Dibattito

5G, Huawei verso il bando totale in Uk ma si salva in Francia

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La Francia pronta a concedere il via libera, limitato nel tempo, all'uso delle tecnologie di Huawei per la realizzazione delle nuove reti 5G. Nel Regno Unito invece si va verso il ban totale.

La Francia adotterà una linea più morbida del Regno Unito nei confronti di Huawei sul 5G. Il fornitore cinese di apparecchiature di rete, che sta per essere “bannato” al 100% da Londra, non subirà lo stesso trattamento a Parigi. Lo rende noto Guillaume Poupard, direttore generale dell’Anssi (Agence nationale de sécurité des systèmes informatiques), precisando che gli operatori francesi riceveranno delle regole ben chiare sui limiti di utilizzo della tecnologia cinese con un massimo di 8 anni.

No bando totale in Francia ma restrizioni

Il che peraltro rischia di fatto di compromettere comunque l’accesso del gruppo cinese al mercato francese del 5G. “Ciò che posso dire – ha detto Poupard in un’intervista a Les Echosè che non ci sarà un bando totale. Gli operatori che non usano Huawei li incitiamo a non cominciare a farlo, visto che questo è un po’ il senso generale delle cose. Agli operatori che invece utilizzano già Huawei, forniremo delle autorizzazioni di durata variabile fra 3 e 8 anni”, ha detto Poupard responsabile del dossier per conto del governo che a questo punto deve soltanto firmare il provvedimento che è pronto.

Ericsson e Nokia favorite

Mentre le tecnologie europee di Ericsson e Nokia non subiranno alcun rifiuto né limitazioni, per Huawei le cose andranno diversamente. “Ciò che faremo sul 5G in Francia non è un compromesso – ha aggiunto Poupard – è necessario sviluppare il 5G a condizioni economiche accettabili per gli operatori, ma altresì sovrane, in modo tale da non essere dipendenti da un determinato fornitore o paese”, ha aggiunto.

“Molte delle antenne installate sono compatibili con il 5G”, ha aggiunto a proposito del carattere dissuasivo di queste misure e tenuto conto degli investimenti in capo agli operatori.

Fornitori extra Ue sorvegliati speciali

“Non si tratta di un atteggiamento punitivo ai danni di Huawei (bashing), né di razzismo anti cinese”, ha detto Poupard, secondo cui il problema riguarda la gestione di una situazione di rischio che non è la medesima se si usa un fornitore cinese o americano. “Siamo prudenti di fronte a fornitori extra Ue, così come lo saremmo se tutti gli operatori si fossero affidati allo stesso fornitore, anche se fosse francese”.

Insomma, in Francia è una questione di sovranità.

Regno Unito pronto al dietrofront

Il Regno Unito invece è pronto a cambiare idea sul 5G. Il paese sarebbe pronto a bandire l’uso della tecnologia cinese Huawei nella sua rete per motivi di sicurezza, dopo che a gennaio il premier Boris Johnson aveva permesso al colosso cinese di svolgere un ruolo limitato nella nuova rete mobile britannica, provocando non pochi malumori in America, viste le pressioni fatte dall’altro lato dell’Atlantico per tagliare fuori la società di Pechino.

Rumors di stampa

La notizia per ora è soltanto un’indiscrezione, riportata dal Sunday Telegraph e dal Sunday Times e confermata anche da altri media britannici, su cui il governo Johnson non ha voluto rilasciare commenti ufficiali. Ma pare che a far cambiare idea al governo inglese potrebbe essere uno studio che sarà presentato a Johnson questa settimana dall’agenzia governativa che si occupa di comunicazione e intelligence, la Gchq. La quale avrebbe riconsiderato la garanzia fornita a suo tempo sulla sicurezza da Huawei. Secondo il nuovo parere le sanzioni statunitensi imposte a Huawei costringeranno infatti la società a utilizzare una tecnologia cinese “non affidabile”.

La replica di Huawei

Non è tardata invece ad arrivare la replica di Huawei, per bocca del suo responsabile dei media internazionali, Paul Harrison. La società ha accusato Londra di “farsi dettare le politiche dall’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump”. Gli Usa, secondo il gigante delle tlc cinese, stanno semplicemente “lottando per recuperare la posizione di mercato” sul 5G rispetto al “leader globale” Huawei. Senza “fornire prove a sostegno delle loro infinite accuse”.

Borghi (Pd) ‘Valutare esclusione aziende cinesi dal 5G in Italia’

“La decisione del premier Johnson, in controtendenza rispetto ad alcune iniziali aperture di alcuni mesi fa, pone un tema sul quale è opportuno riflettere anche in Italia. La Grecia nei mesi scorsi ha formalmente deciso di puntare su Ericsson per implementare la propria rete di accesso, escludendo il ricorso alla tecnologia di origine e produzione cinese per la realizzazione del 5G nel territorio ellenico. Già nello scorso dicembre, nella relazione al Parlamento sui rischi cibernetici, il Copasir ha richiesto al governo di valutare con grande attenzione l’esclusione delle aziende cinesi nella realizzazione delle reti 5G in Italia Lo dichiara in una nota Enrico Borghi, componente della presidenza Pd alla Camera e del Copasir. “Non si possono infatti che ritenere in gran parte fondate – sottolinea – le preoccupazioni circa l’ingresso delle aziende cinesi nelle attivita’ di installazione, configurazione e mantenimento delle infrastrutture delle reti 5G. La decisione inglese, dopo quella greca, pone quindi un tema all’Italia su come tutelare la sicurezza nazionale nel momento in cui,giustamente, stiamo ponendo il tema della realizzazione del 5G come punto qualificante del Piano nazionale di riforma e dell’impiego delle risorse del Recovery Funds, che potrebbero utilmente essere impiegate per lo sviluppo di una tecnologia europea per le reti 5G in grado di assicurare sicurezza e qualita’ alle nostre infrastrutture e non dipendenza da soggetti estranei al nostro perimetro di alleanza”.

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