il commento

Reti 5G ed elettromagnetismo. Un dibattito aperto (che non deve però modificare i limiti delle norme italiane)

di Achille De Tommaso, già presidente ANFoV |

Riceviamo e pubblichiamo il contributo di Achille De Tommaso, già presidente ANFoV (Associazione per la convergenza nei servizi di comunicazione) su un tema controverso, come quello dei limiti di irradiazione elettromagnetica, che registra posizioni anche in netto contrasto. La nostra testata ritiene corretti gli stringenti limiti imposti dall’attuale normativa italiana, per cui ospitiamo questo contributo con l’intento di dare uguale spazio anche a posizioni del tutto contrastanti con esso.

L’anno scorso, 2018, fu indetta una petizione negli USA, indirizzata All’ONU, all’OMS, all’UE, al Consiglio d’Europa e ai governi di tutte le nazioni per fermare lo sviluppo del 5G . Al 29 marzo 2019 è stata firmata da 64.000 persone, tra cui 10 scienziati di varie nazioni (10).

La petizione afferma, tra l’altro:Nonostante la diffusa negazione, l’evidenza che le radiazioni a radiofrequenza siano dannose per la vita è già schiacciante. L’evidenza clinica accumulata di: esseri umani malati; prove sperimentali di danni a DNA e cellule e sistemi di organi, in un’ampia varietà di piante e animali; e prove epidemiologiche che le principali malattie della civiltà moderna – cancro, malattie cardiache e diabete – sono in gran parte causate da inquinamento elettromagnetico, costituisce una base di letteratura di oltre 10.000 studi“.

I sostenitori di questa petizione ritengono, inoltre che, nelle aree del mondo in cui è già stata avviata l’introduzione delle antenne 5G, la popolazione locale, si stia già ammalando. Iniziando con i sintomi da ipersensibilità elettromagnetica (1) , che inducono vertigini, nausea, amnesia, insonnia, tremori.

Il discorso è controverso. Ma con una connotazione sconcertante: infatti non si nega il pericolo, ma si dice che non ci sono abbastanza prove scientifiche (ma, come vedremo, ci sono) e che gli studi sono in corso; ma si continua comunque con installazioni e sperimentazioni.

Alcuni fatti:

Nel settembre 2018, il consiglio comunale di Mill Valley (2), in California, ha votato per bloccare lo sviluppo di torri 5G e cellule relative, in aree residenziali;  in quanto provocano “gravi effetti negativi sulla salute e sull’ambiente causati dalle radiazioni a microonde emesse da queste torri e cellule per il 4G e il 5G”

Il pericolo era  sovrastimato, secondo (3) il “Centers for Disease Control and Prevention”,  “Non esiste alcuna prova scientifica che fornisca una risposta definitiva a questa domanda – affermava il Centro – Sono necessarie esono in corso ulteriori ricerche prima di sapere se l’uso dei telefoni cellulari provochi effetti sulla salute”. (Quindi, non riteneva che sia garantito che non vi siano danni; diceva solo che alcuni studi sono in corso).

Eppure di studi che dimostrino questi pericoli ne erano stati già fatti:  già nel 2013, 215 scienziati provenienti da 40 paesi diversi firmarono un appello (4), rivolto all’ONU,  che chiedeva protezione internazionale dall’esposizione a campi elettromagnetici non ionizzanti, i cui effetti includono, ma non sono limitati a: “aumento del rischio di cancro, stress cellulare, danni genetici, cambiamenti del sistema riproduttivo, disturbi neurologici eccetera ” Tutte affermazioni scientificamente circostanziate; ma inascoltate. Poi, nel settembre 2017, 170 scienziati di 37 nazioni hanno ripetuto l’appello (8); sempre inascoltato.

In una sua lettera aperta del settembre 2017 (5), il dott. Martin Pall, scienziato esperto di biochimica dei campi elettromagnerici presso la Washington State University, sosteneva che ci sono gravi effetti biologici e sulla salute, compreso un aumento del rischio di cancro tramite mutazioni del DNA, a causa dell’esposizione a reti 5G, sostenendo anche che la FCC è un “Agenzia Lobbizzata”  soggetta ai poteri e alla volontà del settore stesso che dovrebbe regolamentare.  

Veniamo un attimo al 5G: esso esporrà i cittadini a maggiori radiazioni rispetto alle tecnologie precedenti; ma la densità pianificata dei trasmettitori di radiofrequenza è impossibile da prevedere. Oltre a milioni di nuove stazioni base 5G sulla Terra e 20.000 nuovi satelliti nello spazio, 200 miliardi di oggetti trasmittenti, secondo le stime, faranno parte dell’Internet of Things entro il 2020 e un trilione di oggetti pochi anni dopo.

5G A TERRA: Al fine di trasmettere l’enorme quantità di dati richiesti per l’IoT, la tecnologia 5G, quando completamente implementata, utilizzerà onde millimetriche, che sono trasmesse male attraverso il materiale solido. Ciò richiederà ad ogni operatore di installare stazioni base ogni circa 100 metri (11)  in ogni area urbana del mondo. A differenza delle precedenti generazioni wireless, in cui una singola antenna trasmette su una vasta area, le stazioni di base 5G e i dispositivi relativi avranno più antenne disposte in “phased array” (12) , che funzionano insieme in tutte le direzioni (antenne multibeam).

5G DALLO SPAZIO: Almeno cinque compagnie (12) stanno proponendo di fornire 5G dallo spazio da 20.000 satelliti combinati in orbita terrestre bassa e media, che copriranno la Terra con fasci potenti, focalizzati e orientabili. Se i progetti andranno in porto, ogni satellite emetterà onde millimetriche da migliaia di antenne. Sebbene l’energia che raggiunge il suolo dai satelliti sarà inferiore a quella delle antenne a terra, irradierà le aree della Terra non raggiunte da altri trasmettitori e sarà aggiuntiva alle trasmissioni 5G basate sulla terra per servire miliardi di oggetti IoT. Importante: i satelliti saranno localizzati nella magnetosfera terrestre, che esercita un’influenza significativa sulle proprietà elettriche dell’atmosfera. L’alterazione dell’ambiente elettromagnetico della Terra può essere anch’essa una minaccia alla vita.   

PROTEZIONE USANDO I TERMINALI:  non si potrà facilmente ricorrere  all’uso di vivavoce o cuffie per limitare le esposizioni. In molti casi, infatti, i terminali saranno inseriti in “cose” difficilmente allontanabili da noi; come apparati per videogame, auto a guida autonoma, sensori tattili per telemedicina; ecc.  e anche quando useremo un terminale portatile potremo difficilmente proteggerci, infatti ogni telefono 5G conterrà dozzine di minuscole antenne, tutte funzionanti insieme per tracciare e puntare un raggio focalizzato sulla torre più vicina.

Le preoccupazioni, quindi, e gli studi, ci sono; ma veniamo a due recenti fatti sconcertanti; a noi molto più vicini.

Il primo è che, nella quiete della stampa e delle organizzazioni ecologiste, Bruxelles ha bloccato le sperimentazioni sul 5G. Ma non Bruxelles come UE, ma come città. Il 1mo aprile u.s., infatti, una settimana fa,  I piani per un progetto pilota per la fornitura di 5G a Bruxelles sono stati interrotti a causa dei timori per la salute dei cittadini.

Per iniziare le sperimentazioni 5G gli operatori belgi avrebbero voluto aumentare i limiti soglia d’elettrosmog, senza però fornire alcuno studio preliminare sul rischio sanitario per la popolazione. “C’è l’impossibilità di valutare le emissioni delle antenne utilizzate dagli operatori per mancanza di informazioni tecniche sul comportamento delle persone soggette a queste più elevate radiazioni.”, ha detto la ministra belga per l’ambiente Céline Fremault.  “Non c’è 5G che tenga: la gente di Bruxelles non è una cavia sulla cui salute fare profitti; non possiamo lasciare nulla al dubbio; e oggi ci sono ancora molti dubbi”, ha aggiunto.  E le sperimentazioni, a Bruxelles, sono state bloccate.

Ed ora veniamo al secondo punto, per me, sconcertante: cioè l’Italia.

Il sindaco Sala candida Milano ad essere la capitale europea del 5G ; ma non c’è alcuna menzione sulla stampa della moratoria richiesta da 170 scienziati nel 2017, cui faccio riferimento al link (8), e rilanciata da ISDE Italia (International Society of Doctors for Environment) al nostro Governo (9). Tutto passato sotto grande silenzio. O quasi.

Infatti su “Il Fatto Quotidiano” del settembre 2018, si legge: “C’è attesa per le nuove linee guida sulla sicurezza per l’esposizione all’elettrosmog, depositati i risultati dell’istituto bolognese Ramazzini ( 5) e dell’americano National Toxicology Program; esse sono al vaglio dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro.

Notasi: le citate linee guida erano già state depositate sei mesi prima!

Ma in conclusione: ci saranno conseguenze per la nostra salute dal 5G ? Ci sono i dati ? Ci sono Le linee Guida  tanto attese ? Dobbiamo ancora aspettare il risultato degli studi?

In realtà credo ci sia tutto;  e lo studio è stato commissionati proprio ad un celebre centro italiano per la ricerca sui tumori. I risultati di questo studio sono lì da un anno.

Infatti il 22 marzo 2018 si è conclusa la ricerca che l’lstituto Ramazzini di Bologna, attraverso il Centro di ricerca sul cancro “Cesare Maltoni”, ha condotto per studiare l’impatto dell’esposizione umana ai livelli di radiazioni a radiofrequenza prodotti da ripetitori e trasmettitori per la telefonia mobile.

Lo studio è il più grande mai realizzato su radiazioni a radiofrequenza,  il “paper” relativo è disponibile online sulla rivista internazionale peer-reviewed Environmental Research, edita da Elsevier.

Riporto alcuni passi di questo studio:

I ricercatori dell’Istituto Ramazzini hanno riscontrato aumenti statisticamente significativi nell’incidenza degli schwannomi maligni, tumori rari delle cellule nervose del cuore, nei ratti maschi del gruppo esposto all’intensità di campo più alta usata per gli esperimenti: 50 V/m.

Gli studiosi italiani hanno comunque individuato un aumento dell’incidenza di altre lesioni, già riscontrate nello studio dell’NTP: l’iperplasia delle cellule di Schwann sia nei ratti maschi che femmine e gliomi maligni (tumori del cervello) anche a più bassi livelli di radiazione.  Lo studio comprende, infatti, dosi ambientali (cioè simili a quelle che ritroviamo nel nostro ambiente di vita e di lavoro) di 5, 25 e 50 V/m: questi livelli sono stati studiati per mimare l’esposizione umana generata da ripetitori.

Da considerare che i progetti sperimentali di 5G parlano di intensità elettromagnetica di fino a 61V/m.

L’intensità delle emissioni utilizzate per lo studio è dell’ordine di grandezza di quella delle esposizioni ambientali più comuni in Italia”, ricorda quindi la Dott.ssa Fiorella Belpoggi, Direttrice dell’Area Ricerca dell’Istituto Ramazzini e leader dello studio.   

Entrambi gli studi (di Ramazzini e di NTP) hanno pertanto rilevato aumenti statisticamente significativi nello sviluppo dello stesso tipo di tumori maligni molto rari del cuore nei ratti maschi trattati e del cervello nelle femmine. “Il nostro studio conferma e rafforza i risultati del National Toxicologic Program americano; non può infatti essere dovuta al caso l’osservazione di un aumento dello stesso tipo di tumori, peraltro rari, a migliaia di chilometri di distanza, in ratti dello stesso ceppo trattati con le stesse radiofrequenze.  Sulla base dei risultati comuni, riteniamo che l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) debba rivedere la classificazione delle radiofrequenze, finora ritenute possibili agenti cancerogeni, per definirle probabili agenti cancerogeni.”.

La salute pubblica necessita di un’azione  tempestiva per ridurre l’esposizione, le compagnie devono concepire tecnologie migliori, investire in formazione e ricerca, puntare su un approccio di sicurezza piuttosto che di potenza, qualità ed efficienza del segnale radio. Siamo responsabili verso le nuove generazioni e dobbiamo fare in modo che i telefoni cellulari e la tecnologia wireless non diventino il prossimo tabacco o il prossimo amianto, cioè rischi conosciuti e ignorati per decenni”, conclude Belpoggi.

Ecco quello che c’è nello studio; e, come ho scritto, è lì da un anno; si può ancora dire che non ci sono evidenze scientifiche? C’è qualche scienziato che si è preso magari la briga di confutarle? Le parti interessate finora nello sviluppo del 5G sono state l’industria e i governi, mentre i ricercatori scienziati di campi elettromagnetici, che hanno documentato effetti biologici su esseri viventi e sull’ambiente in migliaia di studi, sono stati per lo più esclusi. Il motivo dell’attuale inadeguato orientamento alla sicurezza del 5G è molto probabilmente il conflitto di interesse degli organismi preposti.

Quello che vedo sono poche sporadiche azioni; ma grande silenzio delle istituzioni, dei media e dei movimenti ecologisti. Forse perché la vendita delle frequenze ha creato degli impegni più importanti della nostra salute.

NOTA: Governi e organizzazioni che hanno messo al bando o lanciato allarmi sui danni da radiazioni da telefonia cellulare http://www.cellphonetaskforce.org