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5G, spunta lo standard intermedio (basato sull’Lte) per partire nel 2019

La industry delle Tlc spinge sul 5G, il prossimo standard di comunicazione wireless che promette di aprire le porte alla nuova era dell’Internet delle cose e ridare fiato ai ricavi. Le telco sono a caccia di nuove fonti di reddito, per contrastare la crescente invadenza degli OTT e dei nuovi servizi di messaggistica come WhatsApp, che tolgono ossigeno alle casse.

Accelerare i piani

Per non perdere il treno del 5G, un nutrito gruppo di operatori e produttori di infrastrutture di rete ha annunciato un piano per accelerare il roll-out della nuova tecnologia 5G NR (New radio) e punta sulla realizzazione di uno standard intermedio per consentire il lancio delle prime reti e dei relativi prodotti e servizi già nel 2019. Il piano sarà presentato ufficialmente già a inizio marzo.

Una tabella di marcia a tappe forzate rispetto ai tempi previsti dagli enti internazionali di standardizzazione, in particolare quelli attesi dal 3GPP relativi alla release 15 delle nuove specifiche tecniche del 5G che saranno pubblicate non prima della fine del 2019. Troppo in là nel tempo, secondo la industry, visto che con gli standard in arrivo soltanto a fine 2019 i primi network commerciali arriverebbero soltanto nel 2020.

La nuova proposta introduce quindi una tappa intermedia, con il rilascio delle specifiche 5G intermedio in grado di sfruttare le reti esistenti Lte per agganciare alcuni servizi 5G già nel 2019.

La proposta è sostenuta da diversi player fra cui AT&T, NTT Docomo, SK Telecom, Vodafone, Ericsson, Qualcomm, BT, Telstra, Korea Telecom, Intel, LG Uplus, KDDI, LG Electronics, Telia, Swisscom, TIM, Etisalat, Huawei, Sprint, Vivo, ZTE e Deutsche Telekom.

Il piano per il rilascio delle specifiche 5G sarà presentato ufficialmente al prossimo incontro dell’ente di standardizzazione 3GPP RAN in programma fra il 6 e il 9 marzo in Croazia. L’obiettivo principale dell’iniziativa è rendere compatibili le specifiche intermedie che saranno presentate (che non sono stand-alone perché il 5G accelerato dovrà contare sull’Lte) con i futuri sviluppi delle reti 5G stand-alone, che arriveranno sul mercato più tardi.

L’idea di arrivare al 5G per tappe, con una prima release intermedia, avvantaggerà di certo gli operatori che detengono grandi network Lte, che potranno sfruttare così lo standard esistente per lanciare i primi servizi in anticipo sulla concorrenza.

Al Mobile World Congressi in corso a Barcellona due player di primo piano, Qualcomm e Samsung, presentano nuovi modem ad hoc per sostenere lo standard accelerato.

L’Unione Europea getta acqua sul fuoco dello spettro

L’Unione Europea da tempo chiede agli stati membri di muoversi in maniera armonizzata sul fronte delle frequenze radio per il 5G (qui il piano della Commissione Ue). La liberazione della banda 700 è una delle priorità per garantire connessioni stabili su tutto il territorio europeo, permettendo così il lancio in grande stile di nuovi segmenti di business, fra cui le connected cars, il business su cui la Commissione punta a occhi chiusi. Il monito di Bruxelles è stato ribadito giovedì scorso da Andrus Ansip: “Senza la rapida disponibilità del giusto fabbisogno di spettro nelle bande previste, mettiamo a rischio il futuro digitale dell’Europa connessa”, ha detto il commissario Ue responsabile per il Mercato unico digitale.

Ansip lo ripeterà in questi giorni al Mobile World Congress, ribadendo agli stati membri la necessità di coordinare al meglio e in tempi stretti l’utilizzo dello spettro radio in relazione a diversi aspetti: assegnazione delle frequenze, durata delle licenze d’uso, nuove pratiche di sharing e utilizzo in leasing di porzioni di spettro poco utilizzate.

L’obiettivo della Commissione è lanciare i primi test crossfrontalieri sul 5G il più presto possibile. Ed è per questo che le telco e i produttori di auto della Ue hanno chiesto alla Commissione di finanziare un grande progetto per la sperimentazione delle auto senza conducente fra tutti gli stati membri.

Dal canto suo, la Commissione ha fissato la roadmap per la liberazione della banda 700.

E’ vero però che le capitale europee non vedono bene l’interferenza di Bruxelles in un’area dove gli interessi economici sono enormi e toccano da vicino gli interessi nazionali dei vari paesi. Inoltre, le licenze sulle frequenze rappresentano una fonte importante di introiti per le casse dei paesi.

“Ma questo non è un gioco di potere fra gli stati membri e la Commissione”. Getta acqua sul fuoco Ansip, tentando di stemperare le tensioni sull’utilizzo e la gestione delle frequenze, che resta alta.

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