Tappe forzate

5G, ecco il piano della Ue: test nel 2018 e prime reti nel 2020

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Presentato oggi dalla Commissione Ue il piano d’azione per il 5G nel pacchetto di proposte per la Telecom review. Incentivi ai coinvestimenti di rete, licenze più lunghe per le frequenze.

Copertura totale in 5G di tutte le città e di tutte le reti di trasporto della Ue (ferrovie e autostrade) entro il 2025, con l’obiettivo minimo di coprire con la nuova tecnologia wireless almeno una grande città di ogni Stato membro entro il 2020. E ancora, le prime sperimentazioni sul 5G dovranno partire con test paneuropei dal 2018, mentre al più tardi nel 2019 dovranno essere pronti gli standard comuni. Questo, in sintesi il piano d’azione della Commissione Ue per il 5G (qui il testo in Pdf), annunciato oggi dal Presidente Jean Claude Juncker nel suo discorso sullo stato dell’Unione.

Insomma, La Commissione Ue accelera sul 5G, e chiede agli stati di mettere la freccia per seguire un piano a tappe forzate che non sarà certo semplice rispettare per molti stati, fra cui anche l’Italia, che per la liberazione dei 700 Mhz guarda al 2022.

C’è da dire che tutte le proposte della Commissione dovranno passare al vaglio del Parlamento e del Consiglio e che quindi le cose potrebbero cambiare, ma per ora la roadmap è quella annunciata oggi.

WiFi4EU e Gigabit society

Altre novità in tema di Tlc riguardano la proposta del piano WiFi4Eu, per la diffusione di WiFi in prossimità di comunità locali, piccoli centri ed edifici pubblici della Ue entro il 2020. Con termine ultimo nel 2025, la promozione della cosiddetta gigabit society, ovvero la creazione di connessioni da almeno un gigabit in scuole, poli di trasporto, ospedali e garanzia di accesso a 100 Mbps per tutte le famiglie (anche quelle che si trovano in aree rurali).

I progetti di connettività presentati oggi hanno un costo complessivo stimato in 500 miliardi di euro nel prossimo decennio, la maggior parte del quale dovrebbe essere coperto da risorse private. Al momento, si calcola che manchino all’appello almeno 155 miliardi per raggiungere gli ambiziosi target della Commissione Juncker.

Per attrarre gli investimenti mancanti, la Commissione propone una modernizzazione delle attuali norme UE sulle telecomunicazioni, il cui ultimo aggiornamento risale al 2009. Il codice, si legge nella nota della Commissione, stimolerà la concorrenza, che a sua volta darà impulso agli investimenti e rafforzerà il mercato interno e i diritti dei consumatori (qui il link alla proposta di direttiva per il Nuovo codice delle comunicazioni elettroniche).

Meno regole per co-investimenti di rete

Il nuovo codice europeo delle comunicazioni propone:

  • Il nuovo codice, si legge nel comunicato della Commissione, riduce sostanzialmente gli obblighi normativi nel caso in cui operatori concorrenti coinvestano in reti ad altissima capacità e facilita la partecipazione dei piccoli operatori a progetti di investimento grazie alla condivisione dei costi, al superamento di barriere di scala ecc. Il codice introduce nuove norme che rendono più prevedibili le prospettive d’investimento per i “pionieri” che assumono il rischio di investire in questo tipo di reti in zone meno redditizie, come quelle rurali.

 

Frequenze, licenze più lunghe e assegnazioni coordinate

 

Ridurre le divergenze tra le prassi regolamentari dei vari paesi dell’UE è particolarmente importante nel settore dello spettro radio, che è la principale materia prima delle comunicazioni senza fili. Il codice propone licenze di lunga durata, assieme a requisiti più rigorosi per l’uso dello spettro radio in modo efficace ed efficiente. Propone inoltre di coordinare i parametri di base, come i tempi di assegnazione, per assicurare la rapida liberazione dello spettro ad uso del mercato dell’UE e una maggiore convergenza delle politiche nazionali in materia di spettro allo scopo di offrire una copertura completa senza fili in tutta l’UE.

 

Telco vs OTT: stessi obblighi per gli OTT

Per garantire che siano applicati i requisiti di sicurezza (vale a dire, reti e server sicuri), una serie di norme saranno estese anche ai nuovi operatori online che offrono servizi equivalenti agli operatori tradizionali. Il regolamento prevede anche che in futuro gli utenti possano chiamare il 112, numero di emergenza universale nell’UE, attraverso tali servizi online, senza incorrere in alcun costo supplementare.

Nell’ambito delle proposte legislative presentate oggi, la Commissione propone anche di rafforzare il ruolo delle autorità nazionali di regolamentazione e dell’agenzia BEREC, per garantire l’applicazione coerente e prevedibile delle norme in tutto il mercato unico digitale, limitando l’attuale frammentazione e incoerenza.