il dibattito

Seminario ISIMM. Bitcoin, il futuro si gioca sull terreno della legalità

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Si è tenuto ieri il seminario promosso da ISIMM sul tema 'Bitcoin: natura giuridica, profili economici,rischi, opportunità' che ha dato modo di riflettere e ampliare la conoscenza sul  fenomeno del bitcoin, mostrandone i limiti e le potenzialità.

“Nonostante il bitcoin sia una cosi detta moneta virtuale parliamo di un fenomeno tutt’altro che virtuale ma che esiste nella realtà sociale e in quanto tale va preso in considerazione”.È così che Vincenzo Zeno-Zencovich, presidente ISIMM, apre il dibattito del seminario ‘Bitcoin: natura giuridica, profili economici, rischi, opportunità’ organizzato dall’ ISIMM e tenutosi ieri a Roma.

“L’attenzione a questo nuovo fenomeno è quindi più che doverosa, ha continuato Zeno-Zencovich, “in modo da cogliere le opportunità che un tipo di ‘valuta’ di questo genere può offrire e al tempo stesso che tipo di svantaggi comporta nell’economia reale”.

Identità giuridica

Sulla mancanza di una definizione standard e di un quadro giuridico per il bitcoin si è soffermato Sergio Boccadutri, responsabile area innovazione del PD: “Non c’è a livello internazionale una definizione del bitcoin, e credo che questo sia il primo problema da cui bisogna partire”. Boccadutri ha poi detto che “si è parlato di frodi e riciclaggio ma non è giusto ricondurre l’uso del bitcoin al solo uso nelle attività criminali, perché non è soltanto questo”.

Per esempio, “esistono già pagamenti P2P che si basano non solo sul contante ma che utilizzano anche altri strumenti. Un chiaro esempio di come il bitcoin sia stato promotore di questo cambiamento.” In conclusione, Boccadutri ha posto l’attenzione su una questione molto importante, quella del valore del dato. Il dato (i nostri dati in questo caso ndr.) che nelle transazioni digitali ha sempre di più un valore e quindi un costo (che noi paghiamo ndr.)

Fenomeno emergente 

Sicuramente il bitcoin deve essere inteso come un fenomeno emergente nei sistemi monetari e finanziari, oltre ad avere avuto un grande impatto pubblico rispetto a quello che è il valore reale. Secondo Luca Fantacci professore di economia all’Università Bocconi “si tratta di un fenomeno molto esiguo. Secondo un recente studio EBA la cifra massima di transazioni globali al giorno in bitcoin è di 100.000, contro le 300.000 transazioni ‘normali’ giornaliere registrate solo in Europa.”

Fantacci ha poi voluto sottolineare le due funzioni, sotto il profilo economico, che svolge il bitcoin. “Da un lato, è uno strumento per un trasferimento di potere d’acquisto (simile a pagamenti elettronici). Dall’altro, è uno strumento che crea potere d’acquisto.” Il bitcoin si presenta come “una tecnologia all’avanguardia con un’ architettura monetaria antiquata” perché presenta dei difetti di fondo come la pretesa che sostituendo l’autorità di emissione, al posto di un meccanismo automatico (algoritmo ndr.), si abbiano dei vantaggi consistenti, il che non è cosi.

Fantacci conclude in maniera provocatoria l’intervento affermando che “Il bitcoin non ha futuro, né è stato all’altezza delle sue potenzialità, anche da un punto di vista dell’affidabilità.”

Pro e contro

Qual è lo scopo del bitcoin? In altre parole, cosa finanzia e in che modo può essere al servizio dell’economia reale? Secondo i dati raccolti da Maurizio Franzini e Massimo Molinari, professori rispettivamente di Economia Politica e di Economia Monetaria all’Università La Sapienza, al momento l’offerta complessiva di bitcoin ha raggiunto i 14 milioni, e le transazioni con questo strumento sono principalmente per l’acquisto di droghe leggere e pesanti. Ad ogni modo, per Franzini “ci sono chiari vantaggi e svantaggi dai relativamente bassi costi di transazione, alla garanzia dell’ anonimato al sistema decentralizzato, un sistema che è da considerarsi un’ ambizione più che una realtà, visto che le forze di mercato tentano di centralizzarlo.”

Chiari sono quindi i vantaggi che in qualche modo porta il bitcoin dall’anonimato alla velocità nelle transazioni (1/50 migliore rispetto alle transazioni normali ndr.) ma sono molti e svariati i rischi a cui si va incontro, dal rischio di default della controparte, all’irreversibilità di ciascuna transazione (come nel caso del contante irreversibile ndr.) al rischio della perdita delle chiavi di accesso private o del wallet digitale.

In definitiva, conclude Franzini, il “Bitcoin rischia di essere e restare la moneta degli scambi rischiosi e illegali. Bisogna far si che ci sia un’evoluzione istituzionale trasformandolo in una moneta al servizio dell’economia reale.”

Un’opinione, quella di Franzini, con la quale Zeno-Zancovich si trova in parte d’accordo ma ci tiene a precisare che “se l’avvento delle reti ha portato una certa disintermediazione (accedere a beni senza intermediario) al tempo stesso la rete ha generato una serie di nuovi intermediari (come Google o altri servizi). La decentralizzazione è quindi importante ma abbiamo necessità di un soggetto che faccia da intermediatore.”

Disciplina giuridica

Rimane da capire quale sia, sotto il punto di vista giuridico, la posizione del bitcoin. “Bitcoin è privo di una disciplina giuridica” conferma Noah Vardi ricercatrice nel dipartimento di giurisprudenza di Roma Tre. In altre parole, c’è un vuoto normativo.

Ci sono diverse aree che dovrebbero disciplinare l’uso del bitcoin ma prima bisogna avere una definizione giuridica della moneta virtuale. La nozione di riserva di valore pone dei problemi perché imprecisa. Si parla di valuta virtuale ma, di fatto, non esiste alcun tipo di valuta. Si parla anche di riserva di valore ma non è uno strumento finanziario” conclude la Vardi.

Dello stesso parere della Vardi è Giorgio Gasparri, Ufficio Studi Giuridici della Consob che definisce il bitcoin come “ufo giuridico, dal momento che non è una moneta legale dal punto di vista giuridico del termine, svolge in maniera imperfetta le proprie funzioni e non possiede neanche il potere liberatorio universale ipso iure.”

 

Il problema che emerge è la mancanza in Italia di un’ infrastruttura giuridica, quindi c’è entropia nel sistema bitcoin, in materia di trasparenza, tutela dei consumatori, tassazione imponibile e anche riguardo il finanziamento delle attività illecite, la sequestrabilità penale e l’identificazione dei cedenti di bitcoin (nel Regno Unito e in Australia, tramite le ‘Key disclosure Law’, è possibile sapere le password private bitcoin qualora necessario. In Russia il bitcoin è stato vietato per non alimentare il livello di criminalità ndr.)

 

Dice bene Zeno-Zancovich, sottolineando che “uno dei problemi principali del bitcoin non è strettamente economico ma sociale.” Il Bitcon non è evidentemente riuscito a trasmettere un senso di fiducia nel pubblico, un elemento che è chiave in un processo di sviluppo.

Dello stesso parere anche Gianluca Ciacci dell’Università LUISS che attribuisce al bitcoin un grande successo ma forse non è stato preso molto in considerazione come reale alternativa di pagamento elettronico, proprio per questo bisogno stare attenti ai rischi in cui si incorre.

Nell’ambito dei contributi da parte delle Istituzioni governative, ha preso la parola Roberto Amerise, del Dipartimento Finanze, direzione Relazioni Internazionali del MEF evidenziando la necessità di capire come e se sia possibile tassare questo strumento (bitcoin) e anche nel caso in cui possa godere di alcune esenzioni fiscali.

A seguire ha parlato Marco Fanti, del Dipartimento Anti-Frode tecnologica della Guardia di Finanza che ha sottolineato la difficoltà, per un ente come quello della Guardia di Finanza che si basa sull’applicazione di regole, di operare nel settore bitcoin dal momento che c’è la mancanza di un profilo giudiziario, quindi regole precise a cui appellarsi. “Il nostro dipartimento entra in azione nel momento in cui avviene la monetizzazione da parte dei riceventi, a seguito dello scambio” conclude Fanti.

 

Miti da sfatare

 

Per Paola Giucca, Direttore Servizio di Supervisone sui mercati e sui sistemi di pagamento, Banca d’Italia ci sono alcuni miti da sfatare per quanto riguarda il bitcoin. Da un lato, l’apparente immediatezza nei pagamenti dal momento che la Rete impiega all’incirca 10 minuti per convalidare la transazione. Dall’altro, anche la percezione della gratuità del bitcoin è un mito. Ci sono costi anche sostanziosi nelle transazioni, seppur meno onerosi di altre forme di pagamento.

Dello stesso avviso Carmelo Salleo della BCE che ha anche evidenziato che il vero problema del bitcoin per diventare un fenomeno di una certa rilevanza è che si manifesti in un contesto reale, quindi legale. Dal momento che, le transazioni nell’ambito dell’illegalità non hanno chiaramente un ritorno nell’economia reale e quindi non portano nessun beneficio.

A seguito, il commento dell’onorevole Stefano Quintarelli (Scelta Civica) sulla tecnologia dietro ai Bitcoin, la block chain. “La Block chain cambia le regole del gioco, perché non è mai esistito un programma del genere ed è uno strumento che inevitabilmente rappresenta il futuro”, ha detto.

Anche l’onorevole Antonio Palmieri (FI) ha voluto dare un suo contributo al dibattito ricordando che “il vero ‘divide’ è quello di natura culturale, quindi è più che doveroso affrontare queste tematiche, come il bitcoin”.

Interessante l’intervento di Massimo Bernaschi, dirigente tecnologia del CNR e IAC, che ha spiegato il funzionamento delle operazioni di transazione tramite bitcoin, svelando alcuni dei miti della ‘moneta’ in questione, come quella dell’anonimato, dando un’idea della complessità ma allo stesso tempo genialità del bitcoin e della tecnologia che lo supporta, ovvero la block chain. In altre parole “il libro mastro del bitcoin, che contiene l’intera storia delle transazioni bitcoin ed è accessibile a chiunque”.

Bernaschi ha voluto poi sottolineare come il “Bitcoin non è il primo esempio di moneta di digitale, dal 1982 sono state poste le basi per il cash digitale. Il software che implementa il protocollo bitcoin è continuamente in esecuzione su una rete di computer peer-to-peer (non c’è un server centrale che gestisce l’intera rete)”.

Nel momento della tavola rotonda moderato da Giuseppe Greco, ISIMM Ricerche, il dibattito ha visto Rita Camporeale, responsabile uffici e pagamenti dell’ABI che ha voluto precisare che “le banche italiane sono da sempre centri d’innovazione tecnologica.” Ad ogni modo, ABI ha istituito un osservatorio che in futuro opererà analisi più approfondite nel settore.

A seguito il commento di Corradino Corradi, responsabile ICT Security & Fraud Management di Vodafone Italia. “Ci può essere decentralizzazione anche non necessariamente in forma anonima e semi-legale come nel caso dei bitcoin.” ha detto Corradi “ma c’è poca consapevolezza dell’utente quando salva la propria password segreta su di un ‘wallet’ in cloud”.

Dello stesso avviso è Massimo La Rovere, Responsabile Regulatory, Antitrust and EU Affairs di Wind che ha rimarcato la necessità di un’evoluzione nel quadro normative del settore.