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5G, tutti i dubbi delle telco. Primi test al via in Italia, asta sui 3.4-3.8 Ghz entro il 2017

Prime sperimentazioni 5G in Italia in arrivo in cinque città italiane, in aree molto diverse fra loro, con le frequenze messe a disposizione dal Mise la prossima settimana, e condizioni per l’asta frequenze per la banda 3.4-3.8 Ghz definite con l’Agcom entro fine anno. Lo ha detto oggi il Sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli all’evento ‘Quale 5G? Il Parlamento Europeo e una roadmap nazionale’ organizzato a Roma dall’Area Innovazione del Pd, per fare il punto sullo stato di avanzamento del nostro paese sul 5G in relazione alla roadmap della Commissione Europea, che ha fissato al 2020 (con tolleranza di due anni in più o in meno) il passaggio della banda 700 dai broadcaster al mobile e al 2025 la piena diffusione del 5G.

Intanto, il Parlamento Europeo con il rapporto “European Leadership in 5G” della Commissione ITRE ha lanciato l’allarme sugli ostacoli e i colli di bottiglia che rischiano di rallentare l’avvento del 5G nella Ue. I rischi riguardano in primis la mancanza di standard tecnologici condivisi e il pericolo di una mancata armonizzazione dello spettro radio. All’evento hanno partecipato Sergio Boccadutri, responsabile Area Innovazione del Pd; l’europarlamentare Patrizia Toia, Vicepresidente della Commissione ITRE; il Commissario Agcom Antonio Nicita; Lisa Di Feliciantonio, Head Media Relations and Public Affairs di Fastweb; Michelangelo Suigo, Head of Governmental & Institutional Affairs di Vodafone; Massimo Angelini, Direttore External Relations di Wind-Tre; Guido Ponte, Chief Economist di TIM; Hu Kun, Amministratore Delegato di ZTE Italy; Rita De Sanctis, Responsabile commerciale e Regolamentazione di Open Fiber; Luigi Ardito, Government Affairs di Qualcomm;  Roberto Olivi, Responsabile Comunicazione Corporate Communications Manager BMW Group; le conclusioni affidate ad Antonello Giacomelli, Sottosegretario alle Comunicazioni.

 

Premessa

Non si conoscono ancora gli sviluppi futuri del 5G, per questo “abbiamo scelto di sentire gli operatori Tlc e altri stakeholder per capire quale tipo di 5G vogliamo costruire, in base al tipo di servizi che saranno sviluppati – ha detto il deputato del Pd Sergio BoccadutriMobilità, salute, telemedicina, realtà virtuale, energia e gamification sono solo alcuni esempi dei nuovi servizi che saranno sviluppati con il 5G” e per questo è importante capire quali sono le priorità per lo sviluppo delle nuove reti in termini di latenza e velocità necessari per supportarli, tanto più che le scelte del regolatore serviranno a indirizzare il mercato.

 

Colli di bottiglia

La Commissione Europea ha presentato un piano d’azione per il 5G a tappe forzate e il Parlamento Europeo al momento “sta preparando un piano d’azione in sette punti che si tradurrà in una risoluzione – ha detto l’eurodeputata Patrizia ToiaLa liberazione della banda 700 è necessaria per non perdere il treno del 5G ed entro il 2018 gli stati membri dovranno presentare le roadmap nazionali. Non ho avvertito una grande fretta da parte degli operatori Tlc per andare a gara prima del termine ultimo fissato al 2022, tanto più che anche i broadcaster hanno le loro esigenze”.

Fra i colli di bottiglia individuati dal Parlamento Ue ci sono appunto la liberazione della banda 700, il coordinamento internazionale delle frequenze, l’individuazione di modalità di messa a gara delle frequenze “proficuo” per tutti, l’individuazione di standard univoci, il reperimento di risorse per gli ingenti investimenti necessari alla realizzazione delle nuove reti. Un altro punto interrogativo, individuato dal rapporto del Parlamento Europeo, riguarda la presenza di servizi sufficienti per remunerare gli investimenti e infine resta aperta la questione delle ricadute sulla privacy, della gestione dei dati e quella importante delle competenze digitali, tallone d’Achille del nostro paese.

 

Giacomelli: Italia non è in ritardo su banda 700 e 5G

 

“L’Italia non è in ritardo sulla tabella di marcia del 5G e sulla banda 700 abbiamo già avviato tavoli internazionali con i paesi confinanti, a partire dalla Francia, che si chiuderanno entro l’anno”, ha detto il Sottosegretario Antonello Giacomelli, che rispedisce al mittente le preoccupazioni dell’Ue per possibili ritardi del nostro paese nel processo di migrazione dei 700 Mhz. “Con Agcom definiremo a breve la messa a disposizione delle frequenze 3.4-3.8 Ghz. Non credo che la logica debba essere di fare cassa – ha aggiunto riferendosi alle richieste degli operatori – e sono disponibile a dire che il primo obiettivo e’ creare le condizioni di sviluppo e che dal modo corretto di fare sviluppo arrivano le risorse, ma non si può immaginare di non valorizzare una risorsa che appartiene alla collettività, quindi non si può fare diversamente”. Sul 5G “vogliamo essere nel gruppo di testa, non siamo in ritardo. Chiediamo ai protagonisti del mercato di fare la loro parte”, ha concluso.

Il regolatore e le politiche digitali per il 5G

 

Il 5G consentirà di mettere a fattor comune modelli di business diversi e nuovi casi che permetteranno all’Italia di recuperare il digital gap in cui si trova. La pensa così il Commissario Agcom Antonio Nicita, che al Mobile World Congress appena concluso a Barcellona ha notato un trend generale interessante nella “valorizzazione locale delle connessioni – ha detto Nicita – per lo sviluppo di nuovi servizi nel settore delle multiutility, del controllo della luminosità cittadina, nella gestione dei parcheggi e nel controllo della raccolta rifiuti, nella possibilità di fare di un porto un intero ecosistema con la nave in grado di comunicare direttamente con gli addetti allo scarico merce per organizzarla al meglio prima dell’attracco”. Una vasta gamma di nuovi servizi potenziali al 5G che potrà migliorare la vita dei turisti, che potranno ricevere in tempo reale informazioni prima di giungere a destinazione.

Tutto questo, però, dipende da alcune precondizioni fondamentali. In primo luogo, la necessità di fissare standard tecnologici condivisi, evitando che grandi gruppi assumano posizioni di monopolio franando nuovi servizi e nuovi entranti; in secondo luogo, l’armonizzazione dello spettro e la fase di sperimentazione: “In Italia stiamo procedendo la sperimentazione del 5G con la Banda L e la Banda C”, ha detto Nicita, ricordando la consultazione Agcom sullo Sharing dello spettro (LSA e LAA), mentre a giorni sarà pubblicato un documento congiunto Agcom-Aeegsi sui contatori. Agcom ha lanciato inoltre una consultazione pubblica sul 5G per sondare il mercato.

Fra i colli di bottiglia da superare, soprattutto in Italia, c’è il tema dolente (“bias”) dei limiti di emissione elettromagnetica, che nel nostro paese sono i più bassi e severi del mondo, ma vanno adeguati alla media internazionale tenendo ovviamente conto delle evidenze scientifiche e della tutela della salute dei cittadini. Senza questo adeguamento, il rischio è che in futuro le “small cell” necessarie per il 5G siano limitate nella loro azione.

Complessità dei modelli di business

Fra le principali complessità emerse dal rapporto ITRE, emerge il problema degli investimenti “la complessità dei modelli di business – dice Lisa Di Feliciantonio, Head Media Relations and Public Affairs di Fastweb – E’ evidente che gli operatori consolidati non hanno fretta eccessiva di imbarcarsi in nuovi investimenti pesanti”. Anche perché il 5G non è un semplice upgrade del 4G e per realizzarlo è necessaria “un’enorme quantità di fibra e molti spazi per collocare le microcelle”. Il rapporto ITRE suggerisce un 5G non più guidato dalle aziende Telecom, come in passato per il 3G e il 4G, ma “da altri mondi, con incentivi robusti per lo sviluppo delle nuove reti”, aggiunge Di Feliciantonio. La rete 5G non è più semplicemente un network “che connette smartphone e tablet, ma ha tutta una serie di applicazioni futuristiche che abbracciano la logistica e quindi i droni, le smart car per le quali la bassissima latenza è un fattore centrale. “Per anni abbiamo discusso del consolidamento del settore mobile, un tema che viene spazzato via dall’avvento del 5G perché la torta diventa molto più grande”, aggiunge Di Feliciantonio, secondo cui i modelli di business potenziali con il 5G vanno ben al di là del mondo delle Tlc.

Frequenze libere da subito

Dal canto suo, Massimo Angelini, Direttore External Relations di Wind-Tre, sottolinea la necessità che quando sarà il tempo di andare a gara, “le frequenze per il 5G siano libere da subito”, ha detto Angelini, rilanciando il tema dei vincoli elettromagnetici, su cui il nostro paese deve fare un salto di qualità. Tanto più che il tema dei servizi sarà primario, con una crescita esponenziale del consumo di dati.

Avvento graduale

Michelangelo Suigo, Head of Governmental & Institutional Affairs di Vodafone, ha ricordato la capillarità della rete 4G di Vodafone Italia che copre 6.700 comuni italiani pari al 97% della popolazione in un paese, l’Italia, dove “la fibra fino alle case non è garantita tutt’altro che ovunque – ha detto – Il piano BUL, che è partito dalle aree bianche del paese, è fondamentale per dotare il paese di un’infrastruttura a prova di futuro, per questo è importante quello che sta facendo Open Fiber in 250 città italiane”. Insomma, il backhoul in fibra “è fondamentale per il successo del 5G e pensiamo che il modello del Governo, adottato da open Fiber, di operatore Wholesale only sia il migliore”.

Per quanto riguarda il 5G, l’approccio di Vodafone Italia è graduale e passa attraverso uno step intermedio, che è il 4,5 G che tuttavia “non sarà un semplice upgrade di rete”.

Con il 5G ci sarà poi il salto quantico dell’IoT, che per decollare avrà bisogno di una latenza inferiore ai 5 millisecondi. “Entro il 2020 Vodafone coprirà in 5G tre città italiano”, ha detto Suigo, secondo cui per realizzare le nuove reti sarà necessario superare il “bias” dei vincoli elettromagnetici, costruire reti capillari e una immediata disponibilità dello spettro visto che le frequenze della banda L, assegnate ormai due anni fa, non sono ancora disponibili.

Ricavi aggiuntivi oggettivi

“Gli operatori sono cauti finché non vedono le opportunità di ricavi oggettivi aggiuntivi – ha detto Guido Ponte, Chief Economist di TIM – Il 5G aumenterà la platea degli utilizzatori rispetto al 3G e al 4G, con ricavi aggiuntivi derivanti dagli oggetti connessi”. Secondo Ponte, non sarà tanto importante sviluppare per primi la rete 5G senza i servizi, ed è per questo che l’azienda ha sviluppato con Ericsson un laboratorio per lo sviluppo dei servizi. Tanto più che gli standard tecnologici potranno essere adattati agli utilizzi. Per quanto riguarda lo spettro radio, “la disponibilità dovrà essere immediata ed è chiaro che se mancano gli standard e si mettono a gara le frequenze si rischia di realizzare standard prematuramente, il che va evitato. Meglio attendere gli standard intermedi”, ha aggiunto Ponte.

Dal punto di vista tecnico, la densificazione delle celle con il 5G richiederà grandi investimenti e vantaggi per gli operatori che detengono reti fisse e mobili. La differenziazione dei prodotti e il possibile emergere di operatori di nicchia sarà favorito dal paradigma dei “servizi specializzati” e di conseguenza la net neutrality dovrebbe considerare che per il 5G i servizi specializzati sono un aspetto fondamentale.

Il 5G è un tema caldo non solo in Italia, ha detto Hu Kun, Amministratore delegato di ZTE Italy, responsabile del consolidamento della rete Wind-Tre dopo la fusione. L’azienda cinese realizzerà un Innovation Center nel nostro paese.

Dal canto suo, Rita De Sanctis, Responsabile commerciale e Regolamentazione di Open Fiber, ha ribadito che la nuova rete della società “risponderà a tutte le richieste tecniche del 5G – ha detto – che per funzionare avrà bisogno di una latenza bassissima”. Al momento Open Fiber non sembra invece interessata a partecipare a gare per le frequenze: “E’ prematuro”, ha detto De Sanctis.

 I primi lanci di reti 5G in Europa avranno luogo già nel 2019 e l’Italia, rispetto agli altri paesi Ue, è più indietro sul tema frequenze. La pensa così Luigi Ardito, Government Affairs di Qualcomm, ricordando come l’Ofcom nel Regno Unito e il regolatore tedesco abbiano già messo a disposizione diverse frequenze per il 5G fra le altre sulla banda 2.6 Ghz.

Automative

Il mondo dell’Automative, infine, sta cambiando rapidamente e punta sulla guida autonoma, che significa più sicurezza e meno inquinamento. “La trasmissione dati giocherà un ruolo fondamentale per garantire la sicurezza – ha detto Roberto Olivi, Responsabile Comunicazione Corporate Communications Manager BMW Group – per garantire il funzionamento dell’auto a guida autonomia servono copertura a banda larga e standard comuni”. Se si verificano sovraccarichi sulle reti sarà quindi necessario garantire priorità ai sistemi di sicurezza del traffico.

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