostre case sono piene di prodotti dell'elettronica di consumo e di elettrodomestici, ma anche gli uffici, le scuole, le università e i posti di lavoro. Ci ritroviamo così sommersi da una montagna di rifiuti speciali, che per ragioni ambientali vanno smaltiti correttamente e grazie all’economia circolare rappresentano ancora un valore economico da reimpiegare nel ciclo produttivo. I dati per l’Europa.

Raee: crescono i rifiuti, ma ancora basso il volume di quelli riciclati

In tutto il mondo si producono più di 54 milioni di tonnellate di rifiuti elettrici ed elettronici (Raee), pari al peso di 350 navi fa crociera, secondo le stime del Global E-waste Monitor 2020 delle Nazioni Unite. Il continente con la quota più alta (24,9 milioni di tonnellate) è l’Asia, mentre l’Europa detiene la maggiore quantità di scarti tecnologici pro capite (16,2 kg), con l’Italia sopra la media (17,2 kg a testa) tra i maggiori produttori di Raee nel vecchio continente.

Nel nostro sono state raccolte 385 mila tonnellate di rifiuti elettrici ed elettronici (Raee), in crescita del 5,3% sul base annua, secondo stime del Centro di Coordinamento RAEE per il 2021. Ma si tratta di una delle categorie di rifiuti che più cresce rapidamente nell’Unione europea, meno del 40% di essi viene riciclato.

Croazia, Estonia e Bulgaria guidano la classifica dei Paesi più virtuosi in Europa. Male l’Italia

Quali Paesi sono più virtuosi degli altri in Europa nella raccolta dei rifiuti elettrici ed elettronici? Secondo dati diffusi dal Parlamento europeo ed elaborati da Eurostat, la Croazia è al primo posto, con l’81,3% di rifiuti elettrici ed elettronici riciclati, seguita dall’Estonia, con il 69,8%, e dalla Bulgaria, con il 68,8%.

Completano la Top Ten i seguenti Paesi: l’Ungheria (51,1%), l’Austria (50,1%), la Finlandia (48,2%), l’Irlanda (47,4%), la Svezia (47%), la Repubblica Ceca (46,5%) e la Slovacchia (46,5%).

Tra i Paesi più grandi, in termini di PIL e popolazione, il primo posto va alla Spagna, con il 41%, seguita dalla Germania (38,7%) e dalla Francia (36,6%). Queste economie occupano il centro classifica. L’Italia, invece, si trova al quart’ultimo posto, quasi maglia nera, con solo il 32,1% (dopo la Grecia con il 32,9% e prima di Cipro che non supera il 27%).

Non solo una questione ambientale

Il corretto riciclo dei Raee non è fondamentale sono in relazione all’inquinamento ambientale, ma anche in termini economici. I dispositivi elettronici ed elettrici gettati contengono materiali potenzialmente nocivi che inquinano l’ambiente e aumentano i rischi per le persone addette al riciclo dei rifiuti elettronici. Per ovviare questo problema, l’UE ha adottato una normativa volta a impedire l’uso di determinate sostanze chimiche, come il piombo.

Molti minerali rari che sono necessari per le moderne tecnologie provengono da paesi che non rispettano i diritti umani. Per evitare di sostenere inconsapevolmente conflitti armati e violazioni dei diritti umani, i deputati del Parlamento europeo hanno adottato norme che impongono agli importatori europei di terre rare di effettuare dei controlli sui precedenti personali dei loro fornitori.

Il valore economico dei rifiuti

Il riciclo di questi minerali diventa quindi centrale per il conseguimento degli obiettivi di decarbonizzazione per l’Europa. Da buone pratiche di economia circolare si può generare un significativo valore economico. Secondo stime dell’IEA, la domanda di litio potrebbe moltiplicarsi per 40 entro il 2040, e quelle di cobalto e di nichel per 20.

Secondo stime ENEA, dal trattamento di 1 tonnellata di schede elettroniche è possibile ricavare 129 kg di rame, 43 kg di stagno, 15 kg di piombo, 0.35 kg di argento e 0.24 kg di oro, per un valore complessivo di oltre 10 mila euro, al prezzo attuale di mercato.