eSECURITY: sfuggiti 500mila documenti secretati sulla guerra in Iraq. Wikileaks promette di pubblicarli tutti. Pentagono mobilita 120 esperti

di Flavio Fabbri |

VINTI

Da ieri il Pentagono ha mobilitato 120 esperti di Internet per valutare i rischi derivanti dalla pubblicazione sul web di oltre 500.000 documenti secretati sulla guerra in Iraq e finiti nelle mani di Wikileaks. La minaccia è di quelle serie e ad affermare che si fa sul serio è niente meno che Julian Assange, co-fondatore e editor in chief della celebre organizzazione internazionale (www.wikileaks.org) che ha come fine ultimo la trasparenza in rete e la lotta alla censura, a partire dalla pubblicazione di documenti coperti da segreto di Stato.

I file, infatti, fino a qualche giorno fa custoditi in una struttura di massima sicurezza in Iraq, sono misteriosamente sfuggiti al controllo del personale in loco. Si tratta di documenti di rilevanza strategica e che coprono gli anni del conflitto tra il 2004 e il 2009. Una vera bomba ad orologeria, secondo molti esperti, che potrebbe esplodere da un momento all’altro.

Era già successo quest’estate con l’Afghanistan, quando furono pubblicati 75000 documenti governativi e militari secretati, determinando un consistente polverone mediatico negli USA. In quel caso, però, le critiche sono piovute anche sulla dirigenza Wikileaks da parte di diverse ONG attive in Afghanistan, rea di aver reso pubblici decine di nominativi di persone operative in Medio Oriente e implicate in attività segrete, mettendone a rischio la vita.

Ultimamente negli USA non si è parlato molto di Iraq e la pubblicazione massiva di documenti relativi a quel paese e ai drammatici fatti che lì si sono svolti nel tempo (ad esempio le torture della CIA nel carcere illegale di Abu Ghraib) potrebbe risultare ostica da gestire da parte delle autorità militari e governative americane.

Ecco perché il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d’America ha messo su una task force di 120 persone con il compito, quando sarà il momento, di fronteggiare critiche e attacchi da parte della stampa. Malelingue ben informate hanno inoltre imputato alla struttura militare il congelamento del conto corrente ufficiale di Wikileaks, che è gestito da una finanziaria del Barhein con sede in Gran Bretagna, Moneybookers, fondamentale per ricevere donazioni dei suoi fan sparsi in tutto il mondo.