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5G, disgelo Usa-Cina? ‘Ramoscello di ulivo’ di Trump a Huawei via Twitter

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Prima dei colloqui commerciali tra Cina e Stati Uniti, Trump sembra porgere un ramoscello di ulivo a Huawei. Senza nominarla, ha scritto su Twitter: ‘Voglio la tecnologia 5G e anche il 6G il prima possibile. Voglio che gli Usa vincano tramite la concorrenza e non bloccando e allontanando le attuali tecnologie più avanzate’.

Giravolta di Donald Trump su Huawei. Il presidente degli Stati Uniti sembra porgere un ramoscello di ulivo al Tlc cinese, dopo un anno di campagna dei funzionari americani volta a convincere gli alleati a tenere fuori Huawei dalla realizzazione delle reti 5G, nella convinzione che il colosso di Shenzhen agisca come agente di spionaggio della Cina. “Voglio che gli Stati Uniti vincano tramite la concorrenza e non bloccando e allontanando le attuali tecnologie più avanzate”, ha scritto Trump su Twitter in un tweet che inizia così: “Voglio la tecnologia 5G, e addirittura anche il 6G, negli Stati Uniti il prima possibile. È più potente e veloce degli standard attuali. La aziende americane devono intensificare i loro sforzi” in questo senso “o resteranno indietro”.

Queste parole fanno anche intendere che Trump alla fine non ha firmato e non firmerà più l’ordine esecutivo, di cui si è parlato molto, per impedire alle società americane di utilizzare dispositivi Huawei, dopo il divieto nelle agenzie governative. 

Trump apre a Huawei per ottenere di più dagli accordi con la Cina?

La sua dichiarazione è giunta durante i colloqui commerciali tra Cina e Stati Uniti, forse è un tentativo di ammorbidire Pechino per un ottenere un accordo commerciale più ampio, i colloqui termineranno il primo marzo.

Il tweet di Trump può essere letto anche come un rimprovero all’hi-tech americano ed esprimono la frustrazione di un presidente che si è vantato dei primati dell’industria statunitense ma non vede all’orizzonte alcuna tecnologia 5G totalmente ‘made in Usa’.

La sfida per il primato tecnologico è uno dei punti chiave delle trattative commerciali in corso tra Washington e Pechino, entrate nella fase dello sprint finale per evitare che dal 2 marzo i dazi Usa su 200 miliardi di merci cinesi aumentino dal 10% al 25%. Fonti di entrambe le parti concordano che c’e’ una intesa di massima ma che vari punti devono ancora essere limati. I negoziatori stanno definendo sei memorandum di intesa sulle questioni strutturali: il trasferimento forzato di tecnologia e i furti cibernetici, i diritti della proprieta’ intellettuale, i servizi, la valuta, le barriere commerciali non tariffarie e l’agricoltura. A proposito di quest’ultimo capitolo, la Cina si appresterebbe a mettere sul tavolo 30 miliardi di dollari in più di acquisti di prodotti agricoli americani. Nelle prossime ore ci sarà a Washington un altro round cruciale, tra il capo negoziatore cinese Liu He e il rappresentante americano per il commercio Robert Lighthizer. 

La stessa giravolta fatta con ZTE

La mossa di Trump nei confronti di Huawei ricorda la giravolta fatta l’anno scorso con ZTE, un altro fornitore di telecomunicazioni cinese che il presidente, a sorpresa e all’ultimo momento, ha salvato dalle sanzioni statunitensi.

Trump segue la linea dell’alleato UK su Huawei? Gli 007 britannici: ‘Gestibili eventuali rischi per il 5G’

Infine c’è da dire che l’apertura di Trump verso Huawei e arriva pochi giorni dopo il via libera dell’intelligence Uk: ‘Gestibili eventuali rischi per il 5G con Huawei’. Secondo il report della National Cyber Security Centre, non ancora pubblico ma rivelato dal Financial Times, è possibile limitare gli eventuali rischi di spionaggio di Huawei sulla rete 5G. Un possibile ok del governo britannico a Huawei per la realizzazione della rete 5G (la decisione ufficiale sarà presa tra marzo e aprile) avrebbe ripercussioni dentro e fuori dall’Europa, perché la Gran Bretagna rientra nell’alleanza nota come “Five eyes” per la condivisione di intelligence, di cui fanno parte anche gli Stati Uniti, oltre a Canada, Australia e Nuova Zelanda: quest’ultimi due Paesi si sono fatti sedurre dalle sirene americane e hanno escluso la Tlc cinese dalla gara per lo sviluppo delle reti 5G. 

Senza più il ban degli Usa, se ne pentiranno?

Trump preso in giro sul 6G

I media americani e non solo hanno preso in giro Trump sulla sua ambizione verso il 6G, una tecnologia che farà il suo debutto – più o meno – tra un decennio. Ma per essere tra 10 anni protagonisti del 6G conviene, e ha ragione Trump, iniziare oggi ad investire e studiarla. La Cina anche sul 6G è avanti, ma anche la Finlandia ha già avviato il bando per i dottorandi che vogliono aderire al programma 6Genesis dell’Università di Oulu.