Sicurezza delle reti

5G: Huawei fa causa contro il bando in Portogallo. In Francia gli operatori chiedono i danni. E in Italia?

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In Portogallo il fornitore cinese di apparecchiature di rete chiede i danni per il bando indiretto dal mercato del 5G standalone, mentre in Francia gli operatori chiedono i danni per i costi di smantellamento.

Huawei non ci sta e decide di reagire per vie legali contro il bando emanato in Portogallo nei confronti di tecnologie 5G provenienti da fornitori extra europei, che non fanno parte della Ocse o della Nato. Un modo non troppo velato per mettere nel mirino le tecnologie cinesi per il 5G standalone senza nominare per nome e cognome i destinatari, che di fatto sono appunto Huawei e la consorella ZTE.     

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Huawei fa causa in Portogallo

In Portogallo, Huawei ha intentato una causa presso un tribunale di Lisbona contro una risoluzione del consiglio per la sicurezza informatica CSSC che di fatto impedisce agli operatori di utilizzare le sue apparecchiature nelle reti mobili 5G, ha affermato la società.

Il CSSC è l’organo consultivo del primo ministro e la sua risoluzione, pur non nominando direttamente Huawei, è un duro colpo agli sforzi di Huawei di entrare nel mercato delle reti 5G standalone in Portogallo e di estendere i contratti esistenti sulle piattaforme 4G.

L’Unione Europea si è da tempo adeguata alla linea dettata dagli Usa rispetto al rischio terrorismo e spionaggio industriale, mai dimostrato con prove concrete, che rappresenterebbero i fornitori cinesi di attrezzature di rete 5G. Fornitori cinesi accusati dagli usa di essere una longa manus di Pechino in occidente. Tutte accuse rispedite al mittente da parte di Huawei. Fra i paesi più severi il Regno Unito e la Svezia.

“Huawei Portugal cerca la protezione dei suoi interessi legittimi e dei diritti legali ai sensi della legge in quanto società debitamente costituita in Portogallo”, ha risposto Huawei a Reuters in relazione alla causa depositata il 31 agosto scorso.

Huawei ha detto a Reuters che spera che la corte “ripari alle molteplici violazioni” dei suoi diritti e al “significativo impatto dannoso sulla società e sui suoi partner” derivante dalla risoluzione.

Il segretario di Stato per la digitalizzazione, Mario Campolargo, che presiede la CSSC, ha dichiarato in precedenza a Reuters che la deliberazione di maggio si basava su una valutazione di sicurezza indipendente e rigorosa seguendo le linee guida dell’Unione Europea e non aveva preso di mira specificamente i fornitori cinesi.

La valutazione aveva messo in guardia da un “rischio elevato” per la sicurezza delle reti che coinvolgono la tecnologia 5G “da parte di fornitori o prestatori che hanno sede in un paese in cui il governo esercita controllo, interferenza o pressione sulle sue attività in paesi terzi”.

Ha anche citato i rischi quando il paese non è membro dell’UE, della NATO o dell’OCSE.

I principali operatori portoghesi, Altice, NOS e Vodafone, hanno già affermato che non utilizzeranno le apparecchiature Huawei nelle reti core 5G.

In Francia richiesta di risarcimento da parte di Bouygues e Altice

C’è da dire che il caso portoghese di richiesta di risarcimento danni per il bando delle attrezzature cinesi non è l’unico. Ad aprile erano stati gli operatori francesi Bouygues Telecom e Altice France (SFR) ad avviare le pratiche per una richiesta di risarcimento al Governo di Parigi per l’ordine di rinunciare alle tecnologie cinesi 5G e alla rimozione di quelle già in loco nelle reti esistenti.

C’è da dire che nel biennio 2019-2020, all’apice dell’ondata anti cinese per timori sulla sicurezza delle reti, la Francia come altri paesi europei si era schierata a favore del bando di tecnologie a rischio in aree densamente popolose o strategiche del paese.

Lo smantellamento delle tecnologie cinesi costa caro: Bouygues Telecom ha chiesto 82 milioni di euro per i costi di smantellamento di 3mila torri che dovranno essere riequipaggiate entro il 2028.

SFR non ha dato i numeri, ma presumibilmente il conto sarà più alto visto che le torri da smantellare sono 8mila.

Chi pagherà il conto in Francia?

E in Italia come stanno le cose dopo l’entrata in vigore del golden power sulle tecnologie extra Ue?

Lo scorso anno erano stati i carrier americani a chiedere un risarcimento governativo per compensarli dai costi di smantellamento delle tecnologie cinesi.

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