Concorrenza

Tim, Tar respinge richiesta sospensiva multa antitrust da 116 milioni (progetto Cassiopea)

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Il Tar del Lazio ha respinto la richiesta di sospensiva del provvedimento con cui a marzo l'Antitrust ha inflitto a Tim una multa di 116 milioni per ostacolo alla concorrenza nel mercato della banda ultralarga (progetto Cassiopea).

Il Tar del Lazio ha respinto la richiesta di sospensiva del provvedimento con cui il marzo scorso l’autorità antitrust ha inflitto a Tim una multa di 116 milioni di euro per ostacolo alla concorrenza nel mercato della banda ultralarga (progetto Cassiopea).

E’ quanto emerge da un documento visionato da Reuters. Il pagamento della multa rimane, secondo quanto comunicato dalla stessa autorità a marzo, sospeso fino ad ottobre, mentre il ricorso di Tim sarà successivamente oggetto di discussione nel merito.

Tim non ha commentato la notizia.

Prosegue lo scontro sul progetto Cassiopea

L’Antitrust ha comminato a Tim una multa da 116 milioni di euro per abuso di posizione dominante nelle reti in fibra nelle aree rurali. La multa fa seguito alla denuncia di Open FiberVodafoneInfratelEnel Wind Tre ed è giunta a borse chiuse, dopo la firma del presidente dell’Antitrust Roberto Rustichelli. Tim dal canto suo ha fatto ricorso.

Poteva andare anche peggio per Tim, visto che la compagnia guidata da Luigi Gubitosi avrebbe potuto subire una sanzione fino al 10% del fatturato annuo di circa 500 milioni di euro.

Le motivazioni dell’Autorità

TIM, si legge nella nota dell’Autorità“ha posto ostacoli all’ingresso di altri concorrenti, impedendo sia una trasformazione del mercato secondo condizioni di concorrenza infrastrutturale, sia il regolare confronto competitivo nel mercato dei servizi al dettaglio rivolti alla clientela finale.

L’Autorità ha accertato che TIM ha ostacolato lo svolgimento delle gare, indette nell’ambito della Strategia nazionale banda ultra-larga del Governo, per il sostegno agli investimenti in infrastrutture di rete a banda ultra-larga nelle aree più svantaggiate del territorio nazionale (cosiddette aree bianche)”.

In particolare, “TIM ha deciso una modifica non profittevole dei piani di copertura di tali aree durante lo svolgimento delle le gare ed ha intrapreso, contestualmente, iniziative legali strumentalmente rivolte a ritardare le medesime.

Tale comportamento appare particolarmente grave in quanto i suddetti ritardi producono i loro effetti in una situazione complessiva che vede il nostro Paese già strutturalmente indietro di ben 18 punti percentuali rispetto alle altre economie europee in termini di copertura della FTTH”.

Al momento dell’avvio della strategia anti-competitiva, a fine 2016, “solo il 18% circa delle unità immobiliari era coperta da una rete in fibra ottica, un dato al di sotto della media dell’Ue, pari al 22%. Un divario che non si è attenuato nei due anni successivi, quando le stesse percentuali di copertura sono passate rispettivamente al 23% per l’Italia e al 29% per l’Ue”.

Strategia anti-competitiva

Tim ha inoltre operato una rimodulazione della propria offerta di servizi di accesso alla rete in fibra ottica, valida per l’intero territorio nazionale, tesa a prosciugare preventivamente il bacino di domanda contendibile dagli altri operatori, anche attraverso un abbassamento al di sotto del livello di costo dei prezzi di alcuni servizi.

Sul mercato dei servizi di telecomunicazioni alla clientela finale, Tim ha immesso in commercio offerte promozionali inclusive di elementi idonei a legare contrattualmente il cliente per una durata temporale eccessiva.

Il procedimento parte nel 2017

Il procedimento era partito nel 2017 da una denuncia di Open Fiber a seguito del piano di Tim di portare la fibra nelle aree a fallimento di mercato, dove Open Fiber si era aggiudicata all’epoca il primo bando Infratel per la copertura delle aree bianche.

Un piano, denominato Cassiopea, avviato dall’allora amministratore delegato Flavio Cattaneo per la copertura in Fttc (Fiber to the cabinet, rame più vectoring) nelle stesse aree oggetto dei bandi Infratel vinti da Open Fiber, e poi bloccato dalla stessa Tim a luglio 2017.

L’Antitrust, nel 2018, ha poi esteso il procedimento all’accertamento sulla strategia di pricing di Tim e sull’utilizzo delle informazioni privilegiate relative ai clienti degli operatori alternativi nel mercato retail. Nella “Cri” l’Antitrust ha tra l’altro già sottolineato come Telecom abbia ostacolato il nuovo concorrente Open Fiber.