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La Cina vieta gli smartphone in classe

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Il divieto nelle scuole per "migliorare la concentrazione degli studenti nello studio e combattere la dipendenza da Internet e dai giochi".

Con effetto immediato, il Ministero dell’Istruzione cinese ha vietato di portare in classe lo smartphone. Il ban si applica sia alle scuole primarie sia a quelle secondarie. La motivazione?

“Proteggere la vista degli studenti, facendoli concentrare sullo studio e impedendo loro di diventare dipendenti da Internet e dai giochi. Migliorare lo sviluppo fisico e psicologico degli studenti”, questa la motivazione contenuta nella direttiva. 

L’uso consentito solo nel cortile, ma necessaria l’autorizzazione di genitori e scuola

Il divieto limita gli studenti a portare i telefoni cellulari nel cortile della scuola, ma per farlo è necessaria l’approvazione dei genitori, insieme all’autorizzazione scritta della scuola. Quindi all’ingresso in classe è obbligatorio consegnare gli smartphone agli insegnanti, a cui è vietato, ora, assegnare i compiti attraverso il cellulare e consentire agli alunni di completarli sul dispositivo: questa pratica si è molto diffusa negli ultimi anni. 

Il 74% degli under 18 cinesi ha uno smartphone

Secondo un rapporto pubblicato lo scorso anno dal China Internet Network Information Center, nel 2019 la Cina aveva 175 milioni di utenti su Internet di età inferiore ai 18 anni, di cui il 74% un proprio dispositivo mobile.

Secondo il report, la maggioranza degli under 18 usa lo smartphone per lo studio online, per ascoltare musica e giocare.

Le critiche al ban cinese

Per Liu Yanping, preside della Beijing National Day School, non è d’accordo con il divieto totale degli smartphone nelle scuole cinesi. 

Secondo Liu, “sebbene sia accettabile vietare ai bambini delle scuole elementari di portare i telefoni cellulari a scuola perché privi di autodisciplina, 

per affrontare i problemi della vista e la dipendenza dai giochi, le autorità dovrebbero ridurre il carico accademico degli studenti in modo che abbiano più tempo libero per esercitare”.

Wu Hong, ricercatore del Dett, un think tank sull’istruzione con sede a Chongqing, nel sud-ovest della Cina, ha fatto eco al sentimento di Liu secondo cui non era realistico risolvere il problema ordinando ai giovani di smettere semplicemente di usare i dispositivi mobili.

“Invece di proibirlo, le scuole dovrebbero dedicare più tempo a coltivare la capacità dei ragazzi di autogestirsi insegnando loro a distinguere tra mondo reale e virtuale; tra il bene e il male “,ha detto Wu.

Tuttavia, la direttiva del ministero sembra essere ampiamente sostenuta in Cina.

In un sondaggio di thecover.cn pubblicato su Weibo, la versione cinese di Twitter, il 54% degli oltre 1.900 intervistati ha affermato di ritenere che non fosse necessario per i giovani studenti portare i telefoni cellulari a scuola; più di un quarto desiderava una politica più flessibile, mentre il 20% è favorevole agli smartphone a scuola. 

L’uso dello smartphone in classe, il dibattito in Italia

Smartphone a scuola - ©immagine protetta da copyright

L’uso del telefono cellulare nelle scuole ha acceso il dibattito non solo in Cina. Anche in Italia nel 2018 l’allora ministra Valeria Fedeli propose, e fortunatamente mai adottato, il decalogo per l’uso dei dispositivi mobili a scuola, ossia far utilizzare “in modo facoltativo i propri smartphone in classe agli studenti per migliorare l’apprendimento ed incrementare l’efficienza”.

Le leggi in Francia e Grecia

Nel 2018, la Francia ha approvato la legge che vieta smartphone, tablet e smartwatch in classe agli studenti fino ai 15 anni. Consentito l’uso pedagogico, ma su deroga delle scuole. Infine, la Grecia ha vietato l’uso dei telefoni cellulari in tutte le scuole materne, elementari e medie.