Report ITRE

5G, tutti gli ostacoli e i colli di bottiglia per il piano Ue

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Secondo un report della Ue, l’incertezza sulle frequenze e sui modelli di business per remunerare gli investimenti nelle nuove reti rischiano di far slittare l'entrata a regime del 5G ben oltre il 2025.

Le incertezze e i colli di bottiglia che rischiano di rallentare lo sviluppo del 5G nella Ue non sono pochi. Per centrare l’obiettivo della Commissione, che ha fissato al 2020 il lancio delle prime reti commerciali e al 2025 il pieno sviluppo a regime delle nuove reti wireless, sarà necessario lo sforzo di tutti gli stati membri. Gli elementi frenanti del 5G sono stati messi nero su bianco in un recente report commissionato dal Parlamento Europeo intitolato European Leadership in 5G’ e realizzato dalla commissione ITRE (Industry, Research and Energy) che mette in fila i maggiori ostacoli da superare per centrare l’obiettivo finale del piano europeo sul 5G, che ha fissato al 2025 lo sviluppo commerciale delle nuove reti wireless.

European Commission 5G Roadmap 2016-2025

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In particolare sarà importante individuare un meccanismo di assegnazione delle frequenze che faciliti l’ingresso di nuovi entranti, tanto più che gli operatori consolidati avranno un interesse minore ad accelerare investimenti in nuove frequenze 5G, visto il rischio di cannibalizzare gli investimenti sostenuti per il 4G e quelli in corso per migliorare le sue prestazioni.

Per tutti gli operatori, gli ingredienti fondamentali per lo sviluppo delle reti 5G sono almeno tre:

  1. la disponibilità di alcune bande di frequenze, ed in particolare quella 2.6 Ghz e quelle 700Mhz;
  2. la presenza pervasiva di fibra per connettere le antenne radio-mobili, in particolar modo nelle aree urbane.
  3. la disponibilità di postazioni diffuse per l’installazione delle microantenne, collegate alla fibra e alla rete elettrica, perché di fatto le “antenne” sono apparati elettrici che raccolgono ed inviano il segnale 5G.

In sintesi, le complessità individuate dal report dell’ITRE, oltre alla necessità per i diversi paesi Ue di fornire una roadmap nazionale verso il 5G entro giugno 2018, sono evidenziate così nel report:

  • Mancata certezza sulle frequenze utilizzabili: Le frequenze utilizzabili per il 5G – che è ancora in fase di sperimentazione, sono potenzialmente molte e per garantire la possibilità di viaggiare oltre frontiera è necessario un alto grado di armonizzazione non solo all’interno dell’UE ma globalmente. Si prevede un uso combinato di alte e basse frequenze per il 5G, ma le frequenze più alte hanno caratteristiche problematiche riguardo alla possibilità di penetrare muri ed edifici, e quindi all’uso di femtocelle in combinazione con l’uso di WiFi capace di diffondere meglio il segnale oltre le pareti. Si tratta di un problema fondamentale che impatta anche la standardizzazione mondiale della tecnologia futura.
  • Disponibilità delle frequenze sui 700Mhz: per le aree a bassa densità di popolazione in particolare sarà necessario assicurare la disponibilità delle frequenze all’altezza dei 700Mhz attualmente in uso alle emittenti televisive. Una recente Decisione UE prevede come termine ultimo di liberazione di queste frequenze per il 5G il 2022, ma è chiaro che anche qui ogni paese ha interesse a giocare d’anticipo se intende non rimanere indietro in termini di competitività e permettere lo sviluppo pervasivo di reti e servizi 5G in anticipo sugli altri. Sarà quindi necessario anticipare le aste e favorire la partecipazione di nuovi attori (rispetto agli operatori mobili attuali) per assicurare investimenti e sviluppo al passo degli altri paesi. Gli operatori mobili attuali devono essere spinti dalla concorrenza ad investire, altrimenti, se gliene viene lasciata facoltà, avranno interesse a sfruttare il più possibile gli investimenti già effettuati nel 4G.

 

Economic and Technical Impacts of Freqeuncy Choice

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  • Incognita sui modelli di business e sui servizi che faranno uso del 5G: è pensiero comune che il vantaggio più evidente del 5G sarà il superamento della distinzione fra fisso e mobile che porterà imprese e famiglie a fare uso di un solo fornitore di connettività per tutti gli usi possibili della stessa. E’ difficile immaginare il possibile uso di questa connettività che sarà molto più pervasiva e potente delle attuali reti 3G e 4G ed è chiaro che i modelli di business saranno fortemente influenzati dalle possibili applicazioni. E’ necessario in questo senso uno sforzo comune dell’industria in senso innovativo per lo sviluppo di servizi che fanno uso della convergenza e per facilitare il passaggio alla rivoluzione industriale 4.0.
  • Altissimi costi di realizzazione, che devono necessariamente tenere conto di complessità che cominceranno ad essere conosciute solo dopo la realizzazione di un buon numero di “trial” sul campo. La UE stima in 57 miliardi di euro il costo di realizzazione delle nuove reti in Europa. Queste stime prendono in considerazione i costi necessari al posizionamento delle cosiddette microcelle raccordate elettricamente nei centri abitati.
  • Standard tecnologici da definire: sono necessari standard globali e la definizione degli stessi è ancora relativamente lontana.