Stampa: i rischi della legge Levi per le piccole librerie e la bibliodiversità nel testo di Gerlach ‘Proteggere il libro’ edito da FIDARE

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Il libro sarà disponibile da lunedì 2 agosto 2010 al costo 8 euro. Per ordinarlo scrivere a info@fidare.it.

Italia


Proteggere il libro

Vincolare il libro a un prezzo fisso e non scontabile, solo in apparenza per motivazioni esclusivamente economiche, è una questione più che mai d’attualità soprattutto in Italia, dove ieri è stata approvata in sede legislativa alla Camera dei Deputati la legge Levi, che ha come obiettivo dichiarato proprio la disciplina del prezzo dei libri di sviluppare il settore editoriale, di sostenere la creatività letteraria, di promuovere la lettura e diffondere la cultura, nonché di tutelare il pluralismo dell’informazione.

La proposta di legge passa ora al Senato e, se approvata, dovrebbe entrare in vigore in autunno.

Alla vigilia di un passo così importante per il mondo del libro, Fidare (Federazione Italiana Editori Indipendenti) è lieta di mettere a disposizione degli addetti ai lavori un’indagine veramente esauriente, sotto numerosi punti di vista, su una questione tanto critica per il settore editoriale.

“Nonostante le belle premesse – sottolinea Anita Molino, Presidente di Fidare – il contenuto della legge lavora in direzione diametralmente contraria”.

Ecco perche.

La norma in via di approvazione fissa uno sconto sulla vendita dei libri del 15%, un limite già di per sé altissimo che – ha sottolineato ancora la Molino -“è oltre il margine economico del libraio e supera di molto lo sconto previsto dalla normativa francese, fissato a un massimo del 5% e tedesca”; in più, prevede la possibilità di effettuare campagne promozionali, senza limiti di sconto, per ben 11 mesi all’anno.

“Di fatto – ha aggiunto la Molino – il limite, già troppo alto, viene aggirato attraverso la possibilità di effettuare promozioni senza – praticamente – limiti”.

Una legge, dunque, orientata a obiettivi “opposti rispetto a quelli dichiarati”, e che “favorisce platealmente i grandi gruppi editoriali e le librerie di catena”, avviando l’Italia a una liberalizzazione de facto del prezzo del libro, con conseguenze disastrose per la bibliodiversità.

Secondo la Molino, che parla di una classe politica cinica che sa bene che l’approvazione della Legge Levi comporterà la “chiusura delle piccole realtà, delle piccole librerie”, ma non se ne cura “perché è proprio quello che desidera”

“La chiusura delle librerie indipendenti, la cessazione dell’editoria indipendente,

la riduzione dell’offerta culturale, l’omologazione dei contenuti, l’ulteriore ampliamento della presenza dei monopoli in libreria: ecco il vero obiettivo di questa legge. Trattasi perciò di pura e semplice ipocrisia e mala fede”, ha concluso il presidente Fidare.

Di fronte a questa prospettiva, può essere interessante leggere come altri Paesi europei hanno affrontato la questione e quali conseguenze culturali e commerciali hanno avuto tali scelte politiche.

Il testo “Proteggere il libro: risvolti culturali, economici e politici del prezzo fisso“, di Markus Gerlach, offre in primo luogo una panoramica delle varie normative vigenti in diversi Paesi del vecchio continente, per esplorare poi gli effetti economici delle leggi adottate, ed esaminare infine gli aspetti politici e giuridici del prezzo fisso.

Le conclusioni dell’indagine di Gerlach sono purtroppo inconfutabili: la liberalizzazione del prezzo di vendita dei libri favorisce la concentrazione editoriale in oligopoli, e porta quindi all’impoverimento dell’offerta, all’aumento dei prezzi per l’editoria specializzata e all’omologazione culturale.

Un’analisi agile e informata, che Fidare pubblica in un momento cruciale per il nostro mercato editoriale, per dare ai professionisti del libro uno strumento in più per valutare gli sviluppi che ci attendono in un futuro molto prossimo.

Prefazione all’edizione italiana del libro di Markus Gerlach, “Proteggere il libro: risvolti culturali, economici e politici del prezzo fisso“.

L’idea dell’opportunità di vincolare il libro a un prezzo non scontabile è un’idea che, forse il lettore si sorprenderà, ha circa due secoli e mezzo. Le prime discussioni in merito si levano infatti nella seconda metà del Settecento. E da allora sono state diverse le modalità in cui questa esigenza ha preso forma, nel Vecchio Continente, come in America.

Di volta in volta una normativa pubblica, in alternativa ad accordi di natura privatistica, veniva adottata per regolare questo aspetto, così cruciale, del mercato editoriale. Ma perché l’oggetto libro dovrebbe rappresentare un unicum – nell’insieme della produzione, circolazione e scambio di beni in regime di sostanziale libertà di prezzo – meritevole di una disciplina diversa?

Perché, nonostante il punto di vista rigidamente (e riduttivamente) merceologico di taluni, i libri non sono sacchi di cemento, non sono fustini di detersivo, non sono vasetti di yogurt. I libri sono il veicolo per la diffusione di idee, di cultura, di critica, di approfondimento. Sono il mezzo attraverso cui si esprime la vitalità culturale di un Paese, la possibilità stessa di generare alternative, di comunicare una ricchezza di pensiero. Ecco perché è così importante una molteplicità di editori (indipendenti) e di librerie disponibili anche in piccoli centri urbani: è l’unica risposta all’ossessione del Pensiero Unico che, in maniera più o meno inevitabile, è la risultante della concentrazione editoriale in oligopoli. La liberalizzazione del prezzo di vendita dei libri punta invece in direzione diametralmente opposta, come l’indagine sviluppata in questo libro dimostra in maniera davvero inconfutabile. La progressiva chiusura delle piccole librerie, l’impossibilità per gli editori indipendenti di resistere alle politiche aggressive del marketing, appannaggio dei grandi gruppi, ne sono la conseguenza inesorabile. Di qui l’impoverimento dell’offerta – sia in termini di titoli sia in termini di punti vendita – l’aumento dei prezzi per l’editoria specializzata, l’uniformizzazione culturale.

Si tratta forse di ragionamenti astratti, di congetture, di possibilità teoriche, di eventualità incerte?

Niente affatto.

L’esperienza degli ultimi 150 anni è lì a dimostrarcelo: basta esaminare quel che è successo ai Paesi che hanno preso una strada o l’altra, che poi si sono riconvertiti in un senso o nell’altro; insomma sarebbe sufficiente andare a vedere i dati in casa altrui. L’esperienza della Francia, che ha salvato la propria editoria grazie alla legge Lang sul prezzo fisso, quella tedesca e spagnola, paragonabili a quella francese; e dall’altra parte la totale liberalizzazione in Gran Bretagna, con la conseguente sofferenza dell’intero comparto editoriale. È dunque con grande soddisfazione che Fidare mette a disposizione in Italia un’indagine davvero esauriente, dal punto di vista storico, economico e politico su una questione così critica per tutto ciò che concerne il mondo del libro.

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