Lo scontro

Mediaset-Vivendi, il Tar del Lazio scongela le quote francesi

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Il Tar del Lazio ha annullato la delibera dell'Agcom che congelava il 19,9% detenuto da Vivendi in Mediaset, dando ragione al ricorso del gruppo francese.

Vivendi mette segno una vittoria importante nella sua lotta contro Mediaset. Il Tar del Lazio ha annullato la delibera del 10 aprile 2017 dell’Agcom, con cui l’Autorità ha imposto a Vivendi di scegliere tra la partecipazione rilevante in Tim (23,9%) e la presenza quasi al 30% in Mediaset. 

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Ricorso francese accolto

I giudici, come riporta Ansa, nella loro articolata sentenza, hanno accolto quindi il ricorso dei francesi, in linea con quanto previsto dalla sentenza della Corte di giustizia europea, che ha criticato la parte della Legge Gasparri che regolava questi argomenti, considerati non in linea con la normativa Ue.

La delibera Agcom del 2017 aveva portato al congelamento di quasi il 20% di Mediaset detenuto da Vivendi nella fiduciaria Simon, che non ha mai avuto diritto di voto nelle assemblee del Biscione. Ma ora i francesi si possono riappropriare della totalità dei diritti di voto, scongelando il 19,9% delle quote bloccate in Simon. Mediaset tra le probabili opzioni adesso ha il ricorso al Consiglio di Stato, chiedendo una sospensiva di questa sentenza. Ed è scontato che lo farà.

Nuova istruttoria Agcom nel vuoto della Gasparri

Intanto però l’Agcom ha aperto una nuova istruttoria su Vivendi alla luce dell’emendamento ‘salva Mediaset’ e quali paletti potrà mettere ai francesi è tutto da verificare. L’istruttoria dell’Autorità durerà 6 mesi.

Quel che è certo è che Vivendi sarà particolarmente irritata, per usare un eufemismo, da come stanno andando le cose nella sua campagna italiana.

Tanto più che il gruppo francese ricopre un ruolo di protagonista anche nella partita sulla rete unica.

Svolta in aprile?

L’intreccio potrebbe arrivare ad una svolta nel mese di aprile, in occasione della prossima assemblea degli azionisti di TIM. Oggi, Vivendi, primo azionista del gruppo Tlc con una quota del 24%, è di fatto sotto rappresentata in CDA.

Il gruppo di Cologno chiede complessivamente circa 3 miliardi di euro di risarcimento danni a Vivendi per la mancata acquisizione di Premium e per la scalata ‘ostile’ bloccata nel 2017 dall’intervento dell’Agcom con il congelamento del 19,9% detenuto dai francesi. Ma il Tar ha appena ribaltato il verdetto.