Gli studi

Mobile tech, evitate 2 miliardi di tonnellate di CO2. Ma c’è sempre un lato oscuro

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Grazie alle tecnologie IoT e M2M si sono risparmiati 1,44 miliardi di megawatt di energia elettrica e 521 miliardi di litri di carburanti nel 2018 secondo GSMA. Ricercatori canadesi sono di diverso avviso però e l'impatto ambientale dell'ICT potrebbe aumentare. L’11% delle emissioni inquinanti saranno relative alla sola produzione di smartphone.

L’utilizzo diffuso e continuo di tecnologie di comunicazione mobile (mobile technologies) ha consentito al mondo ridurre le emissioni di biossido di carbonio (CO2) per complessive 2,13 miliardi di tonnellate. Un risparmio pari al volume di gas serra emessi dalla Russia in un anno e, allo stesso tempo, un risparmio dieci volte superiore all’impronta ecologica del settore mobile tech nel suo insieme.

Questi i dati contenuti nello studio pubblicato da GSMA e Carbon Trust, dal titolo “The Enablement Effect: The impact of mobile communications technologies on carbon emission reductions”, e presentato alla COP25 di Madrid. Secondo i ricercatori, il taglio delle emissioni di CO2 relative alle tecnologie mobile è il risultato di una riduzione consistente nel consumo di energia e carburante.

L’era delle tecnologie green

Ad esempio, il Report ha stimato che nel 2018, grazie all’Internet of Things (IoT) e alle soluzioni Machine-to-Machine (M2M), si sono risparmiati 1,44 miliardi di megawatt di energia elettrica e 521 miliardi di litri di carburanti.

Durante il 2018 – ha commentato Mats Granryd, direttore generale della GSMA – l ‘ecosistema mobile ha consentito risparmi di elettricità e gas sufficienti ad alimentare oltre 70 milioni di case per un intero anno negli Stati Uniti. Inoltre, è stato risparmiato tanto carburante quanto ne servirebbe per far camminare 32,5 milioni di auto immatricolate nel Regno Unito per 19 anni”.

Il Report affronta quindi il ruolo delle mobile technologies e delle smart technologies nel favorire la nascita di una vera e concreta economia green a livello ambientale, di un’economia decarbonizzata, consentendo nel frattempo di ridurre sensibilmente le emissioni di gas serra da parte delle industrie e delle imprese: “Queste tecnologie saranno fondamentali per tutti quei Paesi che stanno contrastando i cambiamenti climatici e per chiunque voglia raggiungere l’obiettivo di un’economia a zero emissioni”, ha aggiunto Granryd.

Grazie alle tecnologie mobile & smart, si legge nello studio, si stanno ottenendo risultati incoraggianti, in termini di riduzione della CO2 e altri gas climalteranti, soprattutto nel settore dei trasporti, delle costruzioni, del manifatturiero e dell’energia. Nel settore “Smart living, working and health” si sono evitare il 39% delle emissioni di CO2 nel 2018, in quello Smart cities & transport” del 30%, nello “Smart manufacturing” dell’11%, del 10% nel settore “Smart buildings” e del 7% in quello “Smart energy”.

The dark side

Veramente è tutto così semplice? Solo buone notizie?
La realtà è sempre molto più complessa di quanto crediamo e ci vogliono far credere. Sappiamo bene, ormai, che la comunicazione globale è fortemente orientata da propaganda di settore e sappiamo altrettanto bene che a seconda degli studi i risultati possono essere molto diversi tra loro. Le tecnologie della trasformazione digitale e quelle mobile hanno certamente raggiunto un livello elevatissimo di sostenibilità, sia ambientale, sia nei consumi, sia economica, ma non tutti sono d’accordo con i dati diffusi dal recente Report di GSMA e Carbon Trust.

Stando a quanto rivelato da una ricerca scientifica della McMaster University pubblicata proprio nel 2018 sul “Journal of Cleaner Production”, dal titolo “Assessing ICT global emissions footprint: trends to 2040 & recommendations”, l’impatto ambientale globale del settore ICT, nel suo complesso, passerà dal 3,5% atteso per il 2020 al 14% stimato per il 2040. È più della metà della fetta globale di inquinamento attribuibile al settore dei trasporti (uno dei più velenosi).

Secondo gli esperti, la crescita incrementale delle emissioni di gas serra provenienti dal settore high tech renderà inutili i tentativi di sfruttare le potenzialità di sostenibilità ambientale che l’industria ICT reclama e in parte garantisce.

Entro la fine del 2020, le quote di emissioni inquinanti relative agli smartphone saliranno all’11% (erano al 4% nel 2010). In altre parole, le emissioni di CO2 generate dagli smartphone raggiungeranno i 125 mega tonnellate all’anno.

Gran parte di questo impatto non è dovuto all’utilizzo dello smartphone di per sé, quanto alla sua produzione, in termini di utilizzo di materiali rari, in termini di estrazione di questi materiali, in termini di manifattura, di design, di estrazione e trasporto di oro e altre risorse utili alla realizzazione di mobile device.

In termini generali, lo studio stima che tra infrastrutture di rete e data center dell’ecosistema ICT sono attese emissioni per 746 mega tonnellate di CO2 all’anno a partire dalla fine del 2020. Una quantità enorme, superiore a quante mega tonnellate di CO2 ha emesso come nazione il Canada nel 2016 (730 MtCO2-e).